E’ solo quando sei arrivato in cima, che ti accorgi che il tuo orizzonte è cambiato
Nato a Trieste, il 9 giugno 1962, era stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1990 e subito inviato a Giardinetti, Roma, presso la Parrocchia della Risurrezione affidata al clero novarese. Tutta la sua vita sacerdotale è trascorsa a servizio di questa comunità, lavorando senza sosta. Una personalità forte, un carattere animato da una grande energia che passava dal sorriso al rimprovero con la stessa vitalità. Credeva molto nel dialogo tra le varie realtà presenti in parrocchia ed ha guidato con fermezza la consulta giovanile, aprendo la strada della comunione e della condivisione di un progetto comune. Una decina di anni fa accompagnò per la prima volta un gruppo di giovani della parrocchia al pellegrinaggio della Lega Sacerdotale Mariana. Una presenza che continua efficacemente ancora oggi con la fedeltà e la disponibilità che don Massimo testimoniò di persona, nel servizio ai confratelli anziani ed ammalati.
La gioia della vita nel volo libero di un aquilone
Dalla rivista L’Ancora del mese di luglio 2000, pochi mesi dopo la sua scomparsa, troviamo un articolo a firma di Anna Maria Manganiello su don Massino Benetello, animatore di un gruppo di giovani nel pellegrinaggio a Lourdes della Lega Sacerdotale Mariana.
“Iniziò con la richiesta di un gruppo Scout. L’esperienza di Lourdes, un classico. Giovani della parrocchia della Risurrezione a Giardinetti, periferia di Roma. L’assistente spirituale, don Massimo Benetello, accetta la proposta ad una condizione: l’esperienza si svolgerà con i sacerdoti ammalati, e già le cose iniziano a diventare un po’ speciali. Il pellegrinaggio annualmente organizzato dalla LSM non è infatti la comune occasione per fare un’esperienza di servizio ai malati pellegrini. Non è l’esperienza che un giovane avrebbe potuto conoscere dal racconto di chi, prima di lui, si fosse recato presso la Grotta di Massabielle. Incontrare le persone sofferenti, condividere un viaggio in un santuario mariano: preghiere, domande, riflessioni, attese… Ogni persona è particolare nella sua unicità e chi soffre lo diventa in un modo ancor più profondo e delicato. Il sacerdote assomma a tutto questo la qualifica di un ministero nato dalla croce in maniera del tutto originale. Qualcosa sembra amplificare dimensioni e caratteri dell’umana sofferenza nella vita del prete: in bene ed in male. Spesso è motivo di edificazione, talvolta è solo povertà umana che sconcerta. Partecipare al pellegrinaggio dei sacerdoti ammalati a Lourdes voleva dire immergersi in tutto questo e nel contesto organizzativo che da quarant’anni si misurava su tali coordinate. Sapientemente don Massimo ottenne il risultato previsto. L’esperienza di Lourdes in chiave LSM risuonò adatta ed efficace ai giovani del gruppo scout. I frutti poi, quando si realizza una cosa pensata come piace anche a Dio, sono abitualmente molteplici e dal sapore provvidenziale. Fu così anche per la presenza del gruppo di Giardinetti, parrocchia della Risurrezione. La possibilità per gli organizzatori del pellegrinaggio di poter contare su alcune persone fidate, organizzate, volenterose, che costituissero il nucleo centrale per l’organizzazione del servizio, fu sempre un dato importante, in molti campi. Come i Fatebenefratelli che hanno sempre garantito un punto di riferimento sicuro per l’assistenza infermieristica e medica. Gli altri servizi, i più disparati, faticavano in quegli anni a trovare un gruppo di titolari. L’esperienza dei più anziani, aveva ormai abbandonato una militanza spesso faticosa. Le giovani forze, erano dislocate sul territorio nazionale, dal Piemonte alla Sicilia e non vi era possibilità di ritrovarsi prima del viaggio per organizzare risorse e competenze. Ecco, infine, gli scout. Una lunga tradizione di servizio agli altri con regole organizzative efficaci, cui si aggiungeva, come un correttivo, la benedetta elasticità mentale del Centro-Sud capace di ridurre in modo considerevole il clima paramilitare che talvolta affligge gli emuli di Baden Powell.
I “ragazzi di don Massimo” cominciarono il loro servizio ed ancora lo continuano. Presenze stabili, punti di riferimento. Nuovi partecipanti per l’esperienza di Lourdes, esposti a quell’atmosfera un po’ speciale che il prete malato custodisce come una continua provocazione ad uscire dalle proprie consolidate e abusate certezze. Il rischio del volo. Come gli aquiloni che don Massimo amava costruire ed innalzare nel cielo”.
Massimo se ne è andato a 37 anni il 21 aprile del 2000 lasciando in chi ha avuto la fortuna di incontrare in lui un dispensatore di serenità, la certezza che il suo viaggio terreno era ormai giunto al traguardo, grazie ad una vita vissuta intensamente, gioiosamente, alla ricerca di tutto ciò che è “bello e buono”. Amava tanto insegnare ai suoi giovani come si fa a far volare in alto, sempre più in alto, i grandi aquiloni dai vivaci colori (gliene posarono uno anche sulla bara, assieme al suo zaino, pronto per l’ultima ascensione, con la chitarra dei canti della montagna…).