L’Ancora: n. 1 – gennaio 1966 – pag. n. 4-7

L’esperienza che abbiamo vissuto è tra le più ricche e stimolanti della vita della Chiesa, per la felice unione di fatti che in modo tutto particolare interessano il cristiano che voglia vivere in modo integrale la sua fede.

La Chiesa, dopo 4 Sessioni conciliari, come ha detto il Papa, si presenta al mondo con il volto ringiovanito.
La Chiesa ha fatto il proprio esame, non delle verità che integre conserva e trasmette dal giorno in cui le ha ricevute dal Suo Divin Fondatore, ma dei metodi e delle esigenze dei popoli di tutti i continenti per rendere la Sua verità più accessibile.
I Vescovi hanno portato le voci di tutte le categorie; anche gli ammalati hanno, tramite loro, fatto sentire la loro voce.
I Vescovi, parlando degli ammalati hanno fatto vedere la necessità che la sofferenza venga sempre più spiegata affinché ogni malato senta ognor più la sua meravigliosa missione di essere un continuatore del piano della Redenzione.
Il Concilio ha più volte parlato espressamente degli ammalati ed ha inoltre più volte ancora presentato alle responsabilità dei fedeli quei principi che dovranno essere applicati perchè ogni anima scopra e viva la propria vocazione. Il saluto del Papa agli ammalati ed a ogni uomo di buona volontà non è stato « di congedo che distacca, ma di amicizia che rimane »: una chiamata ad accostarsi sempre di più a quel messaggio di fede diretto da Dio alle anime di buona volontà e fedelmente cantato dagli Angeli sulla capanna di Betlemme.
“ Ognuno a cui è diretto il nostro saluto è un chiamato, un invitato: è, in certo senso, un presente. Lo dica il cuore di chi ama; ogni amato è presente! E noi, specialmente in questo momento, in virtù del nostro universale mandato pastorale ed apostolico, tutti, tutti noi amiamo!
Diciamo questo a voi, sofferenti, quasi prigionieri della vostra infermità, e che, se a voi mancasse il conforto di questo nostro intenzionale saluto, sentireste raddoppiare, a causa della spirituale solitudine, il vostro dolore ».
Il Concilio ha chiuso il suo colloquio ed il Papa resta al suo posto presso la tomba di S. Pietro per incominciare, unitamente ai Vescovi, sparsi in tutto il mondo, quel colloquio di personale rinnovamento interiore, fonte di gioia serena, di pace inalterabile, di serenità profonda.

Il saluto dell’Immacolata

La Vergine Immacolata, invocata e salutata dal Papa al termine del Concilio quale e creatura nella quale l’immagine di Dio si rispecchia con limpidezza assoluta, senza alcun turbamento, come avviene invece in ogni creatura umana », consigliera non soltanto di Colui che dirige attraverso i secoli la cristianità, ma di ogni anima, è additata come dagli Angeli nel Vangelo, quale punto d’incontro per trovare Gesù.
Così ha stabilito Dio fin dall’eternità che i pastori e i Magi ossia i poveri e i ricchi, troveranno Gesù sulle ginocchia di Maria Santissima, altare privilegiato dalla Grazia santificante e reso fecondo dallo Spirito Santo.
Maria Santissima dolce consigliera delle anime nostre, reale Madre celeste di ogni anima che nasce alla vita della grazia, non è soltanto fedele corredentrice che resta accanto alla Croce ma altresì la Madre buona e pietosa che forma i figli all’immagine del Suo Gesù.
E qui noi ci troviamo alla maggior comprensione e al più grande scoprimento della nostra vocazione di ammalati: essere con Lei, accanto a Gesù, sulla sua falsa riga, dei piccoli continuatori della Redenzione, per la salvezza del genere umano.
E qui ancora noi troviamo sorgenti inesauribili di gioia, scoprendo in questi giorni in maniera chiara ed inequivocabile il nostro vero volto di cristiani e la nostra missione.

Pace agli uomini

Il Concilio, il Papa, i Vescovi uniti, si sono interessati di noi hanno oggi nuovamente additato la nostra missione, sottolineando una volta ancora, le nostre possibilità e conseguenti responsabilità sociali.
Cosa questa già fatta nel 1917 a Fatima allorchè con tanta accoratezza ripeteva la Madonna: “Molte, molte anime vanno all’inferno perchè non c’è chi prega e si sacrifica per loro ».
Di questo nuovo richiamo, noi siamo contenti; ne prendiamo conoscenza e ci impegnamo ad attuarne le direttive, sicuri che, se anche siamo con Gesù in Croce, potremo, forse al colmo dell’aridità e dell’isolamento, ripetere come il nostro Divin Maestro: “ Padre mio, Padre mio, perchè mi hai abbandonato? “ ma il nostro cuore sarà nella gioia più profonda per la visione dei frutti scaturiti dalla nostra sofferenza e nella più grande pace, inalterabile perchè sappiamo di fare la volontà di Dio.
Il Papa, i Vescovi, la Chiesa tutta ci offrono la possibilità di riscoprire ancora una volta la misura della nostra disponibilità di uomini con una vocazione ben precisa da valorizzare in continuazione dell’esempio di Gesù Redentore.
Questa è la « generazione nuova » di cui tanto sì parla, pochi la conoscono, ma che non mancherà di far sentire la sua presenza nel nostro mondo.

L.N.