L’Ancora: n. 8/9 – agosto/settembre 1983 – pag. 29-32
Di don Tonino Giorgini è pronto il volume “ Gli ammalati e la Confessione “: 6.000 testimonianze.
Il volume riporta i punti salienti del Santo Padre sulla Confessione e la testimonianza dei gruppi di studio sul Sacramento della Riconciliazione di 6.000 ammalati.
Pubblichiamo la Presentazione del volume fatta dal Padre dell’Associazione.
Ben volentieri presento lo studio che don Antonio Giorgini ha compiuto sui questionari raccolti nella Casa “ Cuore Immacolato di Maria “ a Re di Novara e nelle altre Case dell’Associazione “ Silenziosi Operai della Croce “, ove si tengono Esercizi spirituali per ammalati.
Il tema che tratta ed il contenuto delle risposte dei gruppi di studio, a cui hanno partecipato 6.000 ammalati, sono di vera importanza per la pastorale della sofferenza.
Gli ammalati, con franchezza e semplicità di linguaggio, dicono il desiderio che essi hanno di potersi accostare al Sacramento della Riconciliazione e indicano con una spontaneità che la pensare, le difficoltà che incontrano per potersi accostare a tale Sacramento.
In questi ultimi anni si parla molto di handicappati, di inserimento nella società, di emarginazione, ma non si pensa che a tenerli ai margini della “ vera vita” che li immetterebbe nella dinamica della carità del Corpo Mistico di Cristo, siamo, talvolta, proprio noi Sacerdoti, quando ci diciamo oberati di lavoro, nell’impossibilità di andare a visitarli e di maggiormente inserirli, o se necessario, inserirli nuovamente nel piano della grazia con il Sacramento della Confessione.
L’improduttività è la grande angoscia di chi soffre, ma si può ancora parlare di inutilità di vita, quando un sofferente, inserito nella passione del Cristo, completa ciò che manca alla passione del divin Redentore a favore della Chiesa e della società?
Il dolore, anche se spiegato alla perfezione e ben vissuto con Nostro Signore Gesù Cristo è sempre dolore; e noi sappiamo che il divin Maestro ha voluto presso di sé chi vegliasse in preghiera, ha accettato l’aiuto del Cireneo ed ha offerto il proprio sacrificio con la Madre sua, che con lui condivideva il piano della Redenzione.
Gli ammalati hanno bisogno di essere aiutati
1) a scoprire il valore della Croce;
2) ad accettare il piano della Sofferenza,
3) a volontariamente inserirsi in Cristo e con Cristo nella Volontà di chi li chiama a vivere una quanto mai speciale vocazione;
4) ad offrire se stessi con Gesù per la salvezza “ di molti “.
“ Quando sarà elevato da terra tutti trarrò a me “; ma anche gli ammalati ben sovente sono elevati da terra e passano la loro esistenza su un altare: il loro letto o carrozzella.
I loro lamenti però, anche se essi vivono spesso isolatamente, giungono fino a noi e sono così comuni, riscontrabili un po’ dappertutto:
– i Sacerdoti non vengono a trovarci;
– essi non hanno tempo per noi;
– abbiamo sempre la stessa persona per le nostre Confessioni.
È sufficiente un minimo di esperienza pastorale per intuire le gravissime conseguenze che derivano da tale stato di cose! E quanto si afferma a questo proposito non è sfrontatezza!
Erroneamente, sovente si pensa che i sofferenti sono naturalmente buoni; non hanno bisogno di confessarsi; afferrano subito la vocazione a cui sono chiamati.
Niente di più falso di tali concezioni, che, oltre tutto, sono prive di qualsiasi fondamento. É sufficiente aver avuto un po’ di sofferenza per comprendere che quanto si afferma e vero.
Se vogliamo che gli ammalati comprendano e vivano la propria vocazione a sostegno delle proprie Chiese Locali vanno seguiti con amore, con pazienza, camminando a fianco della grazia, nella luce dello Spirito Santo.
Gli operai specializzati di qualsiasi settore non si improvvisano; questo vale pure per il settore del dolore.
Un Parroco di Roma, Parrocchia di Santa Maria in Trastevere, accanto alla salma di un giovane, Luciano Cimini, Silenzioso Operaio della Croce, morto dopo 35 anni vissuti nella immobilità a causa di fragilità ossea, piangeva appoggiato al vetro della finestra e mi diceva:
– In questo caseggiato non ci sono matrimoni fuori posto, tutte famiglie che frequentano la Parrocchia; nel palazzo di fronte non è cosi. Chi prenderà il posto di Luciano?
Un altro giovane di 22 anni, gravemente spastico, nella quasi impossibilità di parlare, al Sacerdote che gli portava la Santa Comunione, ma che alla sua richiesta di confessarsi rispondeva di non avere tempo, Enzo – questo è il nome del ragazzo – con la mano protesa, indicandogli la porta, con grande sforzo gli gridava: “ Allora non voglio la Comunione “.
Le testimonianze degli ammalati sono vere, ma anche se ne vengono riportate seimila, esse sono poche. Potrebbero essere molte di più, se si tien conto che la stessa esigenza si sta ripetendo dal 1947. Esagerazioni?
Leggete le testimonianze e vi convincerete.
É un’apertura che si la su una realtà che va affrontata con mezzi adeguati se si vuol avere dai sofferenti tutto quell’appoggio che l’Immacolata ha richiesto a Lourdes ed a Fatima.
Tutti i Sacerdoti sono forse così?
No, certamente. Tanti sono i degnissimi Sacerdoti che si interessano dei sofferenti e vivono la pastorale del dolore nella propria Parrocchia. Ma l’interrogativo e le segnalazioni restano.
Gli ammalati reclamano Sacerdoti confessori e direttori di spirito. É questa una vera necessità per la Chiesa e per la società.
L’insegnamento e l’esempio del Santo Padre ci illuminano e ci spronano.
Ci benedica la Vergine Santa!
Sac. Luigi Novarese
Sì, come dice Monsignore nella Prefazione al libro di don Tonino e… don Tonino stesso nel suo libro, la Confessione è necessaria: lo è sempre per i peccati mortali, ma non è certo un “optional” confessare anche i veniali.
Un bellissimo proverbio popolare friulano dice a proposito. “No si cjate perdon cence confession”, cioé: “Non si ottiene perdono senza confessione”: credo che valga la pena ricordarsene…
Un Fratello degli Ammalati friulano