L’Ancora: n. 7 – luglio 1958 – pag. n. 3-5
Vivere in « grazia di Dio » è la base per essere veramente dei viventi e non dei morti ambulanti; vivere in « grazia di Dio » e volontariamente porre a disposizione di Maria Santissima tutta la propria vita di dolore è la base per un « Volontario della Sofferenza »; ma tutto ciò non basta.
C’è ancora qualche cosa che noi possiamo e dobbiamo fare nella nostra vita, che è parte integrante del nostro impegno d’azione: la conquista del fratello di dolore.
Non è sufficiente avere il proprio tesoro di fede, dobbiamo, secondo l’insegnamento di S. Paolo, « conquistare » il fratello.
« Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnarli. Mi faccio tutto a tutti per procurare la salute di tutti » (I Cor. IX, 22-23).
Il programma nostro d’azione lo dobbiamo considerare alla luce di Colei che l’ha lanciato e in riferimento all’oggetto che vuole conquistare.
Maria SS.ma ha pianto dinnanzi alla piccola veggente di Lourdes, alla vista di tanti peccatori. Su tanti figli che « devono » tornare alla Casa paterna, la Vergine Immacolata ha guardato con occhio desideroso di Madre che vuole riunire i propri figli, per « conquistarli » al « regno di Dio », ha pronunciato una sola parola, che però è vastissimo programma d’azione, « penitenza, penitenza, penitenza ».
Non è qui il luogo di ripetere il significato della parola della Vergine Santa.
La Vergine Immacolata non ha parlato soltanto per Santa Bernardetta. Ciò che era riservato alla fanciulla prescelta, la Vergine ha comandato di tenerlo segreto.
La parola della Madonna “penitenza” è essenzialmente un invito lanciato indistintamente a tutti, perché la penitenza, imposta da Dio ai nostri progenitori, tocca tutti i loro discendenti.
La Bernardetta, dopo aver ascoltato l’invito della Regina del Cielo, ha reso testimonianza di quanto ha udito, ripetendo a tutti le parole della Madonna e poi si è ritirata in convento per attuare nella propria persona quanto aveva udito.
La nostra vita di ammalati è una continuazione della vita di Santa Bernardetta: ascoltare l’invito della Madonna, tradurlo in realtà nella nostra persona, ripeterlo infine a tutti per estendere al massimo le richieste della Vergine Santa.
Per questa ragione il Santo Padre, nella Lettera che ci ha fatto recentemente inviare dalla Segreteria di Stato, ci ha fatto dire di essere « grato ai Volontari della Sofferenza che diffondono il loro invita in funzione di apostolato, facendosi eco del monito alla penitenza ed alla mortificazione ripetuto dalla Vergine a Lourdes e a Fatima, così come è grato non meno a quanti tale monito e tale invito ascoltoranno e, concorrendo all’incremento del prezioso deposito, ne accoglieranno, per sé e per gli altri, frutti copiosi di grazia e di gaudio nel Signore ».
Nel pronunciare l’invito alla penitenza la Vergine benedetta era fedele eco di tutta la vita del, Cristo, dalla Sua predicazione al “Sitio” della Croce.
Nel pronunciare tale invito Maria Santissima non ha fatto altro che continuare la sua missione terrena e celeste, portare le anime a Gesù.
Nè potrebbe Maria Santissima fare diversamente. La sua volontà aderisce perfettamente al volere di Dio. Il « quaerite primum regnum Dei » era ed è al centro di tutte le aspirazioni della Vergine benedetta.
Dalla santificazione del Battista nel seno della Madre al primo miracolo operato da Gesù alle nozze di Cana, che ha causato la fede negli Apostoli, alla preghiera nel Cenacolo nell’attesa dello Spirito Santo, Maria Santissima non ha fatto altro che illuminarci intorno alla sua missione.
Il mezzo indicato è universale, alla portata di tutti, a tutti comandato, « conditio sine qua non », per entrare nel regno dei Cieli:
« Chi vuol venire dietro a Me, prenda la propria croce e mi segua ».
La croce della penitenza, la croce del lavoro e del dolore, senza le quali non si può piacere a Dio.
Le parole della Vergine Immacolata alla piccola Bernardetta sono un richiamo a tutte le anime a voler essere nello stato da Dio imposto, dopo la caduta dei progenitori.
Essere “Volontario della Sofferenza” vuol dire dunque essere la fedele eco della Vergine Immacolata presso i compagni di dolore, per « conquistarli » secondo l’espressione paolina e farne strumenti operanti nelle mani di Maria Santissima; vuol dire farsi debole con i deboli per guadagnarli alla vita eterna.
Dare la propria adesione a questo programma di lavoro vuol dire diventare una pedina d’azione nel settore della valorizzazione del dolore, secondo le richieste rivolte da Maria Santissima a Lourdes ed a Fatima; vuol dire impegnarsi a trasformare il proprio ambiente; vuol dire conquistare uno ad uno tutti i fratelli di dolore, per la salvezza delle anime.
Non basta dire di amare la Madonna, per essere realmente al Suo servizio; bisogna prima di tutto attuare quanto Ella desidera.
Dobbiamo anche noi, come Maria Santissima, sentire il desiderio che tutte le anime si salvino, che arrivino a conoscere Gesù Signore Nostro, fine supremo di tutta la nostra esistenza.
Dobbiamo essere talmente presi dal desiderio di trasformarci in strumenti operanti nelle mani di Maria Santissima da essere disposti a rinunciare a tutto, purché tutti gli ammalati comprendano il valore sociale del dolore, purché tutti i sofferenti si pongano nelle mani di Maria Santissima in un solenne impegno di vivere in grazia per la salvezza del mondo.
L’impegno d’azione dopo aver chinato il sofferente a pienamente vivere nella propria persona la Passione di Gesù Cristo, lo lancia alla conquista dei fratelli di dolore, perché questo vuole — oggi — Maria Santissima per la salvezza dell’umanità.
Impegno d’azione vuol dire impegno di santità e di conquista affinché tutti, numericamente tutti, i sofferenti siano docili e operanti. apostoli del dolore nelle mani della Madonna.
L. N. (continua)
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