L’Ancora: n. 10/11 – ottobre/novembre 1961 – pag. n. 2-4

La Casa Cuore Immacolato di Maria, dopo anni di silenzioso lavoro ed un periodo di parziale funzionamento nel passato 1960, ha finalmente, nell’estate scorsa, spalancato le sue porte per accogliere i sofferenti, accorsi da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero.
Anni di lavoro, faticoso e costante da parte dei sofferenti per cercare di fronteggiare “ sia pure in parte “ la situazione della grande costruzione che voleva essere una pronta e filiale risposta all’Immacolata; anni di lavoro non meno gravoso ed impegnativo per approntare l’indispensabile da parte dell’impresa senza avere alcuna garanzia al di fuori della preghiera e della sofferenza di tanti ammalati.
Il 1960 è stato come uno squillo di campanello nel mondo dei sofferenti, che ammirati giungevano a Re per i primi Corsi di Esercizi Spirituali: dai primi raduni attuati “ sotto le stelle “, sul prato, recitando rosari, si è passati in uno stabile grande, confortevole, corredato di tutti i più moderni ritrovati, unicamente perché gli ammalati si trovassero a loro agio, durante i giorni di preghiera e di studio per la valorizzazione del loro dolore. Nel corrente anno i partecipanti ai Corsi a Re sono stati in numero superiore al previsto, 2.135.
1.398 ammalati di cui alcune centinaia in barella e carrozzella, hanno regolarmente preso parte ai Corsi di Esercizi, attuati secondo il metodo tradizionale di S. Ignazio di Lojola. Alle giornate di meditazione sono seguiti giorni di studio sul metodo di apostolato, svolto nel proprio ambiente.
In tutti i Corsi si è continuamente ripetuta la luminosa e consolante verità che il sofferente non è soltanto oggetto di carità, ma essenzialmente soggetto di azione Inutile dire la gioia degli ammalati, allorché vicino a Maria Santissima, comprendono la grande preziosità del dolore santificato dalla grazia: sono orizzonti nuovi che si schiudono, barriere che cadono, nuove possibilità di azione che rompono l’isolamento e diradano la tristezza dell’inazione.

La Casa di Re è una grande realtà, il progresso si pone a disposizione dei sofferenti affinché col loro dolore, unito a quello di Gesù Cristo, possano bilanciare la superbia dell’uomo, che vorrebbe fare del progresso un’arma per la distruzione dell’umanità.
Mentre gli uomini vanno alla corsa degli armamenti per distruggere, in proporzione dei propri personali interessi, la vita, i sofferenti bilanciano, con la loro missione di offerta, l’odio che rabbiosamente si scatena da ogni parte del mondo.
Il progresso tecnico si è posto a disposizione dei sofferenti ed i sofferenti vogliono con la loro vita coprire i falsi miraggi di un progresso calcolato e spinto alle estreme conseguenze dall’odio.
Nessuno come un ammalato è a disposizione della società nella ricerca della pacificazione degli animi e questo non soltanto perché la vista di lui, può suscitare compassione, ma perché con la sua vita di immolazione ricalca e continua il programma d’amore e di pace del Divin Crocifisso.
La Casa di Re è stata quest’anno come un faro d’amore, acceso ai confini della nostra patria, per richiamare ed illuminare tante anime, ripiegate senza speranza su se stesse, vinte dal dolore e dall’ambiente.
La Casa di Re vuole richiamare a sé innumerevoli schiere di ammalati affinché alla scuola di Maria Santissima imparino la preziosità e necessità della sofferenza cristianamente vissuta. E questo è il più grande e più urgente rimedio per la nostra società sconvolta, paurosa ed agitata. Gli ammalati se ben comprendono la loro missione possono risparmiare all’umanità tanti dolori.

Il nuovo anno di attività ci trovi tutti al nostro posto di Lavoro

L. N.