L’Ancora: n. 6/7 – maggio 1967 – pag. n. 1-6
Nulla è più dolce al misero che pensare a colui che diventa lo strumento della propria salvezza.
Nulla è a noi più soave che volgere lo sguardo verso Colei, che in una Grotta va incontro ai figli, splendente nella Sua perfezione immacolata, chiamandoci — come dice la Bernadetta — con gesto familiare: indicandoci, con un ampio segno di Croce, tracciato su se stessa, « l’albero della vita », Gesù, figlio Suo e Salvatore nostro, tema poi di tutte le Sue apparizioni.
Attirati dall’incanto che emana dal Cuore Immacolato della Madre nostra celeste, corriamo a Lei come figli desiderosi di restarLe accanto, nell’intento di sempre meglio comprendere il vero significato del Suo materno richiamo: santificare la propria vita nel lavoro e nell’accettazione del dolore.
Il richiamo di Maria Santissima è un richiamo d’amore, un invito a sollevarci dalle nostre miserie quotidiane e ad attingere dal Suo Cuore di Madre un po’ di quella « Grazia » di cui Ella è ripiena, per farci sempre più santi, santi come Gesù ci ha comandato e come il Suo animo materno ardentemente desidera.
Una madre non si ferma in futili disquisizioni con i propri figli, non affaccia una lunga serie di « problemi », ma con gesto familiare, come alle « nozze di Cana », con parole semplici che vanno all’essenza, ci dice:
— Pregate per i peccatori.
— Penitenza, penitenza, penitenza.
— Baciate la terra per i peccatori.
La parola « penitenza », pronunciata da Maria Santissima è anzitutto, un invito ad attuare la prima penitenza imposta da Dio ai nostri progenitori:
« mangerai il pane guadagnato con il sudore della tua fronte »: penitenza del lavoro; « morirai »: penitenza del dolore,
Pio XII di f.m., il 5 dicembre 1956, con lettera della Segreteria di Stato al « Centro Volontari della Sofferenza », disse:
« I fedeli tutti, nei quali non sia interamente spento il salutare richiamo del santo timore di Dio, guardino all’esempio di questa sofferenza orante e si lascino docilmente indurre a propositi di vera vita cristiana e di penitenza espiatrice.
« Lo vuole il Signore! E questa Sua divina volontà, già annunziata da Giovanni il Precursore, proclamata dal Messaggio Evangelico e consacrata dal Crocifisso sul Calvario, è risuonata ancora, solenne ammonitrice, e in tempi a noi recenti, per bocca di Maria Santissima, a Lourdes ed a Fatima ».
Giovanni XXIII, nel discorso pronunciato nella festività di S. Giuseppe del 1959 a 5.000 ammalati del « Centro Volontari della Sofferenza » riuniti in S. Pietro, spiegò il significato della parola « penitenza »:
« E non è questo che la Vergine Immacolata ha specialmente richiesto a Lourdes, quando a Santa Bernadetta domandava “preghiera e penitenza?”.
« Il lavoro ed il dolore sono la prima penitenza imposta da Dio all’umanità caduta nel peccato; orbene, come il peccato attira l’ira di Dio, così la santificazione del lavoro e del dolore attira la misericordia di Dio sul genere umano.
« Attuino i sofferenti questo pragramma nella loro vita: non si sentiranno più soli; in Paradiso vedranno i frutti immensi della loro spirituale attività, là dove non ci sono più né lacrime, né dolori, né separazioni, né possibilità di offendere Dio ».
***
Questa è la grande scoperta di Lourdes ed il grande invito che rivolge la Vergine Santa a tutte le anime di buona volontà.
Queste due sofferenze — lavoro e dolore —che circondano la vita di ogni creatura, non sono fine a sé, non sono sterili, — tutto diventa con la divina grazia fruttuoso, dal più duro lavoro che può compiere l’ultimo operaio nel settore più pesante di tutta l’officina, al sofferente che, forse, consuma la sua vita, dimenticato in un cronicario, ove non scorge mai un volto amico.
RICHIAMO PER I NOSTRI TEMPI
La Madonna al secolo dei razionalisti, che credevano di aver una volta per sempre seppellito la religione oppone la fede. A Voltaire ed agli enciclopedisti, la Vergine umile oppone Bernadetta, il cui padre era sempre disoccupato, la madre svolgeva l’attività di lavandaia a ore; una Bernadetta che non sapeva parlare il francese, che non riusciva ad apprendere né le prime regole della grammatica, né il catechismo; una Bernadetta che presenta agli intellettualisti del suo secolo un’acqua che ha nessuna caratteristica al di fuori dell’acqua comune scaturita in montagna, ma che intanto guarisce i corpi, non trasmette le malattie tra coloro che si bagnano in essa, e resta simbolo del bagno spirituale che a Lourdes tutte le anime devono compiere attraverso il sacramento del perdono.
Nel nostro secolo, il secolo che è spettatore della grande eresia del materialismo e della negazione di Dio, Maria Santissima propone ancora la considerazione del rovescio della medaglia che l’uomo si è coniata, lo spirito.
A Lourdes, vicino alla Madonna, come figli che hanno toccato con mano la realtà dello spirito, meditiamo ed impariamo la grande lezione impartita alla piccola Bernadetta e tracciamo un programma spirituale, il « nostro » programma, in cui il « nostro » lavoro ed il « nostro » dolore, giorno per giorno, ora per ora, nell’officina, o nell’isolamento forzato dell’inazione, diventano strumenti sempre più efficienti, non soltanto per una migliore produzione, una sopportazione meno penosa, ma per una maggiore santificazione nostra e dell’umanità.
L.N.
Scrivi un commento