L’Ancora: n. 7 – luglio 1969 – pag. n. 1-7
Testimonianza esterna dell’Associazione
La testimonianza interiore è la prima testimonianza che ogni fedele si propone, dando la propria adesione ad una Associazione.
La testimonianza esteriore è l’immediata conseguenza della prima, essendo chiamato l’uomo a vivere in società, fattivamente contribuendo all’affermazione ed estensione del regno di Dio.
Non si può separare la testimonianza interiore da quella esterna, e questo è tutto l’ampio e meraviglioso insegnamento conciliare, tanto insistentemente richiamato dallo stesso Santo Padre in numerosissimi suoi discorsi.
La Madonna stessa più volte, durante le sue apparizioni a Lourdes ed a Fatima, ha fatto ripetere i suoi inviti alla preghiera, alla penitenza, alla recita collettiva del santo Rosario, al compimento di atti penitenziali per la salvezza dei fratelli, facendo così chiaramente comprendere quanto sia opportuno pregare e riparare in piano collettivo, quale logica conseguenza di impegni interiori. Come l’individuo, così l’Associazione, proprio come tale, deve pienamente raggiungere le proprie finalità, per cui è sorta nella vita della Chiesa; e queste finalità vanno conseguite con i metodi ed i mezzi che la Chiesa stessa ha prudentemente esaminato fin dal suo sorgere ed ha poi approvato per il conseguimento degli obiettivi spirituali prefissi. E’ l’intrinseca esigenza di vitalità ed espansione programmatica che vuole approfondimento, conoscenza e osservanza personale con conseguente azione esterna apostolica in piano associato, ossia di fraterna unione, per il completo conseguimento delle finalità a beneficio dell’intera umanità. I principi che animano ogni associato, vanno affermati in
piano esterno di vita d’Associazione, secondo la sua precisa posizione vocazionale nella vita della Chiesa. Il “volontario della sofferenza” o la “sorella degli ammalati” non limita la propria testimonianza alla sola vita interiore, bensì, proprio in base all’assimilazione del programma dell’Immacolata, si dà da fare attorno a sé, nell’ambiente di famiglia e professionale, per attuarlo con sentita e consapevole responsabilità, sforzandosi di rendere luminoso con la propria attività personale il programma associativo, così che anche gli altri siano sensibilizzati dalla testimonianza data. Nella cooperazione di tutti, con azione comune, l’Associazione raggiunge la propria finalità ecclesiale a beneficio dell’intero popolo di Dio. “Infatti le associazioni erette per un’attività apostolica in comune, sono di sostegno ai propri membri e ti formano all’apostolato, dispongono bene e guidano la loro azione apostolica, così che possono sperarsi frutti motto più abbondanti che non se i singoli operassero separatamente” (Ap. dei Laici, 18).
E nel numero 19 del medesimo Decreto dell’Apostolato dei Laici si afferma che “le associazioni non sono fine a se stesse, ma devono servire a compiere la missione della Chiesa nei riguardi del mondo; la loro incidenza apostolica dipende dalla conformità con le finalità della Chiesa e dalla testimonianza cristiana e dallo spirito evangelico dei singoli membri di tutta l’associazione”.
I problemi dell’Associazione, che man mano sorgono nello svolgimento dell’attività apostolica, devono diventare i problemi di tutti, sentendosi ciascuno impegnato a dare il proprio personale contributo nella persuasione certa che ciascuno deve compiere ciò che può in ordine al fine associativo.
Il singolo prima di dare la propria adesione deve vedere bene l’apostolato che abbraccia; deve rendersi conto che corrisponde ad una precisa vocazione personale, ma una volta data l’adesione deve, per logica ed immediata conseguenza viverne lo spirito e dilatarne le finalità nel vero interesse personale e delle anime. Tutta la vita dell’associato deve diventare ed essere una costante e logica coerenza con i principi spirituali abbracciati.
“Non basta conoscere la parola di Dio, bisogna viverla. Conoscere e non applicare la fede alla vita sarebbe una grave illogicità, sarebbe una seria responsabilità” (Paolo VI, 3 luglio 1968).
E noi possiamo ripetere, non basta conoscere le richieste della Madonna, non basta conoscere le finalità, scoperta vocazionale, preghiera e penitenza che l’Associazione si propone, bisogna viverne le idealità, altrimenti sarebbe una grave responsabilità personale e sociale.
Se la vita diventa logica coerenza con i principi abbracciati, tutta la vita diventa allora testimonianza e sostegno perché i principi di responsabilità e di rinnovamento richiamati dalla Vergine Santa “introducono nella nostra mente e nel nostro operare un impegno, un criterio spirituale e morale’ un elemento qualificante la nostra condotta”. Perciò dovrebbe scomparire il cristiano inadempiente ai doveri della stia elevazione a figlio di Dio, e fratello dì Cristo, a membro della Chiesa. La mediocrità, l’infedeltà, l’intermittenza, l’incoerenza, l’ipocrisia dovrebbero essere tolte dalla figura, dalla tipologia del credente moderno.
Una generazione pervasa di santità dovrebbe caratterizzare il nostro tempo. Non solo andremo in cerca del santo singolare ed eccezionale, ma dovremo creare e promuovere una santità di popolo, proprio come, fin dai primi albori del cristianesimo, voleva S. Pietro, scrivendo le celebri parole: voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo redento… voi, che un tempo non eravate un popolo, ma ora siete popolo di Dio” (Paolo VI, 3 luglio 1968).
L’attività di testimonianza non chiude gli occhi sulle realtà e condizioni ambientali che ci circondano, ma guardandole bene e sforzandosi di vederle con gli occhi di Gesù e dell’Immacolata, cerca di adoperare i metodi ed i mezzi che l’Associazione presenta per rafforzare la fede degli iscritti ed avvicinare i lontani.
Consideriamo con amore le vere esigenze dei fratelli e lo stato miserando in cui si trovano e andiamo loro incontro con cuore aperto, generoso, pieno di fresca e genuina sovrabbondante carità per sostenerli con tutti quei mezzi che la vita associativa studia, esperimenta e propone con l’aiuto di tutti e l’esclusiva di nessuno.
I punti che in piano di testimonianza esterna si vogliono affermare sono :
1) come in piano individuale ci proponiamo di approfondire la grande realtà della missione della Madonna nella vita della Chiesa e del singolo, così in piano collettivo l’Associazione, mediante i pellegrinaggi ai Santuari mariani, le giornate di studio, i congressi, le tavole rotonde, cerca di approfondire quanto la Madonna ha richiesto e quanto essa si propone di attuare nel desiderio di essere risposta vivente alle precise domande della Vergine santa.
Senza questa conoscenza, continuamente meditata ed approfondita, si forma una separazione tra gli iscritti di oggi e quelli di ieri, non conoscendo bene i nuovi gli intendimenti per cui tanti fratelli hanno lavorato e continuano con tenacia a lavorare.
2) Nell’intento di scoprire e vivere la propria vocazione ecclesiale, partecipare e promuovere esercizi spirituali e giornate di ritiro per sofferenti di tutte le categorie e per quanti, professionalmente o per vocazione si interessano dei malati, fedelmente seguendo le linee e la pedagogia attiva che il Centro propone.
3) Svolgere in piano associativo giornate di studio per approfondire i problemi dei sofferenti, da quelli spirituali a quelli materiali di addestramento professionale, di inserimento nella società, di costruzione di case di lavoro per membri che non possono trovare inserimento nelle normali attività.
4) Tutti questi mezzi che scoprono e affermano la finalità dell’Associazione vanno svolti dalla categoria degli ammalati stessi per essere espressione di categoria, l’ammalato per mezzo dell’ammalato, avendo dei resto ben essi le possibilità e l’intelligenza per poter affermare con dignità personale quanto si propongono in piano associativo.
5) I sani, uniti ai sofferenti, compiono il pieno della partecipazione umana alla passione di Nostro Signore Gesù Cristo e li aiutano a svolgere il loro apostolato. Queste linee basilari devono essere attuate in piano di studio e di applicazione nazionale ed internazionale, sotto il controllo vigile e prudente della Chiesa Nella comprensione che l’apostolato è un’espressione di attività apostolica di categoria, ognuno si sforza di dare il proprio contributo per lo sviluppo in piano organizzativo ed armonico in tutti i settori.
Anche per noi sono le belle parole di Sua Santità Paolo VI, pronunciate il 29 giugno u.s. sulla “lealtà professionale ed ecclesiale”: “Avete abbracciato una grande causa. Ed ogni causa grande, mentre è fonte di spirituali energie e domanda amore, dedizione e sacrificio, comporta insieme grandi responsabilità, grandi doveri, e perciò anche i rischi e pericoli”.
Teniamo dinanzi alla mente queste parole così chiare e così profondamente ammonitrici del Pastore delle anime nostre e sia a noi esempio e stimolo osservare come Egli pienamente le viva nella consapevolezza della sua enorme missione apostolica, segno di contraddizione.
Ma soltanto in questa forma si avrà l’applicazione vera delle richieste della Madonna, dal Papa sapientemente richiamate ed autoritativamente riproposte nell’Esortazione Apostolica “Signum Magnum” del 1967, quali basi della genuina riforma interiore tanto desiderata, voluta ed auspicata.
Tale riforma si avrà in proporzione della personale ripresa dello spirito di preghiera, di penitenza, di responsabilità, di testimonianza cristiana così insistentemente richiamata dalla Madonna a beneficio della nostra società.
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