L’Ancora nell’unità di salute: n. 1 – 1984 – pag. n. 5-8
Mons. Luigi Novarese
All’inizio del suo sesto anno di vita, la Rivista si ripropone l’obiettivo dì fondo del suo servizio alla Verità e all’Uomo: essere davvero un’Ancora, un punto fermo, un aggancio sicuro per ogni persona in difficoltà, perché trovi in se stessa la forza unificante della sua vita, l’unità di salute, con la convergente collaborazione di quanti hanno a cuore il suo bene totale, umano, sociale e soprannaturale.
L’uomo ha bisogno di sicurezze: nel suo camminare fisico (se un piano è traballante chi si avventura?), e, specialmente, nel suo cammino della vita fra gli uomini verso la propria meta.
Ed è proprio su questo piano che oggi si moltiplicano le incertezze:
— l’insicurezza della pace fra i popoli, pace minacciata da una crescente spirale di conflitti, di armamenti nucleari, di tensioni internazionali. È dell’11 gennaio u.s. l’accorato appello del Santo Padre agli ammalati perché con la loro preghiera e l’offerta della loro sofferenza scongiurino il pericolo di un conflitto nucleare;
— l’insicurezza sociale causata dalla violenza, dai sequestri, dal furti, dalla disoccupazione, dallo spaccio sempre crescente della droga che fa strage della gioventù, dalla delinquenza organizzata;
— l’insicurezza della famiglia, che si va sempre più disgregando a causa del dilagare dell’infedeltà, delle separazioni e del divorzio che procurano irreparabili traumi nell’animo dei figli.
Tali incertezze si riscontrano in modo ancor più accentuato fra le persone che la società dei consumi più facilmente emargina: gli ammalati, gli handicappati, gli anziani, i figli delle famiglie disgregate o in via di disgregazione.
Ne sono indici significativi: il crescente numero di suicidi fra gli anziani, lo sfruttamento e la delusione degli handicappati che facilmente si aggrappano al miglior offerente, il frequente caos degli ospedali e delle Unità sanitarie locali che grava in ultima analisi sulla condizione dei pazienti, la situazione ancora precaria di tanti ammalati psichici « posti nel territorio » dalla legge 180 (fra i quali i suicidi continuano a dilagare), la delinquenza minorile e l’aumento continuo del numero dei disadattati fra i figli dei divorziati.
L’influsso negativo di tutte queste incertezze è tanto più grave nell’animo di ogni singolo individuo quanto maggiore è in esso la crisi dei valori.
Quando nel cuore dell’uomo tramontano gli ideali che danno un senso alla vita: la verità, la giustizia, la libertà, la sete del bello, del buono, dell’onesto, del puro, i valori dello spirito, la fede in Dio che è Padre e Giudice supremo, l’immortalità dell’anima, il premio e il castigo eterno.., allora il buio si fa sommo, tutto diventa un enigma e la persona perde con il senso della propria dignità, anche la forza di affrontare le difficoltà della vita e di compiere la propria missione.
Proprio verso questo uomo va incontro Cristo, e a quest’uomo si rivolge la Chiesa.
Dice Giovanni Paolo Il nella sua Enciclica «Redemptor Hominis”:
«La chiesa desidera servire quest’unico fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa, con ciascuno, percorrere la strada della vita, con la potenza di quella verità sull’uomo e sul mondo, contenuta nel mistero della creazione e della redenzione con la potenza di quell’amore che da essa irradia» (n. 13).
«Proprio quest’uomo — continua il Papa — in tutta la verità della sua vita, nella sua coscienza, nella sua continua inclinazione al peccato ed insieme nella sua continua aspirazione alla verità, al bene, al bello, alla giustizia, all’amore, proprio un tale uomo aveva davanti agli occhi il Concilio Vaticano Il allorché, delineando la sua situazione nel mondo contemporaneo, si portava sempre dalle componenti esterne alla verità immanente della umanità (cf. GS, n. 10). …Quest’uomo è la via della Chiesa.., perché l’uomo — ogni uomo senza eccezione alcuna — è stato redento da Cristo, perché con l’uomo Cristo è in qualche modo unito, anche quando l’uomo non è di ciò consapevole» (n. 14).
La Rivista intende seguire questa stessa linea della Chiesa e considerare l’uomo nella sua realtà globale come risulta dal piano della creazione e della redenzione, nella consapevolezza che solo per questa via si trovano le certezze di cui l’uomo, credente o meno, ha assoluto bisogno per dare un senso alla propria vita.
La Rivista intende far leva in modo particolare su questa interiorità dell’uomo per potenziare quella base sulla quale poggiano — da una parte — una rinnovata fiducia in se stesso ed in Dio creatore e redentore, — dall’altra — un maggior senso di responsabilità nell’affrontare la propria vocazione e missione nella famiglia, nella società e nella Chiesa.
Se, infatti, gli ammalati, gli handicappati, gli anziani e tutte le persone in difficoltà sapranno far prevalere l’ideale sulla vita stessa, sentiranno di camminare su di un terreno sicuro.
Giovanni Paolo Il nella sua Lettera Autografa del 24 febbraio 1983 all’Associazione, scriveva fra l’altro:
«Essi che portano nel loro corpo le stigmate di Cristo (cf. GaI 6, 17) e che hanno imparato ad anteporre le ragioni della vita alla vita stessa, sono certamente consapevoli della grandezza dell’amore misericordioso che Dio ha testimoniato al mondo in Cristo Gesù Crocifisso e risorto… Se sapranno effettivamente saldare il loro cuore col Cuore di Cristo squarciato per amore degli uomini, allora saranno con lui apostoli e benefattori dell’umanità».
La Rivista pertanto intende potenziare le sue varie rubriche, in questa prospettiva, aggiungendone una dal titolo «Professioni Sanitarie» riservata in particolare al personale medico e diplomato, perché nella vasta gamma delle sue responsabilità accanto al sofferente non trascuri queste esigenze fondamentali della persona. La recente « Carta dei Diritti della Famiglia», che considera anche la presenza degli handicappati e degli anziani in un contesto esauriente di diritti e di doveri, ci offrirà l’opportunità di un approfondimento del rapporto ammalato-famiglia, delicato ma fondamentale per restituire a chi soffre una delle principali basi di certezza.
Gli ammalati, nella rubrica «La voce dell’ammalato» che raccoglie costantemente il loro pensiero, ci indicheranno un’altra base di sicurezza, forse la più salda: la Misericordia del Cuore di Cristo.
E concludo affidando all’Immacolata il servizio che la Rivista intende svolgere, in questo suo sesto anno di vita, particolarmente verso chi soffre. Vorrei farlo nella stessa visuale di Giovanni Paolo Il che nella Enciclica «Redemptor Hominis», scrive:
« Se in questa difficile e responsabile fase della storia della chiesa e dell’umanità avvertiamo uno speciale bisogno di rivolgerci a Cristo, che è signore della sua chiesa e signore della storia dell’uomo, noi crediamo che nessun altro sappia introdurci come Maria nella dimensione divina ed umana di questo Mistero» (n. 22).
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