L’Ancora: n. 10 – ottobre 1951 – pag. n. 7-8
* Ho visto un brancardier che, giunto a Lourdes, si è diretto velocemente alla grotta. Aveva dipinto sul volto l’ansia dell’attesa dell’incontro con Maria. Avvicinandosi alla Grotta una lagrima gli brillava negli occhi. Lungamente sospirò quando vide profilarsi la figura della Madonna. Si inginocchiò, dinanzi alla statua della Vergine, baciò la terra e rimase a lungo assorto, guardando Colei che è chiamata dalla Chiesa la nostra Augusta Regina e dolce Madre.
* Un ammalato così scrive: « Sono già trascorsi dieci giorni da quando abbiamo lasciato quell’angolo di Paradiso lourdiano e ancora mi sembra vivere ai piedi della bianca Regina, nella Santa Grotta di Massabielle. Oh, come è grande il Signore e la sua Mamma! Quante consolazioni danno a noi indegni figli! In verità non so proprio come ricambiare tanta generosità e tanto amore che hanno per me povero peccatore ».
* Un sacerdote racconta: « Ero di turno alle Piscine. Recitavo il Santo Rosario. Gli ammalati ed i sani, che entravano, rispondevano alle preghiere. Entrò un ammalato, aveva una piaga purulenta alla spalla sinistra: era tbc. La garza che ricopriva la ferita era intrisa di pus. L’ammalato fa il bagno con devozione. Un vecchio brancardier di turno si avvicina all’ammalato, appoggia la mano sulla benda intrisa di pus e di acqua miracolosa e poi si segna devotamente ».
* Sono molti anni che un caro amico non si accosta più ai sacramenti. Come fare? E’ una cosa così delicata dirgli: « Vai a confessarti! ». Mi avvicino allora ad un’ammalata, che non può avere più di quindici anni e le chiedo: «Invece della grazia della guarigione, vuoi chiedere la conversione di un’anima? ».
– Sì, – risponde con semplicità.
Mi avvicino ancora ad un altro giovane che da moltissimi anni è immobile come un palo e gli faccio la stessa domanda, ottenendo uguale risposta. Il giorno dopo quella persona si accosta ai Sacramenti.
* Un ammalato così mi parla: – Si sta tanto bene così. La malattia è la grazia più grande che mi ha fatto la Madonna. Una persona che non comprendeva il valore della sofferenza rispose all’ammalato:
– Lei è matto.
E l’ammalato pronto:
– Bisogna vedere chi è più matto.
* Un sacerdote infermo così scrive: « Quando ricordo quei giorni l’animo si rasserena. Come furono brevi e come fuggirono le ore! E poi sembrava una festa continua, preludio di quella che non avrà mai fine nel Cielo. A Lourdes si respira un’aria che non è terrena. Appena giunti ci si sente avvolti da un’atmosfera soprannaturale, il cui influsso non si può non subire. E quale ineffabile gioia pregare in quella Grotta, mentre, a volte, si affacciavano alla mente le circostanze delle apparizioni della Madonna alla fortunata Bernardetta! Ho detto tante cose alla Vergine! Ho pregato per tutte le persone che amo e, in modo particolare, per i nostri cari ammalati. Che la Vergine Immacolata benedica, conforti e sostenga chi soffre in unione al Crocefisso Gesù ».
* Come era grande la delicatezza d’animo e lo spirito di sacrificio del personale! Restai molto edificato quando una mattina, stando avanti alla Grotta, mi accorsi che la dama X, con una scodellina in mano, serviva « in ginocchio », una povera ammalata!
* Una sera un caro brancardier ebbe uno sfogo: ,
– Non so più che fare per gli ammalati! Essi sono Gesù, che continua a soffrire. Vado in cerca degli ammalati più pesanti, cerco quelli che magari umanamente parlando sono più sofferenti e difficili per la delicatezza della loro malattia stessa e poi servendoli dico tra me: “E’ Gesù che porto”. E quando dico così, non sento più il peso, non sento la stanchezza. Tutto mi diventa bello e facile.
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