L’Ancora: n. 7/8 – luglio/agosto 1953 – pag. n. 1-3
Caro fratello sofferente se anche la vita scorre attorno a te con indifferenza ed incomprensione al tuo dolore, non lamentarti, non ritirare la tua offerta, il mondo ha grandemente bisogno di te.
Se gli stessi tuoi familiari imprecano alla sorte perché sentono anch’essi il peso della « tua » Croce, non ribellarti, fa che dalla tua offerta essi abbiano la luce dell’anima. Anche il Cireneo imprecava per essere stato « costretto » a portare la croce con Gesù; frutto però della sua forzata cooperazione è stata la fede sbocciata da quel sacrificio. Se tu fossi circondato da piena comprensione, d’amore, di premure, se tu avessi tutto quello, che il tuo cuore desidera ed il fisico reclama, dove andrebbe a finire il tuo sacrificio? Come potresti ancora rassomigliare a Gesù?
L’isolamento del cuore è necessario perché devi pensare agli interessi del Padre celeste e cooperare con Gesù e con Maria SS.ma a strappare tanti cuori dal peccato e così attaccati alle cose della terra. Sta a te a riempire la tua solitudine.
La penitenza per la mancanza del necessario è mezzo per impreziosire il tuo, sacrificio e renderlo grandemente fecondo a vantaggio di quei poveretti che si credono potenti perché possono dare sfogo a tutti i propri desideri.
Non è stato così anche per Gesù? E vorresti che il discepolo sia al disopra del Maestro? Chi potrà mai descrivere l’isolamento del Cuore di Gesù e le sofferenze da lui subite durante la passione?
Gesù in quell’isolamento e in quella spossatezza che lo faceva pesantemente cadere per terra non solo non si è lamentato ma fedelmente ha continuato la sua salvifica passione, dandoci due salutari e preziose lezioni.
La prima lezione è quella impartita alle pie donne, lungo la via del Calvario:
– Non piangete sopra di me, ma sopra voi stesse e sopra i vostri figli!
Non voleva Gesù un compatimento sterile, bensì vera detestazione del peccato, causa di tanti dolori.
Quale insegnamento di virile sopportazione! Anche voi, fratelli sofferenti, non dovete volere sterile compassione ma vera comprensione del vostro soprannaturale lavoro e qualora una lacrima dovesse scorrere per tante sofferenze non sia tanto per i vostri dolori quanto per l’insipienza dell’umanità che con tanta frivolezza commette cumuli di peccati.
Comprendo come tanta ostentazione d’impurità, tanto freddo e calcolato egoismo, tanto provocante esibizionismo possano stringerti il cuore e ferirti. E’ veramente facile che la nausea salga nel tuo cuore nel constatare tanta indifferenza al tuo dolore.
Eppure quando esci e vai nei Santuari osservi come tanti ti guardano con occhi compassionevoli, magari compresi della tua sofferenza, ma dopo tante volte tutto finisce lì. Quelle anime considerano il dolore solo negli effetti e non nella sua causa, esse non vedono gli enormi peccati che si commettono, che finiscono col causare tanti dolori.
Capisco come spontaneamente venga sulle labbra ciò che mi scrisse un ammalato: « sì, faccio il mio dovere ma vorrei che anche gli altri facessero il proprio non commettendo tanti peccati! ». Giusta osservazione, che non ci esime però dal compiere con estrema dedizione il nostro dovere di offerta.
Sta a noi attirare tante grazie su anime ottuse, stordite, avvolte nel peccato.
La nostra preghiera ed il nostro sacrificio, unito a quello di Gesù, devono santificare la società. Appunto perché gli altri non capiscono dobbiamo intensificare la nostra offerta. Detti fratelli nostri hanno il dono della salute, posseggono magari possibilità finanziarie enormi, ma in realtà sono estremamente poveri e gravemente ammalati per quanto riguarda lo spirito. Oh, la triste condizione di questi fratelli! Come è invece infinitamente migliore la vostra sorte.
La vita non si esaurisce coi fattori salute e ricchezze. La vita è stata redenta con la sofferenza. Le uniche ricchezze che resteranno nelle nostre mani sono i tesori spirituali, il resto non vale assolutamente nulla.
La seconda lezione di Gesù è quella dataci dall’alto della « sua » cattedra, la Croce.
– Padre, perdona loro perché non sanno quel che si fanno.
Due insegnamenti sono racchiusi in questa frase:
a) una richiesta di perdono,
b) una scusa per l’enormità del peccato che stavano consumando, e « non sanno quel che si fanno ».
Anche tu. dinanzi a tanti peccati chiedi perdono per quelli che non sanno di essere lontani da Dio e poi scusali; se essi avessero avuto le grazie che hai avuto tu forse sarebbero migliori di te.
E così il Signore cambierà il tuo dolore in luce per tanti cuori ottenebrati.
La Madonna stessa vuole che questo sia il tuo atteggiamento.
A Lourdes e a Fatima la Vergine benedetta ha rivolto due inviti ben distinti all’umanità: un richiamo generale alla preghiera ed alla penitenza ed una richiesta particolare ai fortunati veggenti:
a) un richiamo a tutti di vivere in grazia di Dio per tramutare il lavoro in una grande lode perenne al Signore e in un « Fiat » di accettazione dei disagi della vita quotidiana, inerenti a tutte le classi sociali,
b) una richiesta particolare ai fanciulli di offrirsi quali ostie di espiazione per i tanti peccati che offendono il Cuore di Gesù ed il Cuore Immacolato di Maria.
Questo desiderio della Vergine Immacolata deve estendersi ovunque. La nostra devozione ed i nostri incontri con Maria devono concludersi e concretarsi con l’offerta della nostra volontà per l’attuazione dei suoi desideri.
Tutto il mondo deve essere un solo coro di preghiere ed elevarsi in una sola offerta di espiazione, per placare Dio, già tanto offeso.
Se anche l’umanità non comprende il nostro sacrificio non importa, continuiamo a gettare fasci di luce su questa umanità e vedremo, che poco alla volta il mondo si rischiarerà e si orienterà a Gesù ed avremo così la gioia di avere contribuito a salvarlo, noi che eravamo stimati gli ultimi della società.
L. N.
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