L’Ancora: n. 3 – marzo 1968 – pag. n. 1-4

Il Santo Padre nel Discorso pronunciato mercoledì delle Ceneri ed In quello dei 1° marzo u.s. ha sottolineato l’insegnamento vitale della liturgia quaresimale ed ha poi rivolto un caldo invito a voler vivere un intenso programma di preghiera e di penitenza, nutrito dalla parola di Dio.
Desidero sottolineare il dovere di fare penitenza che incombe su di noi in modo del tutto particolare perché:
1) abbiamo creduto dì seguire quale linea ispiratrice della nostra personale santità il programma dell’Immacolata; ed il programma della Madonna è un fermo ed accorato invito all’esercizio della penitenza;
2) aderendo ad una segreta mozione dello Spirito Santo abbiamo dato l’adesione ad un’Associazione, la cui testimonianza ecclesiale è di vivere lo, Statuto che regola l’attività interna ed esterna secondo il programma di penitenza della Vergine Santa, recentemente, con tanta ferma chiarezza, richiamato dalla Chiesa.
3) la Chiesa, i fedeli tutti, giustamente attendono dalle nostre persone un vero apporto di preghiera e di penitenza per l’incremento di tutto il Corpo Mistico; potenziamento di santità per i giusti, aiuto per i peccatori. Questo dovere è per noi determinante perché oltre che un dovere eminentemente cristiano è un impegno vocazionale e di specifica testimonianza ecclesiale. Se noi non viviamo intimamente e personalmente tale Penitenziale programma con impegno quotidiano, sempre nuovo per le circostanze sempre varie della giornata, sempre maggiormente inteso e più profondamente vissuto con una progressione che si ha per interna corrispondenza alla grazia, siamo degli Incoerenti, dei cembali suonanti, delle creature che comprendono quel che devono fare, ma che al momento opportuno si tirano indietro.
Il nostro secolo è quello delle realtà, il secolo delle affermazioni dei doveri e dei diritti della persona umana.
“Se guardiamo proprio l’onda dello spirito moderno – Paolo VI, lo marzo u.s. – noteremo la ricerca del benessere, degli agi; la cura di eliminare ogni inconveniente, ogni malattia, ogni ostacolo. Si è come dominati dall’aspirazione verso una prosperità che finisce per introdursi anche nella nostra vita spirituale, religiosa. Magari inconsapevolmente, ci assorbe un naturalismo, una simpatia con la vita materiale, al punto che il fare penitenza appare incomprensibile oltre che molesto”.
Il programma quindi penitenziale presentato dalla Madonna a Lourdes ed a Fatima e da noi visto ed accettato, ci tocca in modo del tutto particolare e ci invita in questa Quaresima ad una seria e profonda meditazione.
La Madonna a Lourdes ed a Fatima non soltanto ha domandato la penitenza ma ha fatto compiere positivamente atti penitenziali.
La Madonna a Lourdes non si è limitata all’invito “penitenza, penitenza, penitenza”, ma ha fatto compiere alla piccola Bernardetta atti precisi di penitenza, anche ripugnanti alla sua natura ed a scapito della sua reputazione personale. (Vedi ad esempio quando le ha detto di lavare il volto con l’acqua melmosa appena scaturita dalla fonte). Uguale è la direttiva a Fatima verso i tre pastorelli. Osservando attentamente l’intervento della Madonna e constatando come Ella abbia voluto che i suoi confidenti si esercitassero in atti penitenziali, volete voi che possiamo restare al Suo servizio senza risentire in noi il medesimo senso di penitenza che ci spinge ad esercizi pratici penitenziali esterni ed interni. Il richiamo della Madonna lo vediamo molto bene inquadrato nella liturgia quaresimale, “fate penitenza”. Chissà che il Signore non vi usi misericordia; vedendo il pianto sui vostri peccati, chissà che non dimentichi tutto quello che voi avete fatto.
“La penitenza – Paolo VI idem – è necessaria. Ce lo ha detto Nostro Signore. “Si poenitentiam non egeritis, omnes simul peribitis”: se non farete penitenza, tutti perirete. Parole categoriche, esigenti, di singolare gravità. Il Signore Gesù ci chiede la penitenza; l’invito è ripetuto dalla Chiesa. Di recente essa ha rinnovato la disciplina sull’alto argomento e pur alleviando alcune prescrizioni, ha avuto cura di lasciare intatto lo spirito e valida sempre la necessità di opere penitenziali. Ciò è indispensabile; è legge della vita cristiana. Occorrerà quindi adattare il nostro spirito a tale disciplina; ma non potremo esimerci dal confessare a noi stessi che quella legge e regola non ci trova ben disposti e simpatizzanti. Ciò sia perché la penitenza è di natura sua molesta, costituendo un castigo: un qual che cosa che piega la nostra fronte, il nostro animo e tormenta un po’ anche le nostre forze, sia perché mentre ad alcuni manca la possibilità fisica e per questi la Chiesa è larga della sua liberalità ‑ fa in genere difetto la persuasione, la stessa logica. Si succedono anzi in noi gli interrogativi: Perché si deve far penitenza? Per quale motivo dobbiamo rendere triste la vita quando è così piena di malanni e difficoltà? Perché dunque ci dovremmo infliggere volontariamente qualche sofferenza aggiungendola alle molte già esistenti?”.
Questo periodo quaresimale ci impegna dunque a personalmente vedere di fronte a Dio, a noi stessi ed alla Chiesa quale sia il nostro personale concetto sulla penitenza, quali i motivi da noi afferrati e determinanti per un sostanziale e continuo cambiamento di vita.

QUAL’E’ Il VOSTRO CONCETTO SULLA PENITENZA?

Qual’è il vostro intimo pensiero, impegnativo, fattivo sulla penitenza che ciascuno di voi deve compiere e che si è prefissa di attuare, entrando in Associazione? Evidentemente la prima penitenza è ridurre in servitù il proprio corpo, in tutte le sue manifestazioni disordinate. In secondo luogo occorre anche considerare che la penitenza positiva non è affatto esclusa dalla nostra considerazione e che dobbiamo pure attuare per vivere in lineare coerenza il programma dell’Immacolata visto ed abbracciato.
E’ un concetto relativo, superficiale che noi abbiamo sulla penitenza? E’ un concetto che ci lascia tranquilli quando alla sera possiamo dire di aver trascorso la giornata senza troppe passività? E’ un concetto impegnativo soltanto qualche volta durante l’anno? Esaminiamoci e vediamo se sentiamo il concetto della penitenza come un impegno interiore, che ispira la nostra esistenza, proprio perché la penitenza oltre che essere la nota dominante della redenzione è così insistentemente e fortemente richiamata dalla Madonna quale rimedio dei mali odierni, per cui stando noi al servizio dell’Immacolata dobbiamo essere dominati, presi, soggiogati da questa sollecitudine, spinti all’azione più tenace tanto nella nostra vita personale quanto nella vita ecclesiale.

L.N. (Continua)