L’Ancora: n. 3 – marzo 1953 – pag. n. 1-2
Le parole rivolteci dall’Eminentissimo Cardinale Agagianian nella sua lettera del 28 gennaio u.s. e pubblicata sull’Ancora del mese precedente, sono per noi quanto mai indicative ed impegnative.
Possiamo dividere la lettera dell’Eminentissimo Principe in due parti ben distinte: una constatazione di fatto nella prima, l’indicazione di una meta nella seconda.
Constatazione di fatto: la forza trasformatrice e costruttiva del dolore. Meta da raggiungere: la conversione della Russia.
Dice l’Eminentissimo Cardinale: « Non è infatti il dolore sopportato ed abbracciato cristianamente una forma consumata di preghiera ed un’arma potentissima per la conquista delle anime? ».
Si parla della forza impetrativa e trasformatrice del dolore; però non di qualsiasi dolore, ma del dolore « sopportato ed abbracciato cristianamente », ossia, accettato e sopportato in grazia di Dio. Solo così il dolore è veramente prezioso, elemento di primordine, forza disgregatrice delle batterie del nemico delle anime nostre. Il nostro dolore, unito a quello di Gesù diventa di una potenza irresistibile: nessuna cosa riesce a sminuire la sua forza travolgente, perché è la stessa forza della Croce del Cristo. La nostra croce infatti è la continuazione della « Sua » Croce; il nostro sacrificio è una continuazione del « Suo », quindi di un valore grandissimo.
Questa verità però è tale da far allargare bene gli occhi ai detentori di tali tesori, ossia, agli ammalati.
E’ inconcepibile che un cristiano chiamato dalle cause seconde a seguire Gesù per la via del dolore, debba restare con le braccia incrociate dinanzi al lavoro che egli può e deve compiere. L’umanità ha bisogno di noi e noi non possiamo restare insensibili dinanzi alla fame spirituale dei nostri fratelli.
Questo obbligo di « dare », ossia, di vivere in grazia allo scopo di poter costruire attorno a noi la vita cristiana, è per noi un preciso e grave dovere.
Prima di inoltrarci a considerare la natura di questo dovere consideriamo la meta che l’Eminentissimo Cardinale Agagianian ci addita.
« L’Ancora, non v’è dubbio, dopo l’atto singolare compiuto dal Santo Padre il 7 luglio 1952, di consacrare i popoli della Russia al Cuore Immacolato di Maria, secondo il desiderio espresso dalla SS. Vergine di Fatima, non mancherà di richiamare frequentemente alla mente dei suoi lettori, la grande intenzione del mondo cattolico per la conversione della Russia, da cui dipende in tanta parte la pace, la libertà e la diffusione del Regno di Cristo sulla terra ».
Quale magnifico panorama: la conversione di un numero sterminato di anime; smantellare il fortilizio di satana non con le armi o con la strategia militare e nemmeno con la bomba ultimo modello « H », ma semplicemente con la preghiera e la sofferenza « sopportata ed abbracciata cristianamente »!
Viene spontaneo il paragone della lotta sostenuta dal giovane pastorello narrata nella Sacra Scrittura, Davide contro il gigante Golia.
La lotta di Davide contro il gigante Golia, umanamente considerando, era impari. Un giovanetto, senza armi, non pratico di guerra, non ricoperto di corazze o di scudi, di professione pastore, armato soltanto di una pietra e di una fionda, fiducioso che il Signore non avrebbe permesso la sconfitta del popolo eletto.
Davide infatti appena scorge il nemico, che con disprezzo gli veniva incontro l’affronta con queste parole:
« Tu vieni a me con la spada, colla lancia e con lo scudo, io invece vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, del Dio delle schiere d’Israele, alle quali hai insultato, di quel Signore che ti darà oggi in mia mano… » (I Re, XVII, 45). E così dicendo afferra la fionda che gli pendeva al fianco, la rotea nell’aria e la pietra andò a conficcarsi in fronte al gigante Golia, che stramazzò per terra.
La fionda nostra è la Madonna, cari amici ammalati. Ad Essa noi doniamo ciò che abbiamo. Nella fionda, ossia in Maria, noi riponiamo ogni nostra fiducia. Essa è « la ragione di tutta la nostra speranza ». A Lei poniamo la nostra pietra, che colpirà il nemico infernale in fronte e lo ridurrà all’impotenza, la nostra preghiera avvalorata dalla nostra sofferenza.
Non è forse la Croce che ha colpito il nemico infernale in fronte, liberando l’urnanità dalla sua servitù? E la nostra vita non è forse la continuazione della passione del Cristo?
E così una volta ancora si vedrà come il Signore scelga le cose umili e deboli per confondere le potenti. Gli ammalati saranno veramente i componenti di una colonna perfettamente armata, in piena efficienza, che scompagina le file nemiche.
La Madonna ha promesso a Fatima la conversione della Russia. La Madonna ha formulate alcune richieste per poterci fare questo dono.
Quanto sia da noi stato fatto per ottemperare alle richieste della Madonna e quale sia l’obbligo nostro di allinearci in questo combattimento lo vedremo una prossima volta.
L. N.
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