L’Ancora: n. 5 – gennaio 1954 – pag. n. 1-4
L’Ancora – N. 5 – maggio 1954 – pag. 1-4
Alle ore 7 del mattino, del 4 corrente, con un sole che poco alla volta diradava le nubi, mentre le campane del Santuario festosamente suonavano a distesa, chiamando i bimbi di Re alla prima Comunione, presente un piccolo numero di ammalati e di Fratelli degli Ammalati, ebbero inizio i lavori di sbancamento per la costruzione della Casa Cuore Immacolato di Maria.
La posa della prima pietra già era stata solennemente fatta il 14 febbraio 1953, alla presenza di Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Gilla Vincenzo Gremigni, Vescovo di Novara. Ora, non si trattava più che di dare inizio ai lavori.
Le numerose difficoltà che si erano sovrapposte, fino agli ultimi giorni, erano finalmente tutte sfumate. Il quattro maggio coincideva anche col quarto giorno della novena, fatta da tutti i 17.000 ammalati del centro.
Un’ammalata scriveva, in questi giorni, alla nostra Direzione :
– Quali doni porterà la Madonna in questa seconda mobilitazione generale? In questa seconda mobilitazione generale la Madonna ha benedetto la nostra attività, facendo dileguare come nebbia di fronte al sole, tutto ciò che impediva la realizzazione di questo voto, che era ormai, una fervida attesa di tutti.
A parecchi abitanti di Re, ignari di tutto il lavoro che si stava iniziando, sarà sembrata strana quell’uscita di ammalati così per tempo, mentre ancora il clima era così rigido. Gli ammalati sostarono dinanzi alla statua della Madonna, che da poco di più di un anno attendeva quel giorno di inizio dei lavori. Proseguirono subito fino al ruscelletto, ove una squadra di uomini con picconi e pale attendevano il via per iniziare lo sbancamento del terreno.
Il Comm. Poscio ed il suo genero, Geometra Gaglione, erano rappresentati dal Capo Mastro Vito.
Si recitarono tre Ave Maria con le invocazioni: « Nostra Signora di Lourdes, Nostra Signora di Fatima, Nostra Signora di Re, pregate per noi ».
All’invocazione « Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria », si è dato il via ai lavori. I primi colpi di piccone affondavano nella terra fresca ed umida dalla pioggia del giorno innanzi, mentre i presenti recitavano il Santo Rosario.
Lavoro materiale e preghiera costituivano l’inizio dei lavori per la costruzione della Casa Cuore Immacolato di Maria.
Il camion pieno di terra smossa, già iniziava il suo scarico mentre gli ammalati facevano ritorno all’Ospizio per riuscire subito poco dopo incontro a sua Eccellenza Monsignor Vescovo, che proprio in quel giorno veniva a Re per la visita pastorale.
Un’ammalata del centro, la Signorina Claudia Giustiniani, barellata, presentò a Sua Eccellenza Monsignor Vescovo, in nome di tutti gli ammalati del centro, un mazzo di fiori bianchi. Sua Eccellenza, con cuore paterno accoglieva l’omaggio gentile e più tardi in Chiesa durante la celebrazione della Santa Messa, all’omelia, non mancava di tratteggiare il lavoro di apostolato che si sarebbe dovuto svolgere a Re.
Parole belle, commoventi, chiare, che delineavano un programma ben preciso, mettendo in guardia dalle eventuali strutture demoniache che potrebbero allontanare la realizzazione del lavoro qualora non siamo noi costantemente vigilanti.
Alle ore 11,30 Sua Eccellenza scendeva con gli ammalati al luogo dell’inizio dei lavori e ancora una volta li benediceva. Amabilmente poi conversando tra gli ammalati, quale Padre tra i figli, si recava all’Ospizio Barbieri per visitare i lavori già attuati e quelli in via di costruzione.
Impossibile descrivere la commozione di quei momenti. Finalmente il via era stato dato. La massima Autorità della Diocesi era tra di noi e con tanta soave carità e con tanta fermezza sosteneva i nostri cuori.
Gli ammalati e tutti gli ascritti al Centro non finiranno mai di convenientemente ringraziare il Signore e di fervidamente pregarlo per il vigile Pastore della Diocesi di Novara, S. E. Mons. Gilla Vincenzo Gremigni. Se i lavori oggi si sono iniziati, dopo Dio, è merito del Vescovo di Novara, che con tanta sapiente carità ha saputo sostenere, consigliare, guidare per addivenire ad una conclusione.
Molte difficoltà sono state sorpassate per poter giungere all’inizio di questi lavori e molte altre ancora certamente dovranno essere sormontate, perché la Casa della Madonna sia solidamente appoggiata su fondamenta incrollabili, quelle della preghiera e del dolore.
Belle sono le Chiese che si elevano in quest’ Anno Mariano a perpetuo ricordo della definizione dogmatica dell’Immacolata; ma crediamo di non mancare di umiltà se solennemente affermiamo che dopo la Basilica di Lourdes, la Casa Cuore Immacolato di Maria è il monumento più importante e più necessario nell’ora presente, per la realizzazione proprio di quelle richieste, che la Madonna ha con tanta accorata insistenza formulato a Lourdes e a Fatima.
Sarebbe stato impossibile iniziare proprio a Lourdes questo apostolato di spirituale formazione dell’ammalato.
Lourdes, capitale della preghiera e della sofferenza, capitale della più bella devozione mariana, città dei trionfi dell’Eucaristia, città della 1uce per gli afflitti e per i doloranti, è destinata prima di tutto ad accogliere le folle di ogni classe, di ogni qualità, senza distinzione alcuna, con la spontaneità con cui i figli ritornano tutti assieme alla casa materna. Lourdes è la città del trionfo della grazia, la città ove si attua « il gran perdono ed il gran ritorno », mentre Re è la silenziosa officina del dolore, ove gli ammalati ed i sani, alla scuola di Maria SS.ma, sulle basi da Essa stessa tracciate a Lourdes e a Fatima, basi dalla Chiesa riconosciute, attendono alla valorizzazione del dolore e di tutta la vita, realizzando quella penitenza dalla Madonna con tanta insistenza richiamata.
Lourdes e Re resteranno unite assieme nella formazione delle anime, perché entrambe destinate ad attuare quanto ha dimostrato di volere l’Immacolata.
L’apostolato di Re non ha alcun programma particolare o personale. Le persone di tutti i dirigenti scompaiono, il programma unico e base di tutto è quello indicato dalla Madonna. La necessità dell’apostolato della valorizzazione della sofferenza e dell’arruolamento di tutti gli ammalati del mondo sotto la guida della Vergine Immacolata celeste ed inclita condottiera è stata sottolineata dalla parola della Madonna stessa: « Molte sono le anime che vanno all’inferno, perché non vi è chi preghi e chi si sacrifichi per esse ».
L’apostolato di Re non è nostro, è essenzialmente della Madonna. Di nostro a Re non c’è proprio nulla, tutto quello che si svolge in quel bel santuario ai confini dell’Italia, proteso anche verso l’Oriente, sfugge dalle persone e dai programmi individuali e solennemente e con fermezza si innesta nei programmi dell’Immacolata.
Non sappiamo noi fin dove e fino a quando la Madonna vorrà condurre l’apostolato di Re; noi fervidamente ci uniamo alla Vergine Immacolata, per rendere attuato a Re quanto Essa domanda.
Aiutare la realizzazione quindi di questo apostolato non è soltanto aiutare un’iniziativa bella e santa, pietosa e confortatrice per gli ammalati ma personale; aiutare questo apostolato è qualcosa di ben più grande e di più concreto, vuol dire aiutare l’Immacolata a realizzare quanto da Essa voluto.
Per quanto sia a nostra conoscenza nessuna iniziativa è sorta in quest’anno mariano per ripetere ai posteri, in perpetuo, le parole della Vergine, dette a Lourdes e a Fatima. Benedica dunque la Madonna questi sforzi e ci tenga sempre vicini ad Essa perché non dobbiamo noi, con la nostra debolezza e pochezza, rovinare i Suoi augusti
piani di misericordia.
Gli ammalati costituiscono l’esercito più importante dell’ora presente.
E’ necessario che queste falangi di anime di buona volontà siano tutte riunite per diradare le nubi che si addensano su questa povera società e perché gli uomini si sentano veramente fratelli e si intendano tra di loro.
Dio voglia che i lavori iniziati nel centenario della definizione del dogma dell’Immacolata siano ultimati per il centenario dell’apparizione della Vergine a Lourdes.
Ad elevare questo monumento alla Madonna non è la Direzione nostra impegnata, più di quello che non lo siano tutti gli ammalati e tutti i sani. Tutti i figli sono tenuti a realizzare i desideri della Madre, manifestati 96 anni fa a Lourdes.
Sia gloria di tutti avere il proprio nome scritto nei celesti archivi della Madonna, perché la devozione alla Madre celeste, arrivati ad un certo punto, si deve pur dimostrare, realizzando quanto Essa ha richiesto.
L. N.
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