L’Ancora: n. 4 – aprile 1976 – pag. n. 2-31
Introduzione
Trattando il tema «L’Apostolato associato ed il Corpo Mistico» intendiamo parlare dell’Apostolato che il sofferente, come qualsiasi altro battezzato, è chiamato a svolgere, in virtù del battesimo tanto da solo, quanto assieme agli altri, ossia in piano associato.
Soggetto del nostro tema è l’ammalato, colui che è iscritto al Centro Volontari della Sofferenza, che deve entrare nella vita ecclesiale e civile con la fisionomia che gli compete quale uomo, uomo redento e, nel caso nostro, uomo sofferente.
Precisiamo alcuni presupposti che diamo per ampiamente già provati.
1) CRISTO SOLTANTO HA DATO VOCE AL SILENZIO SENZA VITA DEL DOLORE E «lo ha chiamato ad uscire dalla sua disperata inutilità per farlo diventare fonte positiva di bene ». Così Paolo VI il Venerdì Santo del 1964.
Da questo punto di partenza, l’unico positivo che si possa presentare a chi soffre, già si delinea una posizione ben precisa: non mendicare argomenti consolatori per chi soffre, ma fornire elementi base, punti reali di partenza, in cui trovare non soltanto possibilità di attività, che ci potrebbe essere anche in un piano umano e sociale, ma scopo di esistenza, vocazione, possibilità di inserimento preciso, strutturale dell’articolazione della vita cristiana, che ha il suo completo sviluppo e sostegno nel Corpo Mistico.
Conclusioni di questo primo presupposto è che un’impostazione di attività per gli ammalati e degli ammalati che si realizzi soltanto in piano orizzontale è una articolazione magari materialmente efficiente, ma essenzialmente incompleta: SVUOTA IL SENSO DELLA CROCE in se stesso, presso chi, dalle cause seconde, è chiamato a continuare la passione del Cristo; priva la società cristiana ed il mondo intero del benefico influsso dei frutti della Croce: «quando gli ammalati pregano fanno quasi violenza sul Cuore di Cristo, torna la vita, rinasce la speranza, fiorisce l’amore», così Pio XII ai V.D.S. nel decennio dell’ Apostolato; «quando sarò elevato da terra trarrò tutti a Me», afferma Nostro Signor Gesù Cristo.
2) L’Azione apostolica dell’attività «del e verso» il sofferente ha quindi due linee direttrici:
– LA PRIMA TENDE a richiamare i principi strutturali della fede e ad illuminare chi soffre sulle grandi possibilità che egli detiene e che può realizzare; vera opera di evangelizzazione, di grande attualità ed urgenza;
– LA SECONDA TENDE a vivere le opere di misericordia, aiutando chi meno dotato dalla natura a scoprire ed avere un posto preciso di attività, che valorizzi le sue possibilità residue, donandogli la gioia e la soddisfazione di un preciso lavoro nell’ambito delle possibilità sociali.
3) Altro presupposto, riguardante il tema della presente circolare è quello che, per una efficace azione apostolica del sofferente, in piano associato, occorre: APPLICARE I PRINCIPI STRUTTURALI DELLA STESSA ATTIVITA’ ASSOCIATA IN DIRETTA OPPOSIZIONE AGLI ERRORI CHE CIRCOLANO OGGI FRA I FEDELI IN GENERE, E TRA GLI AMMALATI IN SPECIE.
Un’azione concreta che non tenga presenti gli errori del tempo ed il preciso modo di combatterli non può essere efficace.
4) L’attività di offerta spirituale che un sofferente, privo della possibilità di rimanere in contatto con gli altri per un’attività associata ed organizzata, può svolgere anche nell’angolo più remoto di un ricovero, è sempre l’offerta stessa del suo personale dolore.
E questo non è scarsa attività o attività di ripiego. Egli nel piano della grazia è vaso intercomunicante, riceve e trasmette. Riceve il sostegno del capo e delle membra dell’intero Corpo Mistico, dona con la propria spirituale offerta e con la propria preghiera aiuto e sostegno all’intera Chiesa.
E’ il mondo della grazia che svolge la sua reale e positiva attività soprannaturale di sostegno e di edificazione della Chiesa.
Su questo punto già tante volte si è parlato con temi come, «Possibilità positive soprannaturali del sofferente»; «La presenza del malato nella Chiesa e nella Società»; «Responsabilità del sofferente, ecc. ecc.».
Ricordo a questo proposito, la risposta datami da una vecchietta, lebbrosa e cieca, a Gioia del Colle, madre di un missionario, che aveva lasciato la vita in terra di missione. Alla mia domanda per chi pregasse, essa con precisa chiarezza rispose: «Ho preso il posto di mio figlio nella sua Missione».
I. « OGNI CRISTIANO E’ IMPEGNATO ALL’APOSTOLATO»
Dicendo «ogni cristiano è impegnato all’apostolato» già si precisa chi è che deve agire e che cosa deve svolgere:
«I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell’unico Corpo di Cristo sotto un solo capo, chiunque essi siano, sono chiamati come membri vivi a contribuire con tutte le loro forze,ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, all’incremento della Chiesa e alla Sua continua ascesa nella santità.
L’Apostolato dei laici è quindi partecipazione alla stessa salvifica missione della Chiesa, e a questo apostolato sono tutti dal Signore stesso destinati per mezzo del battesimo e della confermazione» (Lumen Gentium, 33).
FONTE DEL DIRITTO E DEL DOVERE ALL’APOSTOLATO E’ IL BATTESIMO. Col battesimo diventiamo membri vivi e responsabili della Chiesa, ed in essa veniamo ad essere inseriti e con essa veniamo associati nella missione di salvezza.
«La vocazione cristiana è infatti proprio per natura sua, anche vocazione all’apostolato» (A.L. 2).
Che cos’è l’apostolato
Papa Giovanni nel maggio 1961 precisa che cosa sia l’apostolato, l’oggetto e l’ambito dell’azione apostolica. «L’apostolato non è un’attività umana con scopi temporali, ma un’attività divina, tutta soprannaturale, nella sua origine come nei suoi scopi» (maggio 1961 alla Giov. di A. C. francese).
Scopo dell’apostolato è dunque di «rendere partecipi tutti gli uomini dei frutti della salvezza, e, per mezzo di essi, ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo. Tutta l’attività del Corpo Mistico ordinata a questo fine si chiama «apostolato», che la Chiesa esercita mediante tutti i suoi membri, naturalmente in modi diversi» (A. L. 2).
Analizzando in profondità questo modo di evangelizzare si constata che esso non è segno di debolezza del Divin Redentore, «la carità Divina, precisa Paolo VI, avrebbe potuto se Dio lo avesse voluto, diffondersi da sè, salvare direttamente da sè. Il disegno è diverso; Dio salverà in Cristo gli uomini mediante un servizio di uomini».
Analogo concetto viene espresso da Pio XII nell’Enciclica «Mystici Corporis» in numerosi passi.
L’Anima del Corpo Mistico è lo Spirito Santo, dono del Padre e del Figlio, che riunisce in meravigliosa unità tutti i battezzati nella linea e continuità del Sacrificio del Cristo, DARE LA PROPRIA VITA PER IL FRATELLO, MEMORI CHE NON SONO DA TEMERSI QUEI NEMICI CHE POSSONO SOLTANTO UCCIDERE I CORPI, MA NON LE ANIME, E LI SPINGE IN VIRTU’ DELL’AMORE, DI CUI LI ANIMA E LI DIRIGE ALL’AZIONE APOSTOLICA, ALLA TESTIMONIANZA DATA ANCHE FINO ALL’EROISMO, NON ESSENDOCI PROVA PIU’ GRANDE DI AMORE PER I FRATELLI.
Il principio di vita soprannaturale che porta in noi lo Spirito Santo è principio di vita soprannaturale e di azione, attraverso la quale «tutto il Corpo… secondo l’energia propria di ogni singolo membro… contribuisce alla crescita del Corpo stesso» (Ap. L. 4,16),
Ecco, quindi, individuata la forza e l’attività di ogni ammalato.
Il Vaticano II infatti non dubita di affermare un principio di estrema importanza, uguale per tutti, ma che nel mondo dei sofferenti suona come richiamo ed invito a considerare lo scopo e l’utilità della propria vita nella società.
Così dice il Decreto dell’Apostolato dei laici: «In questo Corpo (che è la Chiesa) è tanta l’armonia e la compattezza delle membra, che un membro, il quale non operasse per la crescita del Corpo secondo la propria energia, dovrebbe dirsi inutile per la Chiesa e per se stesso».
Ma analizziamo e vediamo: UN SANO, AL DI FUORI DEL PIANO DELLA REDENZIONE, PUO’ ADOPERARSI PER IL MIGLIORAMENTO DI UN PIANO UMANO, NATURALE, SOCIALE; AL SOFFERENTE INVECE – ED IL CASO E’ MOLTO COMUNE – CHE SI VEDA PRECLUSA LA POSSIBILITA’ DELL’ATTIVITA’ STESSA, QUALE VERA E FONDAMENTALE REALTA’ POSSIAMO NOI OFFRIRGLI AL DI FUORI DELLE REALTA’ SOPRANNATURALI?
Facendo questa affermazione non si intende affatto parlare delle realtà eterne come un ripiego ed appagamento di aspirazioni celesti nell’impossibilità di conseguire quelle terrene, ma intendiamo affermare che il sofferente nella realtà del Corpo Mistico che è la Chiesa:
– ha la risposta a tutti gli angosciosi perché dell’esistenza;
– ha possibilità nuove, ultraterrene a lui richiamate in forza del battesimo;
– ha responsabilità nuove di fronte alla intera società;
– ha possibilità di ottenere come ci ha detto Paolo VI, in un discorso a noi rivolto il 26 maggio 1973: «… VOI POTETE CIO’ CHE I POTENTI DELLA TERRA NON POSSONO ».
Attività di Gruppo
Considerando l’apostolato Associato prendiamo, per primo, in esame l’attività di Gruppo; attività di gruppo come è stata fin dall’inizio stabilita, quale sostegno ed animazione della base d’apostolato, «l’ammalato per mezzo dell’ammalato».
Il Gruppo di Avanguardia, come già noto, parte da due o tre aderenti e si prefigge di raggiungere il numero di dieci iscritti per scindere poi il gruppo e ricominciare da capo, e così di seguito, fino ad irretire tutti gli ammalati della zona.
Fin dall’inizio è balzata evidente la validità di tale formula di azione, dai gruppi di avanguardia, sparsi qua e là, in diverse diocesi d’Italia, nel 1947, in brevissimo tempo, si è passati ai Centri zona, che riuniscono Vicarie o Decanati, Centri diocesani, Centri regionali ed ora Centri nazionali estesi in varie parti del mondo: Svizzera, Francia, Belgio, Guatemala, Terra Santa, ecc, ecc. ossia in 43 Stati del mondo.
La formula dell’ Apostolato Associato nel nostro Centro Volontari della Sofferenza si è imposta da sola per le condizioni stesse in cui si è trovato il Centro nel suo sorgere. Impegnato il sottoscritto ad orari di ufficio si è stabilito con Sorella Myriam di porre l’attività apostolica in mano ai sofferenti stessi. SI E’ FATTO QUINDI UNA SCELTA E SI E’ PREFERITA LA PARTECIPAZIONE PERSONALE ED ATTIVA DEGLI ISCRITTI, RENDENDOLI RESPONSABILI DELLE LORO POSSIBILITA’.
Ecco quindi il principio di azione stabilito: se ogni iscritto dona consapevolmente la propria adesione al Centro deve diventare egli per primo apostolo, consapevole e sollecito dell’apostolato che vede necessariamente urgente. I Gruppi di Avanguardia devono quindi essere cenacoli di sostegno vicendevole per animarsi alla perfezione, allo spirito della più intensa riparazione, ispirata alle richieste dell’Immacolata rivolte a Lourdes ed a Fatima, ed all’apostolato.
E’ AZIONE DI GRUPPO:
1) Vincere l’isolamento in cui, in genere, si trova il sofferente.
2) Approfondire l’esame della situazione esterna sociale in cui vive la Chiesa per dividersi poi i vari compiti per la diffusione dell’ideale e per la difesa della verità.
3) Sostenersi nell’azione di accostamento personale per la diffusione dell’ideale e per la realizzazione delle diverse iniziative.
4) Vivere la propria posizione nella vita pastorale della Chiesa. Non più considerati soltanto «oggetto di carità», ma «soggetti vivi e responsabili della stessa vita della Chiesa».
Validamente hanno contribuito ad allargare la formula d’apostolato:
– gli Esercizi Spirituali, iniziati nel 1952, e che si susseguono a ritmo serrato a Re e nelle varie Case dell’ Associazione;
– l’impegno stesso degli ammalati a non tenere nessun membro iscritto al Centro al di fuori della vita e dell’attività del Gruppo.
Nel Gruppo di Avanguardia troviamo sofferenti di ogni età, dai bambini agli anziani; i quali, pur operando in forma convergente nell’ambito parrocchiale, trovano poi negli incontri di settori (bambini, giovani, ecc.) possibilità di formazione specializzata attraverso lo studio e la maturazione di problemi pertinenti all’età ed alla categoria particolare a cui appartengono.
Il Gruppo non esclude la formazione specializzata ma spinge alla specializzazione proprio per l’attività e la dinamica del Gruppo stesso.
Sicurezza d’azione
Il Vaticano II nel decreto dell’Apostolato dei Laici ha raccomandato le formule di attività associate ed il nostro movimento, come tanti altri movimenti di categoria già esistenti, hanno trovato nell’insegnamento conciliare, sostegno, respiro, sicurezza.
Il Vaticano II, al n. 18 AL, dopo aver ribadito il dovere dei fedeli all’apostolato individuale, secondo le condizioni della propria vita, partendo dalla considerazione della natura dell’uomo che è essenzialmente un essere sociale e che per volontà di Dio è unito ad altri uomini nella finalità ultraterrena che deve raggiungere afferma che:
«L’APOSTOLATO ASSOCIATO, QUINDI DI GRUPPO, CORRISPONDE FELICEMENTE ALLE ESIGENZE UMANE E CRISTIANE DEI FEDELI E AL TEMPO STESSO SI MOSTRA COME SEGNO DELLA COMUNIONE E DELL’UNITA’ DELLA CHIESA IN CRISTO CHE DISSE: « Dove sono due o tre riuniti in mio nome, io sono in mezzo a loro ».
Per tali ragioni che hanno il loro fondamento nella stessa natura umana e nell’ordinamento positivo della Redenzione, «diventati popolo di Dio, stabiliti in un solo Mistico Corpo», l’Apostolato Associato è per il fedele il modo naturale di esprimersi e di progredire nell’attuazione del piano della salvezza.
E’ un camminare assieme che affiora quale precisa esigenza della costituzione stessa della Chiesa che è società visibile, gerarchicamente costituita, impegnata a santificare e fermentare il mondo intero per tutto ordinario secondo il piano della creazione.
Per queste precise ragioni, il Vaticano II caldamente esorta i fedeli proprio per la necessaria santificazione e trasformazione della società a voler «esercitare il loro apostolato in spirito di unità» (A. L. 18).
II. URGENZA DELL’APOSTOLATO ASSOCIATO NEL SETTORE DEI SOFFERENTI
A tutti è raccomandato di essere apostoli « tanto nelle proprie comunità familiari, quanto in quelle parrocchiali e diocesane, che già sono esse stesse espressione dell’indole comunitaria dell’apostolato e in quelle libere istituzioni nelle quali si vorranno inserire» (D. L. 18), il che significa che l’Apostolato, pur esercitandosi nel triplice ambiente comunitario in cui vive l’uomo redento – famiglia, parrocchia, diocesi si trovano di fatto finalità ed esigenze particolari che possono e devono essere affermate nell’ambito suddetto, quale ad esempio l’esigenza attiva di una determinata categoria, che in piano comunitario porta avanti un discorso non soltanto per la naturale e fondamentale esigenza del singolo ma per il bene di tutta la categoria che deve raggiungere la propria finalità specifica individuale, affrontando nel triplice piano della famiglia, parrocchia e diocesi quei problemi che interessano la comunità locale ed universale. Nel caso nostro sono i problemi inerenti alla sofferenza compendiati magari nell’assistenza sanitaria. o singolarmente affrontati, come l’accettazione della sofferenza ed il naturale inserimento attivo nella famiglia, nella parrocchia, nella diocesi e nella intera società dell’handicappato affinché trovi un normale riscontro la duplice esigenza, quella di carattere spirituale e quella di carattere sociale.
Esistono poi particolari problemi di ordine psicologico, naturale ed etico che raccomandano ed esigono una normale attività associata da parte dei sofferenti come, sia pure in forma sommaria:
1) l’assistenza ospedaliera in cui l’ammalato diventa un numero diagnostico anonimo, spersonalizzato, avulso dall’ambiente naturale in cui era la naturale convergenza delle attenzioni familiari;
2) l’eutanasia, che oltre a ledere i diritti fondamentali di Dio e dell’uomo in ordine all’esistenza terrena, toglie in tutti i sofferenti, e sugli stessi fautori di tali nefaste teorie, la sicurezza dell’assistenza e il fondamentale diritto alla custodia della salute, che scaturisce per tacito contratto, pagato per di più allorché un ammalato ricorre alla prestazione medica;
3) l’aborto che, considerato anche soltanto nell’espressione di feto concepito nella sua espressione magari lacunosa perché esso già si presenta alla vita in forma tarata, è però un preciso reato contro l’umanità ed un’offesa a tutti i sofferenti del mondo perché dice volontà di stato, in base a teorie sorpassate di voler attuare una selezione dell’uomo per ottenere il Super-uomo. TEORIA DERIVATA DAL TARATO NITCHE E POSTA IN OPERA NEI CAMPI DI STERMINIO IN GERMANIA ED IN PAESI COSIDDETTI PROGREDITI, OVE IL DIRITTO ALL’UCCISIONE DEL PIU’ DEBOLE E’ UNA TRAGICA LEGALlTA’.
4) La stessa vita politica in cui il sofferente deve pur vivere e deve esprimere con il voto non soltanto una scelta fondamentale partitica, ma anche la designazione preferenziale, affinché uomini realmente sicuri, aperti a determinate esigenze di categoria portino avanti in sede competente discorsi in chiave cristiana, rispondenti alle esigenze fondamentali dell’uomo di fronte a Dio, di fronte alla famiglia, di fronte alla società.
5) Anche la vita apostolica, la pastorale organica o d’insieme, esige che tutte le forze cattoliche, comprese quelle dei sofferenti, siano unite per un discorso comune, condotto sotto la guida del Vescovo, responsabile di tutta l’attività spirituale che si svolge nella propria Diocesi.
6) Esigono, infine, l’Apostolato associato, condotto avanti con vera oculatezza, gli errori che ci circondano, se non vogliamo essere sommersi dal male che ovunque dilaga.
Per questi motivi il Vaticano II afferma che: «L’APOSTOLATO ASSOCIATO E’ DI GRANDE IMPORTANZA NELLE COMUNITA’ DELLA CHIESA E SPESSO NEI VARI AMBIENTI VA ESERCITATO CON AZIONE COMUNE» (n. 18 Ap, Laici).
Le Associazioni, infatti, erette per un’attività apostolica in comune sono, dice il Decreto dell’Apostolato dei Laici:
– sostegno ai propri membri
– formazione all’ Apostolato
– guida e direttiva della loro azione apostolica
per cui in forza di tale maturazione e guida comunitaria: «si possono sperare – dice ancora il Concilio – frutti molto più abbondanti che non se i singoli operassero separatamente » (n.18 A. L.).
La serena osservazione della vita del nostro Centro conferma la reale validità di tali espressioni del Concilio.
Dov’è che il nostro Centro opera in profondità ed estensione con piena soddisfazione della Gerarchia?
Ove il Centro attua fedelmente le linee internamente ed esternamente operative dei Gruppi di Avanguardia, tra loro collegati nei Centri Zona e Diocesani ed attraverso un animatore dei gruppi stessi.
RACCOMANDANO L’ATTIVITA’ IN PIANO ASSOCIATO
1) il Concilio
2) il Santo Padre personalmente
3) l’ambiente in cui vive l’ammalato.
1) Raccomanda l’apostolato associato il Concilio. Al n. 18 del Decreto del l’ Apostolato dei Laici si legge: «Nelle attuali circostanze, è assolutamente necessario che nell’ambiente di lavoro dei laici (e noi possiamo aggiungere anche negli ambienti ove il dolore viene quanto mai spesso strumentalizzato) sia rafforzata la forma di apostolato associata e organizzata, poichè solo la stretta unione delle forze è in grado di raggiungere pienamente tutte le finalità dell’apostolato odierno e di difendere validamente i beni» (Cfr. Pio XII, Lett. Encicl. «Le Pelerinage de Lourdes», 2 luglio 1957). Evidentemente per tale dinamica occorre:
– condivisione del fine,
– condivisione dei metodi,
– apporto delle esperienze personali ed associative locali un piano comune per un indirizzo comunitario ed unitario.
IL PUNTO CHE CON TUTTE LE FORZE VA EVITATO E’ LA DISPERSIONE, L’ISOLAMENTO, LE INIZIATIVE ISOLATE, CHE NON PARTONO DA UN PIANO DI OSSERVAZIONE E DI STUDIO che, per il bene comune ed il progresso d’insieme, devono essere programmate con attenzione: studio dell’ambiente ove si vuole fare una determinata esperienza; controllo dell’esperimento. proprio nell’intento di cogliere ed affermare quanto di più valido esista per la vita di gruppo.
L’Apostolato associato, natura sua, non è mai chiuso in sè stesso, non costituisce, come si suol dire, un ghetto o una cerchia chiusa, ma proprio e in forza della sua natura apostolica, l’apostolato deve essere aperto e condotto in forma associativa chiara, accessibile alla mentalità altrui se non vuole correre il rischio di restare apostolato stagnante.
«In questo campo, raccomanda il Concilio, importa in modo speciale che /’apostolato raggiunga anche la mentalità comune e le condizioni sociali di coloro ai quali si rivolgono; altrimenti i soggetti saranno spesso impari a sostenere la pressione sia della pubblica opinione che delle istituzioni» (A. L. 18).
Ciò significa che l’iscritto
– non può rimanere chiuso in sè stesso, ancorato soltanto nelle proprie idee e nella propria forma di esprimerle.
– Le idee fondamentali certamente restano sempre uguali, proprio perché idee apostoliche, date da Nostro Signore Gesù Cristo e che non possono subire alcuna alterazione sia pure in vista o in base di un piano evolutivo. Il modo può evolversi, ma il modo non dovrà mai menomamente intaccare la sostanza.
La verità la potremo infatti comprendere sempre meglio, sotto la luce dello Spirito Santo, la potremo presentare con parole adatte ai tempi che viviamo, la potremo anche affermare con metodi nuovi e più rispondenti ai tempi, ma resta pur sempre quella.
Se le parole ed i metodi portano a capovolgere o ad alterare menomamente la verità, noi siamo fuori della verità. Punto sicuro e di tranquillo cammino è l’adesione filiale, aperta e pronta al Magistero della Chiesa.
PER QUESTO PRECISO MOTIVO LA DIREZIONE NAZIONALE COSTANTEMENTE RICHIAMA L’ATTENZIONE DI TUTTI GLI ISCRITTI DI NON IMMETTERE NE’ NELLA VITA DEL GRUPPO, NE’ TANTO MENO NEI CONSIGLI DIOCESANI ELEMENTI CHE NON ABBIANO DATO PROVA DI CONDIVIDERE IL FINE ED I MEZZI DEL CENTRO ATTRAVERSO UNA REGOLARE ADESIONE AL MOVIMENTO ED UN TEMPO DI ESPERIENZA DI VITA APOSTOLICA ASSOCIATIVA.
Si tratta infatti di partecipare ad una particolare vita associativa ed allora si entra a farne parte con regolare adesione per la stessa tranquillità e difesa degli iscritti, per il progresso apostolico che deve pure verificarsi in ogni iniziativa fiorita e sostenuta dallo Spirito Animatore della Chiesa, che è lo Spirito Santo.
2) Raccomanda l’apostolato associato il Santo Padre.
Paolo VI all’Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, 25 settembre 1970, ha rivolto un invito che in sè stesso è:
– analisi della mentalità attuale di fronte agli impegni organizzativi,
– puntualizzazione dei punti indispensabili per un apostolato organizzato,
– invito a superare preconcetti chiusi che intralciano la vitalità della natura stessa dell’istituzione unitaria e dinamica dell’apostolato che va svolto nelle comunità familiari, parrocchiali e diocesane.
Così dice il Santo Padre:
« Un ‘esigenza è insita nel/’Apostolato, si può dire, per la natura stessa dell’uomo e per lo spirito che lo deve animare: l’esigenza associativa (Ap. Laici 18).
L’apostolato per essere valido, per essere perseverante, dice ancora il Concilio «richiede d’essere esercitato con azione comune (idem). Guai a chi rimane solo! E soli rimangono spesso quelli che prescindono, oggi specialmente, da un vincolo qualificato. Basta l’amicizia? L’amicizia è una magnifica fonte di apostolato ma da sè, ordinariamente, non basta, non dura: essa aiuta e fiorisce, se favorita da una « societas spiritus », da una comunanza di spirito (Filp, 2,1), come dice San Paolo, da un ‘associazione omogenea e ben costituita.
Oggi non è molto sentito il bisogno associativo: ciascuno vuol tenersi libero, non vuole vincoli, non discipline, non iscrizioni, non tessere, non distintivi, al contrario di ieri. Ma la realtà delle cose, con la voce del Concilio, ci ammonisce «NELLE PRESENTI CIRCOSTANZE E’ ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CHE… SIA RAFFORZATA LA FORMA DI APOSTOLATO ASSOCIATA E ORGANIZZATA… » (Ap. Laici 18) ECCO LA PAROLA OGGI NON DA TUTTI COMPRESA: L’ORGANIZZAZIONE» (così ancora il Papa).
« Indubbiamente essa produce molte complicazioni, molestie, oneri, che non sono sempre gradevoli; i giovani specialmente sono sensibili ed insofferenti. Indubbiamente l’organizzazione non è fine a se stessa. Ma è necessaria; dovrà essere snellita e modellata secondo le circostanze, i gusti, i bisogni; ma è necessaria. E’ sotto un certo aspetto un sacrificio, ma insieme un onore per chi vi appartiene; è una condizione di efficacia per gli scopi che essa si propone. Per l’apostolato moderno è praticamente indispensabile: occorre l’organizzazione».
IMPEDISCE L’ALLINEAMENTO ALLE DIRETTIVE DEL PAPA LA SCARSA CONOSCENZA DELL’IMPEGNO APOSTOLICO, CHE, PROPRIO PERCHE’ IMPEGNO APOSTOLICO, RICHIEDE INSERIMENTO, ACCETTAZIONE E TESTIMONIANZA PERSONALE DELLA VERITA’ PROPOSTA DAL MANDANTE.
Colui che costituzionalmente ci pone in piano di corresponsabilità di vita e di impegno apostolico associativo è il Cristo. E’ LUI che si è costituito Capo del Corpo Mistico, che ci ha resi partecipi di una necessaria riparazione iniziata con il «SI» dell’Immacolata, consumata sul Calvario e lasciata aperta, quale solco da percorrere da ciascuno di noi: «chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la propria croce e mi segua».
La scarsa conoscenza dell’impegno apostolico porta alla superficialità di analisi, spirito di autosufficienza in dilettantismo specializzato, con le gravi conseguenze che ne derivano poi nella vita associativa, che sono:
1) piccoli gruppi autonomi che conducono un’attività al di fuori delle linee programmati che del Centro, che in base ad un falso pietismo: «andare incontro a tutti ed in qualunque modo», introducono nell’ambito del gruppo simpatizzanti, immaturi per un impegno preciso apostolico che nelle più fortunate ipotesi ritardano il cammino agli iscritti e spesso finiscono con il creare complicazioni agli iscritti fino a fare del gruppo una piccola cellula a se stante, avulsa dalla finalità e dalla metodologia .del Centro.
2) scarso approfondimento degli impegni cristiani ed associativi che devono portare ad una testimonianza personale ordinata eticamente e dottrinalmente ai principi immutabili della Scrittura, della tradizione e della morale, che proprio per il loro intrinseco carattere di immutabilità sono perennemente aggiornati e da attuarsi.
3) frustrazione del fine del nostro Centro che vuole essere precisa e volontaria risposta all’Immacolata la quale, come Madre della Chiesa, «in tempo ben preciso – come ha scritto al nostro Centro Pio XII – ha fatto risentire a… Lourdes ed a Fatima l’invito alla penitenza già rivolto dal Precursore e ripetuto poi e comandato dal Divin Redentore».
E’ vero che gli errori moderni vorrebbero scalzare dalla nostra vita il dovuto culto verso Maria Santissima ed affermare l’alienazione da qualsiasi principio morale con il soggettivismo e l’autonomia in materia di dogma, ma è pur altrettanto vero che l’impegno comunitario ed associativo ha proprio quale primo compito di approfondire e vivere gli insegnamenti della Chiesa, portandone avanti il senso dottrinale, che non può essere a se stante, ma è profondamente ancorato nelle strutture evangeliche e nel Magistero.
Una caratteristica del nostro piano associato è la nostra strutturale dipendenza dalla Sacra Congregazione per il Clero.
Dipendenza che dice presenza ed azione nelle nostre Sezioni di apostolato di numerosi sacerdoti.
La presenza di gran numero di sacerdoti, religiosi e religiose nei settori Volontari della Sofferenza e Fratelli degli Ammalati è indice qualificativo dell’Associazione e proprio per tale presenza il nostro apostolato rimane alle dipendenze della Sacra Congregazione per il Clero.
Tale presenza non soltanto sottolinea l’azione degli Assistenti Ecclesiastici nella vita del Centro, perché in tal caso la presenza dell’ Assistente è presenza del Vescovo, ma partecipazione viva di numerosi sacerdoti nello svolgimento dell’apostolato. Tale presenza deve essere valorizzata.
Per un inserimento totale dei Sacerdoti nella vita dell’apostolato, come i Fratelli degli Ammalati svolgono la propria attività in seno al Gruppo di Avanguardia, così i Sacerdoti sono invitati a partecipare all’azione del gruppo stesso. ECCO LA DIRETTIVA CHE VI PRESENTO CON PREGHIERA DI APPLICARLA.
La presenza del Sacerdote non vuol dire cessazione della responsabilità d’azione del Capo Gruppo, ma aiuto alla formazione stessa dei membri del gruppo e spinta qualificata all’azione apostolica nelle linee associative, memori di quanto dice il Vaticano II nel Decreto dell’Apostolato dei Laici, che coloro che danno la propria adesione ad Associazione debitamente approvate, sono impegnati ad approfondire lo spirito e ad operare nelle linee matrici delle medesime Associazioni.
3) Raccomanda l’apostolato associato l’ambiente in cui vive l’ammalato
a) Ambiente familiare
Non vi è dubbio che l’ambiente familiare dovrebbe essere il migliore ambiente per sostenere il sofferente e per maturare in piano comunitario, in famiglia, il «senso» e i soprannaturali vantaggi della croce. Ove la fede viene realmente testimoniata, se la presenza del sofferente necessariamente marca un passo più faticoso e lento nel ritmo della famiglia, il contatto con la realtà del dolore finisce però con il creare un’unità più profonda.
Questa è la «preziosissima testimonianza» che offrono le famiglie cristiane, «le quali in tutta la loro vita si mostrano coerenti con il Vangelo e mostrano con l’esempio cosa sia il matrimonio cristiano» (Decr. Ap. Laici 12).
Ma purtroppo non è sempre così!
«Le odierne condizioni economiche, socio-psicologiche e civili portano turbamenti non lievi nella vita familiare» (Gaudium et Spes, 47), che inesorabilmente e sempre amaramente si ripercuotono su chi soffre. Ed allora al disagio fisico si aggiunge anche quello morale, reso più acuto dal contesto familiare. Ed in queste situazioni sorgono imponderabili duri, che lasciano tracce anche nelle coscienze più incallite.
La disperazione e la rivolta contro Dio e contro se stessi diventano sovente tristi conseguenze di una ricerca di evasione da uno stato divenuto insopportabile. Disperazione e rivolta che non risolvono nulla, mentre possono dischiudere un’eternità disperata.
La famiglia stessa talvolta diventa l’ambiente opprimente, ove:
1) con falsi pudori l’ammalato viene positivamente racchiuso nelle pareti familiari, impedendogli anche di uscire o di essere avvicinato, come se essere sofferenti costituisce una vergogna per chi soffre e per la famiglia.
Questo avviene non soltanto in zone sottosviluppate o in ambienti ove l’ignoranza potrebbe creare un attenuante a simili situazioni vergognose e degradanti per chi le infligge e per chi è costretto a subirle, ma anche in famiglie, ove nel naturale sentimento della pietà e della solidarietà umana, ha però il sopravvento l’orgoglio di una falsa etichetta sociale, oppure il materialismo spietato. L’avvicinamento frequente nel mondo dei sofferenti, spesso porta a conoscenza di queste tristi e dolorose situazioni e le testimonianze potrebbero togliere un velo su tali falsi pudori famigliari: le varie pie istituzioni, in questi casi, diventano un epilogo desiderato e aperto;
2) con falsi protezionismi o paternalismi l’ammalato subisce un vero e proprio condizionamento per il solo fatto che egli, privo del dono della salute, non può e non deve preoccuparsi di nulla.
A parte la falsità di simili concezioni, talvolta però sotto tali forme paternalistiche si nascondono pure interessi vergognosi, che per il loro conseguimento hanno bisogno di un manto di altruismo, o pseudo carità.
I risultati, visti anche soltanto in piano umano, sono deplorevoli: il sofferente perde ogni iniziativa; si piega su se stesso; diventa apatico alla vita e arriva persino non soltanto ad accettare e subire simili situazioni, ma a giustificarle e difenderle.
Tale situazione è l’afflizione ed avvilimento più egoista che si impone a chi già è sofferente per qualche minorazione e si ricorre, per arrivare a convincere il paziente, agli argomenti più pseudo altruistici e con la ripetizione di ritornelli che, con l’andare del tempo, giungono a formare una mentalità falsata, prostrata e distrutta.
Anche ove non si celano interessi particolari, simili concezioni sono strutturalmente deformanti e cristianamente inaccettabili, proprio perché privano chi è già portato a ripiegarsi su se stesso, di qualsiasi stimolo che lo possa portare attraverso la legge degli incontri e scontri a quella maturità personale, umana, sociale e soprannaturale, cui ogni uomo deve tendere;
3) con la deformata formazione morale si immette il sofferente in un sistema edonistico, svuotante ed irreale, in base al principio materialista che la morale oggi è superata e che basta l’opzione fondamentale.
La casistica a questo punto diventa vasta e malamente ingegnosa che dallo stordimento dei sensi arriva alla droga, finendo con l’abbrutimento totale di chi dalla vita ha avuto già tanti dolori.
In questo caso i familiari non amano, ma distruggono la personalità dei propri congiunti; privi essi di visualità umane e soprannaturali circondano l’ammalato di false consolazioni, restringendo la vita al falso concetto del solo tempo che si vive, senza nessuna prospettiva sull’al di là.
Non mancano anche psicologi, o medici, che giustificano tali situazioni, offrendo anche definizioni pseudo-scientifiche, per dare una certa norma a quanto è totalmente fuori della legge comune e contraria a qualsiasi principio positivo e formativo dell’uomo.
b) Ambiente ospedaliero
Tema delicato, denso di problematiche che sembrano investire, per quel che appare nell’opinione pubblica, prima di ogni altra considerazione, tutti gli operatori di salute, qualunque sia la categoria a cui essi appartengono, mentre in realtà il primo ad essere interessato nell’ambiente ospedaliero è l’ammalato, di cui mai si sente il consiglio, né si osserva come egli si trovi nell’applicazione della stessa legislazione sanitaria.
Di proposito non esaminiamo la legislazione sanitaria; ci limitiamo a vedere gli ospedali nella loro realtà:
1) Rapporto tra medico e malato
«Il rapporto tra medico e malato è un rapporto umano e non solo professionale: rapporto che è oggi, nel nostro paese, profondamente mutato rispetto a qualche lustro fa, o se volete, a qualche decennio fa.
Non è questa una critica al nuovo sistema. Il nuovo sistema rappresenta, specialmente sotto il profilo tecnico, un progresso indubbio. Ma proprio in contrasto con questo progresso, che è, come dire tecnico, (le nuove strutture di assistenza medica consistono in una più efficiente, migliore erogazione dell’assistenza medica per tutti), non c’è stato un adeguato progresso dal punto di vista dei rapporti umani: anzi direi che c’è stato un regresso. E’ una grave lacuna che deve essere colmata» (Prof. Alessandro Beretta Anguissola in «La verità all’ammalato?» Edizioni Centro Volontari della Sofferenza, Roma 1967, pagg. 130).
La specializzazione nell’ambito della medicina ha rivoluzionato i rapporti tra malato e medico, mentre l’assistenza mutualistica e la facile ospedalizzazione hanno finito con il far perdere ogni rapporto tra medico e paziente.
2) Politicizzazione degli ospedali
Il punto è di tale importanza che merita una sia pure sommaria analisi.
«Politica e potere, sono due nozioni intimamente vincolate. Il potere permette alla «polis» il gruppo umano, di coesionarsi e di formare un tutto, unito nel conseguire il bene comune, o se si preferisce arrivare al medesimo punto partendo dall’estremo, il bene comune esige, per la sua selezione e promozione, che un gruppo sociale si procuri un potere unificatore e promotore.
Il potere inteso come strumento di coesione e di induzione nel corpo sociale, di tensione verso il bene comune, deve suscitare l’interesse di tutti gli uomini, anche dei cristiani, secondo il loro ruolo nel Corpo Mistico di Cristo.
E’ vitale che tale potere cada in mani che sappiano conservargli la sua funzione strumentale e di servizio. E’ importante che questo potere possa fare assegnamento sulla voce e la cooperazione di tutti, specialmente attraverso la fede.
Questa, infatti, proiettando sulle strutture del mondo una luce trascendente, concede al potere di svincolarsi da esse, in modo da poterle criticare, correggere e perfezionare, oppure, se necessario, cambiare.
La fede presta al potere anche il servizio insigne di mantenere aperti i fini propri della società verso il fine ultimo, proiettando sul percorso teologico la luce del Cristo che chiama tutti gli uomini all’incontro con Lui nella Parusia e nella pienezza del Regno di Dio» (Vekemans e Lepeley, «Temi Roventi alla luce del Cuore di Cristo», Ed. Centro Volontari della Sofferenza, Roma, 1976).
La Chiesa nella linearità della propria missione, lungi dal ricercare privilegi istituzionali, porta avanti l’invito alla pratica della giustizia, della carità, del rispetto di ogni persona, del soccorso che va ad ogni uomo perché proprio in ogni uomo sofferente si identifica il suo Divin Fondatore, qualunque sia la causa del suo dolore.
« La Chiesa chinandosi sull’uomo sofferente – ci ricorda Paolo VI – si china sul Suo divin Fondatore, lieta di incontrarlo, di poterlo servire e darGli sollievo nell’assetato, nel povero, nel carcerato, nel malato, nel viandante che cammina con noi, nell’affamato che ci fa sentire le sue esigenze.
« Noi ricordiamo come nel volto di ogni uomo, specialmente se reso trasparente dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di Cristo».
QUANDO LA POLITICA PRENDE IL SOPRAVVENTO SUL CONCETTO BASE DELLA LlBERTA’, CONCETTO SACRO IN TUTTI I MOMENTI DELLA VITA, MA TERRIBILMENTE PREZIOSO ALLORCHE’ SONO IN GIOCO DESTINI ETERNI, RESI PER CIRCOSTANZE SPECIALI, PIU’ VICINI, LA LlBERTA’ DELL’INDIVIDUO VIENE AD ESSERE SUBORDINATA AI GIOCHI DI PARTE, ALLE VARIE IDEOLOGIE, CHE MAI POSSONO ESSERE OBBLIGANTI NELLA ESPLICAZIONE DELLA VITA.
La politica non è più a servizio del cittadino, ma questi a servizio della politica: è la strumentalizzazione della persona; è il potere che soffoca e condiziona la libertà dell’individuo. Il sofferente viene a trovarsi in una posizione innaturale, tanto più costretta, quanto più profonda è la sua debolezza. Egli viene privato della libertà, proprio quando ha bisogno di essere sostenuto nel suo esercizio inalienabile di libera scelta.
L’apostolato Associato nel settore degli ospedali, come in quello della famiglia, trova tutta la sua esplicazione specialmente quando si tratta di illuminazione e difesa di diritti inalienabili da parte di coloro che sono i più direttamente interessati, i sofferenti, sostenuti in piano di consapevole e ferma carità anche dai fratelli sani che in tali ambienti operano.
c) Politicizzazione atea comunista
L’ATEISMO E’ UNO DEI FENOMENI CARATTERISTICI DELLA NOSTRA EPOCA E PARLIAMO DI ATEISMO COMUNISTA, INTENDENDO EVIDENZIARE QUANTO IL PARTITO ESPLICA IN FORMA NORMATIVA E PRATICA NELL’U.R.S.S., STRETTAMENTE IN RAPPORTO CON QUANTO GIA’ AVVIENE IN ITALIA, IN PERFETTA UNIFORMITA’ ALLE DIRETTIVE DELL’URSS, NELLE REGIONI SOGGETTE AI COMUNISTI.
Rimanendo di proposito nel settore ospedaliero, se consideriamo la politicizzazione che ne avviene nell’URSS, noi scorgiamo che essa investe dalla Scuola, Università – Facoltà di Medicina – all’andamento degli ospedali, ove l’ammalato, totalmente isolato dalla famiglia, è alla mercé dell’ateismo.
Il motivo di tale presa di posizione è chiaro, lo dice L’AGITATOR, N. 6, 1963: «La religione spesso specula sul dolore dell’uomo. Ecco perché è particolarmente importante non perdere di vista le persone che si trovano in difficoltà o sono state colpite da una disgrazia e porgere loro, nel momento opportuno, aiuto ed il dovuto sostegno».
DA QUI SEGUONO LE DISPOSIZIONI MINISTERIALI.
Vestnik Yysséy skoly, n. 2, 1965, pag. 70 pubblica:
«Ogni cattedra di medicina deve essere nel medesimo tempo cattedra di ateismo.
«Lo scopo dei corsi di ateismo è quello di preparare qualificati propagandisti dell’ateismo che sappiano poi organizzare l’attività ateistica negli ospedali, nelle cliniche ginecologiche, nei dispensari per donne e bambini, che sappiano dirigere circoli ateistici e tenere conferenze ateistiche».
« IL COMUNISMO POSSIEDE UNA STRUTTURA TUTT’ ALTRO CHE SEMPLICE», osserva il Cardo Mindzenty nelle sue memorie; «I fattori principali di questo movimento sono l’ideologia, l’organizzazione di partito, la coerenza con le proprie idee».
Non prendiamo in esame le ideologie ateiste nelle loro cause e nelle loro implicazioni sociali ed ecclesiali, considerate nel loro senso teorico e pratico.
A questo proposito ci sono già tante pubblicazioni. Le caratteristiche comunque, del comunismo, sono: «universale, assiomatico, positivo, post-cristiano».
Nel poderoso studio del Padre Vekemans «Temi roventi alla luce del Cuore di Cristo» vengono illustrate molto bene tali caratteristiche.
IL COMUNISMO NON CAMBIA, tende le mani, si dice diverso da quello di Mosca, ma è vertice ribadito ed imposto nelle stesse linee senza nulla mutare, così Kruscev al XXII Congresso del P.C.U.S.: «Se la lotta contro la religione è l’A B C del comunismo, questo non si ferma all’A B C ma va oltre e dice che contro la religione «bisogna saper combattere!». Occorre un sistema elaborato ed integrale di educazione scientifica ateistica che sappia raggiungere tutti gli strati ed i gruppi della popolazione, che impedisca la diffusione delle idee religiose, particolarmente tra i bambini e gli adolescenti… Compito di tutte le organizzazioni partitiche delle istituzioni ideologiche è quello di svolgere sistematicamente e coerentemente la propaganda scientifica ateistica, spiegare con pazienza ma in maniera convincente l’inconsistenza delle credenze religiose.
E’ particolarmente importante migliorare il contenuto del lavoro ateistico. Nella stampa, alla radio, nelle lezioni e nelle conferenze bisogna smascherare l’ipocrita morale religiosa, i tentativi degli ecclesiastici di adattarsi alle esigenze del tempo, bisogna dimostrare l’incompatibilità tra comunismo e religione. Nella propaganda scientifico-ateistica è consigliabile fare uso più largo di forme, quali: le Università dell’ateismo, le serate di domande e risposte, i giornali parlati, i cineforum. Però la cosa principale è arrivare a tutti e a ciascuno» (PRAVDA DEL 26.9.1962).
La Pravda del 20.11.1963, pubblica quanto deciso a conclusione della riunione avvenuta per trattare lo stato dell’educazione ateistica dei lavoratori e le misure per rafforzarla:
«Molte organizzazioni non hanno ancora collocato al centro delle loro attenzioni i problemi dell’educazione ateistica, non hanno sufficientemente compreso il danno delle credenze religiose…
Furono prese pratiche deliberazioni per il rafforzamento della educazione scientifica ateistica dei diversi gruppi e strati della popolazione, per impedire la diffusione delle idee religiose» (PRAVDA 20.11.1963).
IL RINNOVAMENTO DELLA CHIESA NON E’ AVVICINAMENTO AL COMUNISMO:
«La Chiesa si muove, la Chiesa si rinnova. Ma nonostante questo essa vuole restare chiesa, cioè quel complesso di istituzioni, di ministri, di riti che si fondano su un cieco atto di fede. La stessa parola rinnovamento non suona forse come un’espressione assurda quando si tenta di concordarla con categorie filosofiche quali la vita ultraterrena, le forze soprannaturali che influenzerebbero le cose degli uomini, l’incarnazione dell’idea del bene nel paradiso e del male nell’inferno? »(PRAVDA 6.11.1965).
Omettiamo per brevità quanto nell’URSS si sta facendo nel settore della medicina. Sarà questo oggetto di un lavoro che sto preparando «la pastorale del dolore».
Ma uguali linee tracciava l’Onorevole Berlinguer quando, dirigente del movimento ammalati nei sanatori italiani con il giornale ULT (Unione Lotta Tubercolosi) cambiato poi in « Conquiste Sociali», nel n, 5-6 agosto 1962 (notare l’anno) in vista dell’Istituzione degli Enti Regionali approvava le seguenti direttive dellAssemblea bolognese.
1) Ricostruire le sezioni UL T nelle case di cura della provincia bolognese, prendendo contatti con i degenti e le direzioni sanitarie onde far funzionare liberamente l’UL T nell’interno;
2) ottenere una sede sociale adeguata e conveniente;
3) in vista dell’attuazione dell’Ente Regionale organizzare l’attività dell’ULT su scala regionale, prendendo contatto con i Comitati provinciali dell’Emilia…;
4) perseguire nell’organizzazione dell’UL T l’unità fra tutte le categorie degli invalidi e minorati fisici, per addivenire alla costruzione di una «Associazione per la sicurezza sociale».
Nella considerazione di quanto esposto con sicurezza a questo riguardo possiamo concludere:
L’URGENZA DELL’APOSTOLATO ASSOCIATO E’ CONSIGLIATA DALL’ANDAMENTO SOCIALE IN CUI L’EDONISMO E LA POLlTlCIZZAZIONE SONO DIVENTATE IL MOVENTE DI TUTTA L’ATTIVITA’ CHE ABBRACCIA LA VITA DELL’UOMO.
L’urgenza dell’Apostolato Associato, apostolato convergente, unito, senza posa è consigliata dalle prossime elezioni, in cui per l’avvilimento dei concetti della morale e della famiglia, ad arte a tutti i livelli distrutti, c’è pericolo di trovarsi il 21 giugno nelle stesse situazioni dei paesi dell’Est.
III. COMBATTIAMO L’ERRORE DEL COMUNISMO
E’ questa la parola d’ordine che nella meditazione dell’intervento della Madre della Chiesa, fatto a Lourdes ed a Fatima, presento a tutti gli iscritti,
Già conoscete il richiamo dell’Immacolata: La Vergine Santa richiama alla preghiera ed il comunismo si presenta ateo, ossia sostiene e si sforza di dimostrare che Dio non esiste per cui l’uomo non può aver rapporti con Lui;
– La Vergine Santa invita a pregare per la conversione dei peccatori ed il comunismo nega i valori morali,
– la Vergine Santa richiama alla penitenza ed il comunismo vuole l’alienazione da qualsiasi concetto di conversione, affermando che simili idee restringenti l’asserita libertà dell’uomo, gli impediscono la sua piena libertà,
– la Vergine Santa invita al sostegno della Chiesa, del Papa, dei Sacerdoti e del loro sacro ministero ed il comunismo lavora per creare dei preti comunisti, dimentichi del loro sacrosanto dovere sacerdotale, mentre non dubita di violare Chiese, infangare la figura del Papa, offendere ed uccidere chi vuol testimoniare la propria fede.
I LAGER COMUNISTI SONO UNA PAGINA APERTA DI OGGI E NON SOLTANTO DEI NAZISTI DI IERI.
I papi a questo proposito hanno con vera ed apostolica chiarezza parlato. Tocca a noi ascoltare ed attuare quanto essi nella indefettibilità del loro mandato hanno detto per la nostra salvezza e per la salvezza della società.
Riportiamo, a sostegno di quanto affermato, la condanna che Pio XII ha emanato per chi collabora con i comunisti.
La condanna è posta in forma di domande e risposte.
1ª Domanda: Se è lecito iscriversi al partiti comunisti o appoggiarli.
Risposta: No. Il comunismo, infatti, è materialista ed anticristiano; anche se i dirigenti del comunismo talvolta dichiarano, a parole, che non combattono la Religione, pur tuttavia, di fatto, con la teoria e nella loro azione si mostrano ostili a Dio, alla vera Religione ed alla Chiesa di Cristo.
2ª Domanda: Se è lecito pubblicare, diffondere o leggere libri, periodici, giornali o fogli volanti che patrocinano la dottrina e le pratiche del comunismo, o collaborano con essi per mezzo di scritti.
Risposta: No perché è proibito dallo stesso Diritto Canonico (vedi can. 1399).
3ª Domanda: Se i fedeli che coscientemente e liberamente compiono gli atti di cui si parla ai nn. 1 e 2 possono essere ammessi ai Sacramenti.
Risposta: No, in base alle norme ordinarie che riguardano il diniego dei Sacramenti a coloro che non hanno la necessaria disposizione.
4ª Domanda: Se i fedeli che professano la dottrina del comunismo materialista ed anticristiano e, soprattutto, quelli che la diffondono o la propagano, incorrono ipso facto come apostati della fede, nella scomunica riservata in modo speciale alla Sede Apostolica.
Risposta: Sì, affermativamente.
(Pio XII, 1 luglio 1949)
Giovanni XXIII ribadisce che non è lecito collaborare con i comunisti.
La Congregazione del S. Officio è stata consultata se, nell’eleggere i rappresentanti del popolo, è lecito ai cattolici dare il voto a quei partiti o a quei candidati che, quantunque non professano principi opposti alla dottrina cattolica e anche se si attribuiscono la qualifica di cattolici, tuttavia di fatto si uniscono ai comunisti e li favoriscono con la propria attività.
Risposta: No, non è lecito, in conformità alla norma del1 luglio 1949.
Paolo VI riafferma l’impossibilità di tale collaborazione.
«In questo stato di inquietudine, tra deluse attese e non corrisposte speranze, si infiltrano facilmente forze operanti pericolose, che vengono a sgretolare l’unità religiosa e morale della compagine sociale fin ‘ora faticosamente mantenuta. Tra queste forze prevale, nel settore economico-sociale, come la più dannosa e la più carica di richiamo, il marxismo ateo che con il suo «messianismo» sociale fa del progresso umano un mito, e sui beni economici e temporali fonda ogni speranza; determina un ateismo dottrinale e pratico; propugna e prepara la rivoluzione violenta come unico mezzo per la soluzione dei problemi… ».
(Paolo VI, Esortazione pastorale all’Episcopato dell’America Latina, 23 novembre 1965).
« La Chiesa non aderì e non può aderire ai movimenti sociali, ideologici e politici, che, traendo la loro origine e la loro forza dal marxismo, ne hanno conservato i principi e i metodi negativi, per la concezione incompleta, propria del marxismo radicale, e perciò falsa, dell’uomo, della storia e del mondo.
«Il cristiano che vuol vivere la sua fede in un’azione politica intesa come servizio, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi ideologici che si oppongono radicalmente o su punti sostanziali, alla sua fede e alla sua concezione dell’uomo, né alla ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica di violenza ed al modo con cui essa riassorbe la libertà individuale nella collettività ».
(Paolo VI, Octogesima Adveniens, n. 26, 14 maggio 1971).
CONCLUSIONI
Preghiamo, preghiamo, preghiamo!
Preghiamo ed operiamo. Dio si serve di noi.
La nostra preghiera nell’interno del gruppo e mobilitata attorno a noi, deve «far forza» sul Cuore di Gesù.
Ricordiamo quanto ci ha detto Paolo VI: «Voi potete ciò che i potenti della terra non possono».
A noi pagare per la salvezza della cristianità in Italia, per la libertà di professare la fede.
A noi pregare la Madonna e fare sacrifici perché i seguaci di tali errori si ravvedano, aprano gli occhi, comprendano il pericolo tremendo in cui si trovano.
DIO PUO’ ESSERE COMBATTUTO, MA NON VINTO. DIO ESISTE ANCHE SE LO SI NEGA. DIO CI AMA E CI ATTENDE ANCHE SE IN LUI NON CREDIAMO.
Ed allora?
Possiamo disinteressarci della sorte dei fratelli e del pericolo che corre la patria nostra e la Chiesa?
Siamo cittadini del Cielo e siamo cittadini di questa terra. Camminiamo da figli della luce, testimoniando la nostra fede. Una fede racchiusa in noi stessi, nascosta e non professata, anche con vero disagio nostro, non è fede vera. Perché sia tale deve renderci intrepidi, costanti, operosi come la Vergine Santa.
Operate, datevi da fare senza sosta. Voi potete in forma raddoppiata:
– POTETE CON LA PREGHIERA;
– POTETE CON L’AZIONE.
Capovolgete la situazione dell’Italia con la vostra preghiera, con il vostro sacrificio costantemente offerto, con la vostra azione condotta senza tregua.
E’ la Madonna che lo vuole. Le apparizioni di Lourdes e di Fatima lo confermano.
E’ il Papa che ci invita al combattimento. Ascoltate quanto dice una nota dell’Osservatore Romano del 15 aprile u.s.:
«La nostra protesta non vuole essere un lamento, ma una spinta all’azione. Non si deve subire supinamente l’ingiusto aggressore che danneggia non tanto la propria persona quanto l’anima di un popolo e di una comunità. Bisogna reagire con la parola, con la stampa, con le leggi, con l’unità degli spiriti. Bisogna denunciare, senza timore di apparire fuori moda, questa forma di aggressione e di assedio. In una società civile e composta, ciascuno ha diritto di svolgere la sua missione senza sentirsi aggredito, ciascuno ha diritto al rispetto delle sue credenze fondamentali, ciascuno ha diritto a manifestare la sua opinione in forme corrette».
Sono gli stessi avversari, fratelli nostri, che hanno bisogno di noi; hanno bisogno delle nostre preghiere, del nostro sacrificio, della nostra azione, perché in questo momento non sanno quello che si fanno ed invece, devono ritrovare la luce.
Coraggio adunque!
Vi benedica la Vergine Santa. Vi sostenga, e ci renda irriducibili di fronte al male come il Suo Cuore Immacolato.
Sorella Myriam Vi saluta e di cuore invoco su ciascuno di noi la benedizione del Signore.
Sac. Luigi Novarese
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