L’Ancora: n. 12 – dicembre 1952 – pag. n. 1-4
Per tutti, fratello sofferente, è un obbligo sentire con Cristo. « Chi non è con me è contro di me ». « Chi non semina con me disperde ».
Tu, però, hai una missione che si avvicina molto a quella di Gesù: continuare e completare la Sua passione. Egli si è incarnato appunto per il sacrificio, in vista della redenzione. « Non hai voluto, ci dice S. Paolo riferendosi a Gesù, né gradito sacrifici e offerte, e olocausti, per il peccato; Ecco, io vengo a fare la Tua volontà ».
Questa tua particolare rassomiglianza col Cristo sofferente offre a te un doppio impegno a sentire con Cristo. Tu sei impegnato a sentire con Cristo come creatura redenta, partecipante al suo corpo mistico, ma sei anche impegnato a sentire con lui in forza della tua missione di continuatore della sua passione.
I sentimenti di Cristo sono già stati delineati: sentimenti di adorazione, di ringraziamento, di riparazione e di propiziazione.
Sentimento di adorazione
L’adorazione è un atto di culto, con cui incliniamo tutto il nostro essere dinanzi a Dio in virtù della Sua infinita eccellenza.
Poiché l’uomo è composto di anima e di corpo, ne consegue che l’adorazione deve essere interna ed esterna. L’interna principale, l’esterna in funzione della prima.
Il culto che noi, diamo a Dio per virtù di religione, ci spinge ad offrire il sacrificio mediante il quale offriamo, immoliamo e consumiamo qualcosa con spirito di somma venerazione, che si chiama adorazione.
L’adorazione è quindi propria dell’essere umano. La società umana può però delegare alcuni suoi membri a compierla ufficialmente in nome della comunità, sull’esempio di Dio che ha voluto fare del suo Figlio il Rappresentante ufficiale di tutti i credenti che compongono la sua società cioè la Chiesa.
Infine l’adorazione può essere personale d’immolazione se il sacrificio che si offre si identifica con chi offre e si consuma.
In Gesù noi riscontriamo una triplice adorazione secondo i tre aspetti con cui possiamo considerarlo: come uomo-Dio, come nostro Rappresentante ed infine come Vittima.
L’ adorazione personale di Gesù, Uomo-Dio, è certamente perfettissima in conseguenza della Sua conoscenza di Dio. Nessuno conosce il Padre se non il Figlio. Nessuno conosce il Padre come Lui, di cui Egli ne è l’immagine eterna ed immensa. Se noi conoscessimo perfettamente il Padre non saremmo più creature. La mente umana non potrà mai comprendere l’infinito.
L’adorazione di Gesù non si limita ad un atto personale, sia pure divino. Egli è il nostro Rappresentante. Egli ha relazione con noi. Egli è essenzialmente Salvatore. Salvatore vuol dire che salva, quindi dice relazione con i salvati. E’ Redentore ed ha la relazione con i redenti. Cristo è capo del corpo mistico, in Lui si trovano tutte le membra. In Lui troviamo la vita. Per Lui troviamo l’accesso al Padre e Lui ci è Redentore in quanto noi ci siamo ed abbiamo bisogno di Lui.
L’adorazione di Gesù ha quindi un secondo titolo, un titolo di nostro rappresentante, titolo di Capo del corpo mistico. Egli adora dinanzi al Padre per tutti i componenti del Suo corpo. Anche se qualche membro è infermo, putrido egli adora ancora per lui, adora sempre e la sua adorazione è di un valore infinito.
Nessuno come Lui potrà mai adorare, nemmeno Maria SS.ma.
Infine l’adorazione di Gesù è una adorazione di immolazione. Gesù è sacerdote e vittima. Gesù è la vittima che volontariamente si offre al Padre per ristabilire l’ordine distrutto dal primo peccato dai nostri progenitori.
I Sacrifici hanno come scopo di essere offerti, immolati e consumati in primo luogo in spirito di adorazione.
Gesù quindi come Sacerdote e vittima ebbe l’intenzione di immolarsi e consumarsi fino all’ultima stilla del proprio sangue per la glorificazione del Padre.
Triplice adunque adorazione di Gesù, come Uomo-Dio, come nostro Rappresentante e come vittima.
Avere in noi i sentimenti di Gesù!
Sentire con Gesù vuol dire essere impegnati noi, proprio noi ammalati, in una triplice adorazione.
Non tutti i fedeli possono adorare Dio in una triplice adorazione, perché non tutti hanno la possibilità di essere i continuatori per vocazione, della sua passione.
Adoriamo Dio come creature. Adoriamo Dio come redenti, facenti parte del corpo mistico. Adoriamo Dio come vittime che si consumano alla Sua maggior gloria.
Come è bella la Madonna, la Vergine umile, che a Lourdes, quale segno della Sua adorazione interna verso Dio, china il capo al Gloria Patri che ripete con la Bernardetta.
Il Suo cuore che scruta in Dio, ben più profondamente di tutti i Santi, adora.
É tutto l’essere della Vergine che si china al « Gloria Patri » in un inno di amorosa adorazione.
Però la Vergine Immacolata è corredentrice del genere umano, è Madre di tutti i fedeli e perciò anch’ Essa adora per tutta la « sua » famiglia ossia per tutti i Suoi figli.
La Madonna, infine, tacitamente adora i disegni di Dio quando sul Calvario « Stava » ai piedi della Croce nel Suo alto e doloroso ufficio di corredentrice del genere umano.
E noi ammalati sentiamo col Cristo ?
Comprendiamo noi che la nostra posizione di fronte a Dio è di una muta ed amorevole adorazione, che scaturisce appunto dalla conoscenza che noi dobbiamo avere di Dio? La nostra adorazione è in proporzione della nostra fede e della nostra conoscenza.
La posizione nostra nel nostro atto di adorazione è simile a quella di Mosè di fronte al roveto ardente: prostrati col capo nella polvere.
Noi però non siamo isolati; facciamo parte del corpo mistico che è la Chiesa. Per la nostra qualifica di Cristiani dobbiamo adorare per noi, personalmente, dobbiamo adorare anche per i fratelli che non adorano.
L’angelo infatti che apparve a Fatima ai tre pastorelli, quando quasi li preparava all’incontro con la Vergine Santa, aveva insegnato loro a pregare così :
« Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo! Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano! ».
In fine, fratello ammalato dilettissimo, tu solo puoi adorare come Gesù con l’offerta del tuo sacrificio, unito al Suo.
Il tuo sacrificio, il tuo dolore è la continuazione della passione di Gesù.
Alla passione di Gesù manca proprio la tua personale partecipazione.
Fratello ammalato non lamentarti più. La tua missione è grande e sublime. Non solo tu devi adorare come creatura e come redento ma anche come vittima.
Il Sacerdote è l’incaricato dalla Chiesa a pregare continuamente per il popolo che rappresenta. Tu devi offrire perennemente la tua passione in redenzione di molti, quelli che Tu rappresenti. E’ per te un ufficio, un compito, una vocazione.
Adora Dio in Sé. AdoraLo nei Suoi disegni. Immergiti in questa adorazione. Consumati in un atto di adorazione.
La vita eterna è un eterno atto di adorazione. La tua adorazione di adesso è un anticipo di Paradiso.
Sentiti orgoglioso della tua missione di rappresentante e vivi il tuo compito di vittima che amorosamente si dona.
Questa è la tua vocazione. Questa è la missione, a cui ti ha chiamato Dio. Questo è quanto la società da te si attende.
(Continua)
L. N.
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