L’Ancora nell’unità di salute: n. 4 – 1984 – pag. n. 394-395
I. UNA COLLABORATRICE PREZIOSA
Il 17 aprile Don Tonino mi parlava dell’aggravamento del male di cui, da qualche tempo, soffriva la nostra cara Rosina Lopez, che da anni guidava il Centro Volontari della Sofferenza della diocesi di Roma.
Don Tonino mi diceva del vivo desiderio di Rosina di volersi incontrare ancora con me e con Sorella Myriam. Non credevo che la conclusione della sua operosa esistenza fosse così immediata e, dovendo il sottoscritto partire per Montichiari, decisi con Don Tonino che mi sarei recato da Rosina al mio ritorno, dopo Pasqua.
Questo desiderio non entrava nei disegni di Dio: Rosina infatti il 19 aprile, giovedì Santo, ritornava alla Casa del Padre, celebrando così la bella solennità Pasquale nel gaudio dei beati.
La morte di Rosina, per il centro Volontari della Sofferenza, è una vera perdita, non soltanto per la sua adesione che risaliva quasi agli inizi della vita del Centro, ma per il suo spirito di fede, da cui costantemente era animata. Si direbbe che la sua cecità avesse contribuito ad aumentare questo spirito di fede in cui non soltanto proiettava continuamente se stessa, ma, altresì, tutti gli eventi della sua vita e dell’apostolato.
Difficoltà nel Centro di Roma ce ne sono sempre state, fin dai tempi di Luciano Cimini e di Sergio Ricci. Ai tempi di Rosina, però, le difficoltà erano un po’ aumentate e lei ne soffriva fortemente, lamentandosi con me e con Sorella Myriam allorché sentiva nell’intimo di se stessa che qualcosa non era secondo le chiare linee operative del Centro.
Ed allora si angosciava, si lamentava, pensava anche a dimissioni, temendo di essere di ostacolo, e, soprattutto, pregava.
Le cose però andavano sempre a posto ed il buon carattere di Rosina, che aveva un’arte speciale nel considerare tutti gli eventi in chiave di fede, finiva sempre con l’affermare le linee del Centro, animando tutti all’unità ed all’operosità.
Dire che Rosina rimarrà presente nell’animo degli iscritti, è dire poco. Meglio dire che Rosina, dal Cielo, che fin da questa terra possedeva per la pienezza di grazia che costantemente aveva in sé, continua a camminare con la vita del Centro di Roma, che tanto ha amato e che ha portato nel cuore fino all’ultimo suo palpito su questa terra.
Affiderei, se mi è lecito, a Rosina un compito: provveda presso l’Immacolata, nella forza dello Spirito Santo, a far sì che si trovi un’anima generosa uguale alla sua per continuare il suo apostolato.
Il suo volto costantemente sorridente, proteso verso l’alto, voleva quasi indicare una costante traiettoria tra la terra ed il cielo. Così la ricorderemo e pregheremo per lei, anche se siamo convinti che non ne abbia affatto bisogno: la sua vita, del resto, in terra è stata costantemente costellata da croci. Però sarà contenta nel vedere che la ricordiamo nella preghiera, perché ciò che per essa non serve, servirà all’Immacolata per elargire suffragi su quelle anime più abbandonate che attendono il momento dell’ingresso nella patria beata.
Con Rosina abbiamo un iscritto di più in paradiso che prega ed intercede per noi. A lei la nostra riconoscenza per quanto ha fatto ed un caro arrivederci.
Sac. Luigi Novarese
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