L’Ancora: n. 4 – aprile 1984 – pag. 1-4
Consideravo in questi giorni lo schedario generale e, vedendo le statistiche degli iscritti Volontari della Sofferenza e Fratelli degli Ammalati, ho constatato l’enorme sproporzione che esiste tra i Volontari della Sofferenza (circa 60 mila,compresi gli iscritti nelle Comunità e negli ambienti di ricovero) ed i Fratelli degli Ammalati (cinquemila).
La differenza è evidente e deve essere causata da qualche motivo di fondo che non può essere totalmente addossato ad una o all’altra parte. Ci sono cause generali che toccano tanto i Fratelli
sani quanto i fratelli ammalati.
I fratelli sani, in base ai motivi che subito dirò, non considerano nella giusta e reale posizione vocazionale cristiana l’ammalato; da parte loro gli ammalati non sentono il bisogno di impegnare nell’attuazione dei programma dell’Immacolata i fratelli sani, forse non tenendo presente che l’Immacolata si è rivolta tanto ai sani quanto agli ammalati, invitandoli alla preghiera ed alla penitenza che, come ci ha insegnato Giovanni XXIII nel suo memorabile discorso dei 19-3-1959, significa santificazione dei lavoro e dei dolore.
Motivi di ordine generale che riguardano i sani e gli ammalati
Volutamente tralascio i motivi pesanti che toccano le masse, quali la dissacrazione, l’indebita intolleranza di guida ecclesiale, l’insopportazione di impegni obbliganti nella propria esistenza, frutti dei materialismo pratico che grandemente tocca moltissime famiglie, ma considero specialmente l’ignoranza religiosa che non approfondisce la realtà dei Cristo che veramente è entrato nella storia dell’uomo con la croce, invitando ognuno ad unirsi a Lui nel piano della salvezza per essere da Lui redento e con Lui, a sua volta, diventare corredentore per i propri fratelli.
La superficialità e la frettolosità con cui si passano le ore della giornata dense di lavoro e di evasione da impegni precisi non permettono di affrontare problemi. reali e veri di carattere spirituale e soprannaturale che toccano la vita di ogni uomo e lo obbligano, specialmente in determinati momenti, a prenderne coscienza e ad affrontarli con libera scelta.
La non conoscenza della realtà della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, ottenebra la visuale dei reciproco rapporto che esiste tra ogni creatura, fino a formare in Cristo una sola mistica realtà soprannaturale, il Suo Corpo Mistico.
La devozione alla Madonna, comunemente accettata, viene vissuta come fatto devozionale personale che può essere spinto a legami e ad impegni particolari, ma non si arriva a comprendere che la Vergine Santa, quale Madre della Chiesa, con diritto è entrata nella vita della Chiesa stessa ed ha chiamato tutti i fedeli a prendere coscienza delle deviazioni di massa che le Nazioni stanno vivendo.
Non si arriva ad approfondire come l’Immacolata, Madre comune spirituale, che vive in seno alla Santissima Trinità, abbia presentato al mondo di oggi, che si avvia al 2000, i mezzi dei vero rinnovamento cristiano: amorosa offerta fatta dal Padre Celeste all’uomo caduto, attraverso l’invito di ritornare alla preghiera ed alla vita penitenziale. Non si pensa che la vita di preghiera e di penitenza debba essere la vita di ogni famiglia, di ogni ambiente e di ogni uomo.
Tali mezzi – preghiera e penitenza – vengono superficialmente considerati quale libera scelta di anime pie, nella maggior parte ritenute persone astratte e separate dalle realtà dei mondo.
Da parte degli ammalati, oltre alle lacune indicate, si aggiungono:
– l’incomprensione del perché della sofferenza e quindi la relativa intolleranza;
– la mancanza della frequenza ai Sacramenti ed il conseguente adagiamento dell’anima in una vita di peccato che contribuiscono ad affievolire, se non addirittura ad impedire di percepire, la voce dello Spirito Santo che vuole scuotere ogni cuore;
– la vita in peccato ed il rifiuto dei Sacramenti, rigeneratori di vita e di fecondità spirituale, che induriscono il cuore nello stato ottenebrato ed in tale stato il sofferente non comprende che la propria vita di dolore, che va affrontato ogni giorno, diventa una realtà passiva che è di peso alla cristiana società e rende l’ammalato inutile a sé ed agli altri. Nelle migliori disposizioni, chi accetta di tornare ai Sacramenti e di riprendere una vita cristiana, non arriva a capire la propria posizione vocazionale ecclesiale che la sofferenza stessa gli offre e l’invita a vivere;
– l’ignoranza dei programma di Lourdes e di Fatima che, grazie proprio agli interventi personali di Papa Giovanni Paolo II, è stato così diffuso, non porta chi soffre ad inserirsi nelle vie maestre dell’immacolata che mirano a fare di ogni ammalato un benefattore della società ed un apostolo.
Da qui noi possiamo cogliere i motivi per cui i sani non si uniscono agli ammalati nel portare coi Cristo la croce, rendendola a Lui meno pesante, come fece il Cireneo lungo la via del Calvario.
Il Cristo che soffre oggi accanto a noi è l’ammalato che ci vive accanto; Gesù, attraverso la persona dei sofferente, potrebbe dire ad ogni uomo, qualunque sia la sua condizione: “ Perché mi ignori, nonostante la passione che attraverso il dolore io vivo ed offro per te? “.
Inutile ricordare i magnifici e stimolanti pensieri suggeriti dai vari Pontefici, da Pio XII fino ai nostri giorni.
Tali parole sono a noi note, ci hanno fatto tanto piacere e ci hanno sostenuto. Non sempre però tali parole ci hanno spinto alla conseguente azione.
A chi tocca illuminare i fratelli?
A chi ha più luce.
Se il fratello ammalato ha maggiore luce, per il dono della chiamata a portare con Cristo la croce, deve illuminare i fratelli sani ed invitarli a collaborare con Cristo e con l’Immacolata nel programma di Lourdes e di Fatima.
Se il fratello sano ha più luce di grazia, deve illuminare il fratello ammalato, perché non lasci cadere e disperdere tanti tesori di grazia, dati dalla sofferenza santificata e vissuta con Cristo.
La responsabilità è reciproca. Nel caso nostro considero l’ammalato iscritto al Centro Volontari della Sofferenza come pieno di luce ed allora, sotto lo sguardo dell’Immacolata, gli ripropongo le statistiche iniziali e gli chiedo: “ Per quali motivi non hai illuminato tanti fratelli sani che forse ti ringrazierebbero per le tue parole e per la tua testimonianza se avessero il compito ecclesiale che, nella loro attività, avrebbe potuto essere da loro svolto “? Tira le conseguenze. L’Immacolata attende.
Sac. Luigi Novarese
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