L’Ancora: n. 12 – dicembre 1956 – pag. n. 9-12
La lettera della Segreteria di Stato che il Vicario visibile di Nostro Signore Gesù Cristo si è degnato di farci pervenire non solo è di conforto e di sostegno nell’apostolato che stiamo svolgendo, ma è quanto mai ricca di preziosi insegnamenti. Con la parola del Santo Padre non si può più dubitare della divina volontà nei riguardi di questo apostolato. A noi tocca tradurre in realtà gli insegnamenti che il Papa, nella Sua sicura ed indefettibile guida, ci dona. La parola, infatti, a noi rivolta dall’Ecc.mo Sostituto della Segreteria di Stato, Mons. Angelo dell’Acqua, con lettera N. 390073 del 5.XII. 1956 viene a noi in nome del Santo Padre e rispecchia il Suo pensiero e la Sua volontà. Per questa ragione Monsignor Sostituto afferma: « L’Augusto Pontefice ha elevato grazie a Dio per l’ineffabile conforto venuto al Suo cuore dalla generosa schiera di tanti Suoi figli infermi ». Per un istante il Santo Padre ha lasciato il Suo lavoro assillante e diuturno per gli ardui problemi della Chiesa e del mondo e paternamente si è compiaciuto guardare le fotografie dei Suoi figli infermi che, benignamente da Lui accolti in casa Sua, vicino all’altare di Gesù, nella Cappella della Radio Vaticana, hanno dato inizio alla catena di preghiere per la salvezza del mondo, secondo le Sue direttive. « Non dubitava il Santo Padre che tra le prime e più fervide adesioni al Suo pressante invito Gli sarebbe giunta proprio quella degli ammalati».
Due volumi di lettere, scritte con le più svariate calligrafie, che dicono talvolta la difficoltà o lo stato di colui che le ha vergate, sono soltanto il simbolo di quelle numerosissime che ancora giungono quale risposta al Padre comune: calligrafie stentate che dicono come la presenza del male irrigidisca anche le mani, oppure puntini in rilievo che rivelano la cecità dello scrivente.
L’offerta dei sofferenti ha un particolare valore per la « particolare forza di intercessione e di propiziazione presso il trono dell’Altissimo », come assicura il Santo Padre.
La ragione intrinseca di questa particolare forza di intercessione e di propiziazione sta nel fatto che « il tormento della carne, cristianamente sopportato in unione con la Croce di Cristo, conferisce alle anime un titolo speciale di soprannaturale nobiltà».
Ci par di sentire in queste parole il grido apostolico « Gens sancta », « regale Sacerdotium ».
La grazia, sostanza di tutte la dottrina dei Volontari della Sofferenza e condizione fondamentale dell’apostolato, viene qui richiamata in tutta la sua forza.
Grazia e sofferenza, due qualità che donano all’anima una particolare nobiltà per cui essa ha un titolo di intercessione del tutto speciale presso il trono dell’Altissimo.
Sua Santità dinanzi a questa classe di sofferenti, ha un solo sentimento: quello della riconoscenza.
Per questo motivo Sua Eccellenza Monsignore Sostituto, a nome del Vicario di Cristo, dice: «Sua Santità è grata a codesti dilettissimi figli». Ma il Papa non pago di esprimere la sua contentezza, con quella paterna carità che tanto si riflette nella Sua abituale dolcezza, manifesta anche la ragione della Sua riconoscenza:
« L’onore che essi fanno a Gesù Cristo, il debita che, per molti fratelli, essi pagano alla Giustizia divino, forma un immenso tesoro di meriti che costituisce la ricchezza della Chiesa», il quale onore, reso a Gesù Cristo, ha la radice nella vita vissuta in Grazia e dal modo con cui si sopporta la sofferenza
Il Papa, dopo aver richiamato i principii fondamentali della preziosità del dolore, si direbbe che voglia consolare ad uno ad uno i Suoi figli doloranti.
Per essi auspica « un raggio dì quello stesso conforto e gaudio che le loro letterine, palpitante eco della loro generosa offerta, hanno recato al Suo animo di Padre comune ».
L’insegnamento del Pontefice non si limita ai sofferenti.
La società non può rimanere estranea alla Passione di nostro Signore Gesù Cristo ed alla mistica passione che i sofferenti continuano attraverso i secoli,
“I fedeli tutti, nei quali non sia interamente spento il salutare richiamo del santo timor di Dio, guardino all’esempio di questa sofferenza orante e si lascino docilmente indurre a propositi di vera vita cristiana e di penitenza espiatrice ».
Il che vuol dire che non si può inconsciamente calpestare i tesori di Dio lasciando con indifferenza agli altri il compito di pagare i debiti loro personali.
Ciascuno di noi deve dare il proprio contributo di penitenza espiatrice. Il fratello è legato per debito di solidarietà con l’altro fratello; non si devono dissipare i tesori della grazia a scapito di tutta la cristiana società. La ricchezza del singolo diventa ricchezza di tutti mediante la Comunione dei Santi; come, al contrario, la povertà, l’anemia, la miseria spirituale tristemente si ripercuotono su tutti i buoni.
E perché questa paterna esortazione non resti soltanto sulla carte, il documento pontificio usa una espressione che è propria dei grandi momenti, perché è la medesima ed identica espressione della Crociata: « Lo vuole il Signore!».
Esortazione più solenne e più forte non ci poteva essere rivolta dal Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo, Essa tronca ogni indugio, mentre sembra riecheggiare il monito evangelico: « guai a colui che pone la mano all’aratro e si volge poi indietro».
Il Signore vuole che gli ammalati vivano in grazia per valorizzare la loro sofferenza.
Il Signore vuole che i sofferenti vivano in grazia senza compromessi, per essere onore di Cristo, centro di tutto il creato, Principio e Fine di ogni umane aspirazione.
Il Signore vuole che i fratelli che godono del dono della salute, « nei quali non sia interamente spento il salutare richiamo del santo timor di Dio, guardino all’esempio di questa sofferenza orante ».
Il Signore vuole che i fedeli sani non siano semplici spettatori della mistica Passione del Cristo, ma piangano prima di tutto sopra se stessi e poi sopra i sofferenti.
Soltanto con propositi di vera vita cristiana e di Penitenza espiatrice si può avvicinare colui che ha il compito di continuare la Passione di Nostro Signore. Soltanto in questa forma si è un cuor solo ed un anima sola nella preghiera e nella sofferenza, secondo lo spirito e la lettera dell’insegnamento paolino, « flere cum flentibus, idem omnes sentientes ».
La parola del Pontefice è norme, luce, orientamento. Il Papa, guida dei fedeli secondo i disegni di Dio, chiude la Sua esortazione con un richiamo, che suona di indicibile conforto, perché ci richiama all’origine stessa del nostro movimento:
« E questa Sua divina volontà — già annunciata da Giovanni il Precursore, proclamata dal Messaggio evangelico e consacrata dal Crocifisso sul Calvario — è risuonata ancora, solenne, ammonitrice, e in tempi a noi recenti, per bocca di Maria Santissima, a Lourdes ed a Fatima ».
Consacrazione più bella del nostro apostolato non avremmo potuto desiderare. Questa, soltanto questa, è l’attività del « Centro Volontari della Sofferenza».
Altre finalità noi non abbiamo, non le vogliamo, non le vorremo mai.
Ricondurre tutti gli ammalati a questo piano di lavoro non rientra più nelle intime e segrete speranze o decisioni, ma diventa un preciso e solenne programma, riconfermato dalle linee solenni e sicure del Vicario di Cristo.
La Madonna dal Cielo è la nostra forza, mentre la parola del Papa ci assicura che siamo nella giusta via.
«Con tali fervidi voti l’Augusto Pontefice a tutti cotesti Suoi figli invia di gran cuore l’implorata, Apostolica Benedizione».
Speranza del Papa sui figli più deboli, speranza della Madonna sulle anime di buona volontà, gioia nostra nel vederci così maternamente e paternamente assistiti, confortati, e guidati, perché parola più grande e più illuminata per noi non poteva risonare.
L. N.
Scrivi un commento