L’Ancora: n. 2 – febbraio 1952 – pag. n. 1-4

In questo secolo, che è il secolo della bomba atomica, delle guerre quasi senza numero, delle violenze, del sangue e dei grandi odii, in quest’epoca di grandi passioni, di iniquità di ogni genere e di ingiustizie, ammantate di verità e di giustizia, la Madonna ha fermamente precisato la posizione grandemente costruttiva della sofferenza.
“Penitenza, penitenza, penitenza”, ripete accoratamente la Bernardetta, durante l’apparizione della Madonna a Lourdes.
“Vedete – dice la Madonna, mostrando ai tre pastorelli di Fatima l’inferno – quante anime vi cadono dentro? Pregate, pregate per i peccatori”.

Il Progresso quindi scientifico, le guerre e le competizioni non sono i mezzi scelti da Dio per la salvezza finale delle anime.
Il Signore, all’opposto delle creature, elegge sempre le cose deboli, che quasi non sono, per confondere le potenti.
La preghiera sola sbaraglia le potenze infernali, creatrici di tanto male e di tanto dolore.
Mentre la società sempre maggiormente estranea al suo vero benessere, corre agli armamenti, gli ammalati invece sono già armati, costituendo essi le realtà già pronte per la vera guerra, più impegnativa e più decisiva, quella da cui dipende l’eternità di un individuo.

Non temete quelli che possono uccidere il corpo. Temete piuttosto quelli che possono perdere l’anima e il corpo.
La malattia è la prima penitenza, che tocca tutti gli strati sociali. Ricchi e poveri soffrono. Nobili e gente del popolo, tutti sono attanagliati dalla sofferenza, nessuno è stato escluso dal castigo della morte.
Se il dolore, sia esso fisico o morale, non avesse uno scopo costruttivo, sarebbe un controsenso.
Il Verbo Eterno prese il dolore frutto del peccato, e lo ha trasformato in strumento oltre che di espiazione anche di propiziazione.
All’umanità stordita che vuole soltanto godere, il Cuore materno della Vergine Immacolata, insegna a soffrire.
La sofferenza ha funzione generativa e costruttiva.

L’ammalato, proprio in questo secolo ventesimo, ha un grande compito da svolgere, salvare il mondo con le proprie forze, che non sono né deboli, né ristrette.
Se utilizziamo tutta la sofferenza che c’è nella società, non c’è più bisogno che Dio ulteriormente ci provi con altri castighi.
Se non ci fossero tanti peccati certamente si soffrirebbe anche di meno. Al compito di salvezza del mondo chiama insistentemente la Madonna. Nessuno può esimersi da tale appello.
E’ l’Augusta Regina dell’Universo che chiama i soldati di Cristo, rivestiti dalla corazza della grazia, infusa nel santo battesimo, confermati dalla Spirito Santo mediante la Cresima, per fare il proprio dovere.
E’ la Mamma celeste, Mamma tenera e buona, compassionevole e longanime, che chiama i figli a cooperare, tutti in un blocco solo, per impedire che l’umanità vada in sfacelo.

Il momento attuale è grave per tutti. Non c’è tempo da perdere. Bisogna correre ai ripari.
L’unico mezzo di salvezza è la Penitenza.
Non le armi ricostruiranno i popoli, ma l’umile accettazione dei dolore, valorizzato dalla grazia e sostenuto dalla preghiera. Al di fuori di questa non c’è altra via d’uscita.
Non si vuol sentire parlare di penitenza, perché detta parola sa di antiquato. Sta però il fatto che quantunque gli uomini non vogliano fare penitenza, sono tuttavia, pressoché tutti, attanagliati dal dolore dagli stessi meccanismi e dalle stesse circostanze da essi costruite.

Gli ammalati, i sofferenti tutti, diventano – quasi direi – i despoti della società. Essi possono – se vogliono – cambiare il corso della storia. Una sola cosa basta per salvare il mondo: utilizzare il dolore.
Non basta essere sofferenti per contribuire alla salvezza del mondo. Anche il demonio brucia e soffre nell’inferno, eppure il suo dolore non serve a nulla.

I dannati soffrono talmente nell’inferno che i tre pastorelli di Fatima non avrebbero potuto sopportare la vista dei dolori, di cui essi sono preda, se la Madonna non li avesse sostenuti.
Il mezzo per utilizzare il dolore, mezzo indispensabile, è la grazia.
Bisogna essere tralci uniti alla vite, se vogliamo riportare frutti. Se non seminiamo con Gesù, disperdiamo energie. E’ impossibile fare qualcosa senza Gesù, principio e fine di ogni cosa.
Per donarci questa potestà quanto mai costruttiva, Dio ci ha fatti partecipi della sua natura divina, mediante nostro Signor Gesù Cristo.
“Chi conosce me, conosce anche il Padre. Il Padre vi ama, perché voi avete amato me. Verremo a lui e faremo sosta presso di lui”.

E la Santissima Trinità fa di noi dei templi dello Spirito Santo, al punto che non dobbiamo peregrinare su questa terra per trovare il regno di Dio, perché già l’abbiamo dentro di noi.
Questo amore di Dio che ci partecipa la sua natura divina, mediante il Cristo, si chiama grazia.
La grazia prende le anime nostre, le butta in Dio, e così noi viviamo in Lui, ci muoviamo in Lui, in Lui esistiamo.
Come un ferro posto nel fuoco acquista il calore, la lucentezza, la duttilità del fuoco stesso, così le anime nostre, perse in Dio, acquistano la sua divina natura. É proprio per questo che il Padre ci ama, perché vedendo noi, vede il volto del proprio Figlio Unigenito.

Le azioni nostre, quelle medesime azioni, che noi abitualmente compiamo, acquistano, mediante la nostra partecipazione alla natura divina, un valore soprannaturale di inestimabile prezzo.
Siamo sempre noi che operiamo e soffriamo, però Cristo opera e soffre con noi e in noi.
O fratello che soffri, come io tue lacrime nascoste, i tuoi sospiri, i tuoi affanni repressi sono preziosi. Rassomigliano tanto a quelli di Gesù! Sì, la passione di Gesù è di valore infinito, ma tu la completi.

Perché dunque ti lamenti? Ma non sapevi che le grandi cose costano? Ma non sai che quando la mamma dà alla luce il figlio essa piange, ma tosto si rallegra quando lo può stringere tra le sue braccia? E noi che dobbiamo dare alla luce tante anime, che non si salverebbero se noi non soffrissimo, non dobbiamo dare anche noi il nostro contributo di dolore?
Sì, è vero, il dolore è dolore: ma è così bello donare! E l’ammalato, il sofferente, dona, largamente dona, dona sempre.
Poveri esseri sono i gaudenti e i potenti, che confidano nella propria forza e nella propria vita che sfruttano all’inverosimile!
Vale di più un’ora di sofferenza dell’ultimo ammalato di questo mondo che non tutte le loro lussuose vite messe assieme.

(continua)

L. N.