L’Ancora: n. 3/4 – marzo/aprile 1970 – pag. n. 1-3

È questo l’anelito profondo di ogni cuore apostolico: portare la società a Dio, accogliendo il Suo invito, quello di essere Suoi testimoni e collaboratori di salvezza, ciascuno secondo la propria vocazione.
Esiste al di fuori della nostra volontà un disegno grande di perfezione e di felicità perenne, “oltre i confini della miseria terrena” (Gaudium e spes, 18) che continua a persistere nonostante la caduta dei nostri progenitori e la cattiva volontà di tanti uomini.

Inserirsi in tale disegno significa accogliere l’invito di Dio, che non ha voluto lasciarsi sopraffare dalla superbia e dall’egoismo dell’umanità; vuol dire scoprire il Suo disegno di misericordia, che mira a ridarci la dignità di figli di Dio; accoglierlo con la festosità di chi riacquista la luce, farlo proprio e viverlo con tutte le forze.
Inserirsi in tale disegno significa guardare verso l’alto e comprendere che la terra, sia pure con tutte le sue bellezze, non può appagare i nostri intimi e profondi desideri, che cercano l’Assoluto, nella Sua bellezza, nel Suo ordine, nella Sua carità, nel Suo distacco da ogni cosa che a Lui non ritorna come ultimo fine.
Soprattutto, comprendere il disegno di Dio, significa gioia di scoperta della perla più preziosa che mai avremmo potuto trovare e proposito di tenerla a qualunque costo, senza compromessi e confronti. Scoprire il disegno di Dio significa comprendere che Dio ci ama, ci vuole felici, ci vuole protesi come Lui, nella carità.
Non è difficile scoprire tale disegno, altrimenti l’invito ad ogni anima rivolto da Nostro Signore Gesù Cristo sarebbe un’invito per pochi, per un’élite e non un invito rivolto in piano universale.
Lui, invece, da quel terribile venerdì santo, in cui ci ha manifestato il Suo amore continua a chiamare tutti al Suo Cuore adorabile e a presentare la Sua parola e la Sua vita con i segni inconfondibili della realtà di tutte le cose belle, di tutte le scoperte più sublimi ed ardite che incontriamo e constatiamo nel corso della storia dell’umanità. La creatura che in maniera eminente ha dimostrato di comprendere i disegni di Dio e di farli propri, inserendocisi pienamente in essi, è stata la Vergine Immacolata. La risposta però della Vergine Santa sorpassa i confini di una risposta strettamente personale; Ella ha altresì risposto per tutti noi, come il Cristo non è figura a sé stante solo, ma essenzialmente relativo a noi, perché Capo del Corpo Mistico. La Madonna pronunciando il suo “Si’” è diventata la Madre dei viventi ci ha fatto comprendere inoltre come la creatura debba essere sempre rivolta al Cielo e come sia suo supremo interesse cogliere l’invito di Dio per rompere le catene della schiavitù del peccato ed acquistare la libertà dei figli della luce.
La Vergine , Santa è la Capo fila di tutte le anime di buona volontà che credono, accettano, riparano, che gioiscono della libertà riconquistata e ridonata da Gesù, Salvatore nostro. E questo lo possiamo noi desumere non soltanto dalla Sua pronta e sublime risposta senza riserva alcuna all’invito dell’Angelo, ma dall’esame attento di quanto Ella stessa ci ha detto attraverso il cantico del “Magnificat”. Per inserirsi in qualsiasi piano di lavoro occorre conoscerlo e sapere quale sia la posizione di chi riceve un mandato e quale cosa debba presentare agli altri. Inoltre occorre conoscere quale sia la condizione per parteciparvi e fino a che punto il mandante sia disposto a sostenere il piano presentato. Tali elementi comuni in qualsiasi lavoro li riscontriamo altresì in quello della Redenzione. La Vergine Santa, Madre e Maestra nostra, non solo ci presenta il disegno di Dio, ma lo presenta come programma della propria vita, dimostrando di volerlo attuare a costo della propria personalità, lasciandoci quale ammaestramento la Sua parola ed il Suo esempio.

CONOSCERE IL PIANO DI DIO

Conoscere il piano di Dio significa saper leggere nel grande libro delle cose create essendo esse “la perenne testimonianza di sé” (La rivelazione Cap. 1, 3) che il Creatore offre agli uomini affinché attraverso le cose che vedono e toccano sappiano e possano risalire, se vogliono, a Lui che tutto ha creato (Rom. 1, 20). “L’uomo nella sua unità di anima e di corpo sintetizza in sé, per la stessa sua condizione corporale, gli elementi del mondo materiale così che questi attraverso di Lui, toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore (Gaudium et Spes, 14).
Da queste considerazioni già è chiara l’idea che noi possiamo farci di un Dio Creatore, quindi sapiente, buono, ordinatore che fa tutte le cose belle e tra loro ordinate a servizio e sostegno dell’uomo, il quale “nella sua interiorità trascende l’universo” (Gaudium et Spes, 14).
Ma l’uomo non è fine a se stesso al di fuori del piano di Dio; egli è l’intelligenza creata, capace di comprendere il divino disegno che parte dalla creazione, si manifesta nel piano della caduta dei nostri progenitori e si conclude con l’annuncio dell’Angelo alla Vergine Santa e l’immolazione e risurrezione del Cristo. In questo meraviglioso piano di salvezza l’uomo non è spettatore impotente di fronte alla divina volontà, ma un’invitato a parteciparvi per avere il proprio riscatto e divenire a sua volta con Cristo che ci dà possibilità nuove, un suo cooperatore per la salvezza degli altri fratelli.
Disegno questo che sorpassa qualsiasi aspettativa e schiude orizzonti di fraterna solidarietà impensati. Conoscere ed inserirsi in questo piano divino è segno di intelligenza vera, è interesse supremo di ogni creatura. La nostra Madre spirituale è la gioiosa annunciatrice di questo piano misericordioso di Dio e col Suo esempio ci insegna come dobbiamo accettarlo, farlo nostro e viverlo.

L.N.