L’Ancora: n. 5 – maggio 1953 – pag. n. 7-8

Volentieri e con gioia cediamo alle molte pressioni che ci vengono rivolte da molti ammalati, desiderosi di conoscere qualcosa della scrittrice francese, Myriam de G.
Myriam de G. è un’inferma di… carriera, allettata da 38 anni e, precisamente dall’età di 18. Vive nell’alta Savoia, patria di S. Francesco de Sales.

Fino a 18 anni Myriam de G. godeva ottima salute. Andava incontro alla vita con l’entusiasmo e la gioia di un cuore diciottenne; dotata di grandi idee, fiduciosa nell’avvenire, vedeva tutto roseo.
Suonava il pianoforte ed il violino, dipingeva, era amante delle belle passeggiate, frequentava le scuole superiori.
Se a 18 anni le avessero detto che la sua vita sarebbe stata quella d’una ammalata cronica, inguaribile, chissà come sarebbe rimasta la nostra scrittrice. Ma il Signore, sempre buono, le fece comprendere, poco per volta, che la sofferenza, in fondo, vista soprannaturalmente e molto realisticamente, poteva anche essere una professione superiore alle altre.
Myriam de G. era abbastanza intelligente per comprendere che con la malattia non le si precludevano le più brillanti ascese.
La grandezza l’avrebbe ricercata sempre: quella dello spirito. La sua fede era abbastanza nutrita per non iniziare col Signore, le requisitorie dei soliti, stancanti e inconcludenti perché.

La poesia, di cui era appassionata, avrebbe sempre animato la sua vita. La vasta cultura che aveva attinto nelle scuole e sui libri le hanno offerto possibilità di entrare anche meglio nei disegni di Dio.
Dio, infatti, l’aveva incontrato ben presto nella sua vita. Giovanetta, ammalata di meningite, le portano, per la prima volta Gesù. Glielo portano quasi come viatico. Ma Gesù aveva i suoi disegni su di essa, voleva fare il suo primo incontro con la sua anima in Croce, ma poi le ridonò immediatamente la salute.
Nella vita di Myriarn de G. si riscontrano due notevoli incidenti: primo, una specie di avvelenamento causatole dalla distrazione di una persona di servizio, secondo un investimento da una bicicletta che la manda all’Ospedale, dove le viene asportato un rene.

Questi sono i suoi primi incontri con Gesu appassionato.
Di lei hanno parlato i più alti dignitari deIla Chiesa; i suoi libri li vediamo tra le mani di tanti ammalati che trovano in essi conforto e sollievo, come l’aveva trovato lo scrivente quando leggeva per la prima volta « Ventidue anni di Martirio », durante la sua malattia a lungo metraggio.

Dal 10 gennaio 1915 Myriam de G. ha iniziato dunque la sua carriera d’inferma.
É questa una data ben importante per lei. É la data del suo incontro definitivo con Gesù crocifisso, la data della accettazione del proprio stato, l’inizio della sua vera attività nel campo sociale della Chiesa.
Myriam de G. celebra tale giornata con grande gioia.

Ai piedi della bella Immacolata che perennemente vigila accanto alla « sua croce » essa, unitamente alla vecchia madre, recita, ogni 10 gennaio in unione di spirito agli amici, ai fratelli ed alle sorelle di dolore, il suo « magnificat », che le esce riconoscente, dal cuore perché non a tutti è dato lasciare le attività della terra per dedicarsi unicamente alle attività dello spirito.
Sul suo letto di sofferenza Myriam de G. svolge la sua spirituale e feconda attività, gioiosa sempre e a Dio riconoscente di poter cooperare alla salvezza del mondo.

Ecco come scrive nel suo libro « Lacrime e sorrisi »: « Come voi malata, e come molti di voi da parecchi anni inchiodata in un letto senza la menoma speranza umana di guarire – infelice felicissima – non ho che una cosa a confidarvi: ” Sono felice ” ed una preghiera a vivere con voi: il Deo gratias ».
Ed a pagina 102: « …Ricordiamo: la tal croce, la tale giornata, la tale malattia… quella delusione, quella parola dura quella solitudine – altrettanto quanto la carità che ci attornia di cure – sono prova evidente palpabile dell’amore divino, per noi » (1).

(continua)

LUIGI NOVARESE