L’Ancora: n. 6/7 – giugno/luglio 1954 – pag. n. 1-4
Re ha vissuto giorni di profondo gaudio spirituale con il pellegrinaggio di operai ammalati della FIAT di Torino, recatisi a Re per un corso di esercizi spirituali.
« Non siamo venuti a Re in cerca di guarigione, diceva un ammalato ex aviatore, mutilato di una gamba e gravemente infermo. Se la Madonna mi guarisce come potrò ancora soffrire? ».
Accompagnavano gli ammalati, della FIAT un gruppo di cari infermi del Cottolengo iscritti al nostro Centro. In tutto 65 ammalati, di cui 42 tra barellati o impediti in carrozzella. Predicò gli esercizi il Rev.mo Don Pignatta, ex Cappellano degli operai di Torino e Superiore del gruppo Sacerdoti missionari della stessa diocesi.
« Sono lieto di questa esperienza, diceva Don Pignatta prima di lasciare Re. Ho imparato molte cose anch’io ».
Il personale di assistenza era del gruppo « Fratelli degli Ammalati ».
Parecchi barellieri e dame dei paesi della vallata, si misero pure a servizio dei sofferenti.
Ma tutto questo è molto bello, diceva un barelliere. Bisogna pur organizzare un servizio permanente di anime generose per servire gli infermi presso la Vergine del Sangue.
I Rev.mi Fatebenefratelli con la solita carità che ben li distingue non solo hanno prestato servizio a Re, ma hanno pure accompagnato il treno degli ammalati. Molti infermi con cuore riconoscente dicevano di essi: « sono veramente instancabili »!
A Domodossola numerose Signore, guidate dall’esimia Signora Braggio, dalla Signora Cerra e dalle Signorine Panzarasa e Varicchio accorsero incontro agli ammaliati per dare ad essi il benvenuto nella zona, offrendo bevande fresche per ristorarli.
Gli scouts, guidati dal laureando Mario Catena, loro comandante, servirono con tanta prontezza e con tanto amore. Scattarono sull’attenti i cari scouts al saluto dei dirigenti e certamente la Vergine celeste dovette dolcemente sorridere di compiacenza dinanzi a tanta bontà d’animo e a tanta alacre carità; veramente qui bisogna pur ripetere « beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia ». Salirono gli infermi alla Madonna di Re con preghiere e con canti. Appena giunti a Re, prima ancora di prendere posto nell’Ospizio, immediatamente gli ammalati vennero portati in Chiesa. Solenni e dolci melodie dell’organo, le più belle Ave Marie composte dai nostri celebri autori, accompagnavano i cuori in quel loro primo incontro con la Madonna.
Gli ammalati erano venuti presso la Vergine di Re. Erano finalmente lì, dinanzi ad Essa. Erano operai ammalati che avevano risposto il loro « sì » di adesione alla Vergine che li chiamava. Erano ammalati che vivevano nascostamente, dimenticati magari da tutti, ma che sentivano il valore operante della propria esistenza.
Gli infermi erano venuti incontro alla Vergine perché assetati di conoscere la valorizzazione della sofferenza, secondo le Sue auguste richieste.
Nella funzione di saluto alla Madonna un ammalato in barella veniva portato ,dinanzi all’immagine della Madonna miracolosa e deponeva sull’altare, in nome di tutti g1i ammalati presenti, un grande mazzo di fiori bianchi.
« Voi siete venuti qui, alla Vergine del Sangue, diceva il predicatore, perché Essa è, essenzialmente la vostra Madonna, cari ammalati. Voi ve la vedete tanto simile nel contemplarla versare sangue miracoloso, per dire a noi in modo sensibile la sua partecipazione alla passione di Gesù. Nella dolce miracolosa carezza di Gesù bambino sul volto della Madonna per riparare al sacrilego insulto, voi vedete la riparazione di Gesù, Capo del Corpo mistico, che inizia la sua riparazione e che voi dovete continuare. Ai piedi della Vergine del Sangue come figli alla scuola della Madre dovete imparare a vivere in grazia per essere spiritualmente operanti ed attuare così la penitenza, con tanta insistenza richiesta, dalla Vergine Immacolata a Lourdes ».
Il predicatore poi, nel corso degli esercizi non ha mancato di far comprendere agli ammalati che si è operai non soltanto andando nelle officine, ma anche vivendo la propria vita di sofferenti, purché privi del peccato mortale. In tal modo si continua infatti a produrre per la ricostruzione della cristiana società mediante l’offerta dei propri dolori, frutto della propria spirituale attività.
Una nuova formula di benedizione degli infermi è stata approvata con tanta comprensione dall’Eccellentissimo Vescovo di Novara. In tale funzione viene benedetto ammalato per ammalato con la piccola reliquia dei pannolini intrisi nel sangue miracoloso della Vergine Santa. Al termine della recita delle preghiere e delle invocazioni, l’ammalato bacia la preziosa reliquia. Come a Lourdes, l’ammalato si lava nella piscina miracolosa in segno di penitenza e di ossequio all’invito della Vergine, così a Re l’ammalato bacia in segno di riparazione e di penitenza le reliquie della Vergine nell’umile e fidente invocazione di ottenere non tanto la salute del corpo quanto quella dell’anima.
Le giornate di ritiro sono passate troppo svelte.
Esercizi spirituali di sofferenti.
Nuova esperienza di apostolato, da noi iniziata tre anni fa. Esperienza che va in profondità ed alla radice della formazione dell’ammalato, per renderlo consapevole dell’enorme tesoro redentivo che egli detiene nelle proprie mani e per obbligarlo a sfruttarlo per continuare quella passione di Cristo che egli deve completare e che la società ha diritto d’attendere da lui.
Dall’operaio del braccio, si attende l’apporto di lavoro materiale. Tutti devono lavorare. S. Paolo non esita di affermare che chi non lavora non mangia. Dall’ammalato, operaio dello spirito, si attende l’apporto del « suo » lavoro. Un lavoro spirituale, ma non meno reale dell’altro. Il lavoro materiale produce indirettamente il merito e l’apporto anche di vita spirituale, il lavoro invece spirituale direttamente produce per il cielo, e questo nella forma scelta da Gesù per redimere l’umanità. Entrambi quindi operai, sia quello della fabbrica, come quello dello spirito. Entrambi indispensabili per la società, perché non esiste una società con fini soltanto terrestri. La società è un insieme di persone che tendono al cielo, usando mezzi comuni che lo stato deve ad esse fornire in vista della propria ultima finalità, DIO.
Quante conseguenze potremmo trarre da questi principi che sono alla base di tutti i trattati di Diritto Pubblico ispirati alla religione a noi rivelata dal Figlio di Dio!
Come potremmo ancora trascurare questa massa enorme di operai specializzati della cristiana società?
Come non uniformare tutta l’assistenza medica ed infermieristica a questi principi che non considerano l’uomo come un essere a sé, indipendente dalle sue finalità umano-divine?
Non basta provvedere a curare dei corpi. Non basta dare da mangiare a chi ne ha bisogno per dire che si è praticata la carità.
E’ la carità che parte dal cuore che va sentita e praticata, bisogna che il cuore di chi assiste e di chi è assistito sia una cosa sola. Come ha parlato bene Don Pignatta negli esercizi spirituali, quando faceva comprendere le responsabilità degli infermi.
Oh, siamo d’accordo che anche la società ha le proprie responsabilità; ma intanto tutti gli ammalati devono essere riuniti in un solo esercito sotto la guida della celeste Condottiera, che li ha chiamati all’appello per salvare la società.
Tutti gli ammalati si riuniscano, ha detto l’Eminentissimo Cardinale Pizzardo, parlando agli ammalati e parlando in modo particolare delle finalità dei Volontari della Sofferenza. La Passione di Gesù è una realtà di somma importanza, che non può né essere trascurata, né subire alcun arresto.
Tutto negli esercizi spirituali è predisposto verso il fine che si deve raggiungere, dal suono dell’organo alle più piccole funzioni. L’ammalato raggiunge poco a poco quella serenità d’animo che deve scaturire dalla consapevolezza del proprio compito dalla considerazione che egli non è un essere avvilito, dimenticato, di peso a sé ed agli altri, ma una creatura come tutte le altre che compie il proprio lavoro in un settore spirituale, non meno reale del settore materiale, per il raggiungimento del comune fine che è al disopra di qualsiasi società.
A guidare questo esercito spirituale sono i Sacerdoti ammalati. Già uno di questi Sacerdoti infermi era presente
al corso degli Esercizi Spirituali e portava anch’egli il suo contributo di parola convincente, scaturita dalla consapevolezza di chi sa che cosa sia la malattia.
Nel prossimo corso di Esercizi Spirituali altri Sacerdoti infermi guideranno gli ammalati, mentre vicino all’Ospizio Barbieri preso in affitto, sta sorgendo la Casa Cuore Immacolato di Maria.
Il saluto degli infermi è stato un cordiale e sentito « arrivederci » secondo lo spirito del canto di saluto degli infermi Volontari della Sofferenza.
Gli incaricati della FIAT e del Cottolengo erano ad attendere gli infermi a Torino. Tutti erano radiosi. La Madonna ancora una volta aveva visitato i suoi figli, facendo ad essi comprendere la bellezza della Croce, quando non è vissuta isolatamente.
L. N.
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