L’Ancora: n. 10 – ottobre 1963 – pag. n. 1-4

Vi presento ammalati carissimi; il tema dell’annata: « vivi nel Corpo Mistico la TUA vocazione ».
I numerosi incontri avvenuti a Re, i colloqui con centinaia di ammalati, che ansiosi esponevano i loro angosciosi «perché» in cerca di una risposta, mi hanno suggerito questo tema.
Occorre far comprendere a tutti i sofferenti la loro precisa posizione nel Corpo Mistico di Nostro Signor Gesù Cristo.
Soltanto la conoscenza perfetta di questo grande organismo, di cui noi tutti ne siamo un membro vivente, può richiamare le nostre anime alla grande realtà che la vita non è soltanto quella che vediamo e tocchiamo.
Scoperta questa « seconda vita » che può essere in noi, come principio di vita che non tramonta, ma che si perfeziona sempre di più fino a quando giungeremo al Paradiso, come sarà ancora possibile imprecare al dolore?
Potremo lamentarci, potremo dire che preferiremmo non essere ammalati, ma allorché si è scoperta la grande ed unica finalità della sofferenza il continuo lamento, che sa di scontento, diventa un fuori posto.
Questa verità è necessario farla comprendere a chi soffre!
Una volta convinti di questa sublime e soprannaturale realtà tutto acquista la propria funzionalità e proporzione, anche se queste proporzioni attingono dolori e stati d’angoscia e d’isolamento inenarrabili, proprio perché tanti ed enormi sono i peccati che bisogna riparare. Per la mancanza di questa conoscenza ci sono tanti squilibri nella società: gli ammalati in modo particolare, che sono i continuatori nati della passione di Gesù, se non vivono la propria vocazione cristiana sono tra i primi responsabili della società.
La recente lettera poi dell’Episcopato Italiano mi ha determinato a scegliere questo tema. Anche noi risponderemo all’appello dei nostri Pastori.
Consapevoli che il loro apostolato parte dall’efficienza della Croce, noi metteremo a loro disposizione quanto abbiamo di meglio, la nostra vita, le nostre preghiere, i nostri dolori, la «nostra» Croce.
Avremo così la gioia di aver dato un preciso contributo al risollevamento morale della società. Parleremo, perciò, di questo tema in tutti i numeri della nostra rivista, negli incontri, nelle giornate di studio, negli Esercizi Spirituali.
Vedremo la convenienza e la necessità del Corpo Mistico, ossia la grande misericordia di Dio che riconcilia l’umanità a Sé per mezzo del Suo Divin Figlio. Studieremo in che cosa precisamente consista il Corpo Mistico e cercheremo di rendere questo concetto accessibile a tutti, divulgandolo non solo con i mezzi sopra indicati ma con pieghevoli, con mezzi di propaganda spicciola, con slogan, in maniera che diventi un’idea forza, tale da sostenere gli animi nostri nella prova.
L’insegnamento del Divin Maestro e la dottrina di San Paolo saranno la luce del nostro cammino. La Sacra Scrittura deve diventare a noi familiare, dobbiamo tenerla sul nostro letto; aprendola, di tanto in tanto, dovremo imparare a sentire il palpito del cuore di Gesù vicino alla nostra sofferenza, incominciando così ad avere in noi le sue stesse idealità e larghezza d’orizzonti.
Allora sarà più facile sentire la responsabilità che ciascuno di noi ha verso il proprio fratello; vivremo meglio l’impegno di santità che ci renderà fruttuosa non solo la nostra vita ma gli stessi contatti che avremo con le anime.
Questa è la grande realtà di S. Paolo,” io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me “.
Nella meditazione di questo mistero vedremo meglio come Maria SS.ma sia la Madre di Gesù ed altresì la Madre nostra. Sarà per noi dolce assaporare la bellezza e l’incanto del colloquio meraviglioso dell’Annunciazione. Risaliremo le fonti, ci congiungeremo alla fonte che disseta ed accende nello stesso tempo una grande insaziabilità nel nostro cuore: l’insaziabilità e l’inquietudine di Sant’Agostino nella ricerca di Dio.
La vocazione alla sofferenza, alla luce di questa grande realtà sarà bella; ne vedremo la necessità e gioiremo dei frutti che soltanto in Paradiso potremo pienamente vedere. Ciò che si oppone alla nostra vocazione dovrà, per lineare conseguenza, essere trattato come intralcio qualsiasi, e dovremo toglierlo dalla nostra vita.
Le teorie dei senza Dio sono riflessi di specchi, che cessano di mandare bagliori al calare della notte. Sentiremo, e questo proprio per la piena vitalità di Dio in noi, una necessità che ci spinge verso i nostri fratelli di sofferenza per illuminarli e per non permettere che siano anime talmente cieche che abbiano a speculare anche sui loro dolori.
La consapevolezza della maternità di Maria SS.ma verso ciascuno di noi piegherà i nostri cuori a vivere sempre accanto a lei come figli che per esperienza conoscono la propria debolezza e fragilità. E così la nostra Madre celeste ci sosterrà fino a che Cristo sia vivente in noi nella sua pienezza di grazia. Ma ciò sarà soltanto al termine della nostra vita, quando lasceremo questo involucro fragile del nostro corpo, e potremo così, proprio in base al principio della vita di Dio che già è ‘in noi, vedere Dio « a faccia a faccia », per tutta l’eternità, senza dolori e preoccupazioni, senza timore di perderlo, vicini a Gesù ed alla nostra Madre celeste, in seno alla famiglia del Padre, con tanti fratelli che conosceremo ed ameremo per sempre. Così sia!

L.N.