L’Ancora: n. 1 – aprile 1950 – pag. n. 1

Lo scopo di questa rivista, che vede la luce dopo parecchio tempo di attesa, è questo: illuminare e confortare ogni ammalato, essere presso di lui il sorriso della Vergine benedetta.

Ogni sofferente, generalmente, è come un bimbo, anche se vecchio d’anni; ogni ammalato ha bisogno di una mamma che vegli al suo fianco, che lo consoli e lo guidi, che gli metta da parte il frutto dei suoi tesori spirituali: non è la sofferenza, infatti, un talento che va commerciato? Maria Santissima sarà la celeste ispiratrice di queste pagine, tutto è riferito a Lei, Ella sarà la Madre che ci guida e ci illumina.

Stabiliamo un’ipotesi, ossia un presupposto: la sofferenza è distribuita in tutte le classi sociali, non c’è famiglia che non soffra, non c’è persona che non si senta stretta dal morso di qualche angustia. Dio non fa nulla a caso. Se Egli permette che ci siano tante pene, proprio in questi tempi, dopo le immani prove di una guerra che ci ha tutti toccati da vicino, è perché c’è bisogno che si continui, oggi più che mai, la missione del dolore, cioè, si completi ciò che manca alla passione di Gesù Cristo: la nostra partecipazione alla croce.

Il problema della finalità e del modo in cui va utilizzata la sofferenza è uno dei più urgenti; da questa sofferenza, sopportata con serena docilità ai divini voleri, forse dipende la pace delle nazioni tra di loro, con questa sofferenza noi possiamo salvare tante anime.

Tutti siamo chiamati a portare il nostro contributo alla ricostruzione della società, come, del resto, tutti hanno il dovere di lavorare. Il nostro lavoro è soffrire; bisogna dunque sopportare il dolore con intelligenza cristiana, altrimenti soffriremo inutilmente ossia, non compiremo tutto il nostro dovere da buoni operai della società, in altre parole, saremmo dei disertori del posto che il Signore ci ha affidato. Ed è per questo che l’Augusto Pontefice all’inizio dell’Anno Santo si è rivolto, prima di tutto, agli ammalati.

Gesù, nell’orto degli ulivi, ha accettato il conforto che gli veniva donato dall’angelo, lungo la salita del Calvario ha permesso che il Cireneo lo sollevasse dal peso della Croce, nella Sua agonia poi, non Si è privato della vista della Sua e nostra dolcissima Madre. Diciamo molto se ci prefiggiamo di voler essere gli angeli che consolano tutti quelli che soffrono, cirenei che desiderano addolcire il peso della croce dei poveri fratelli e che ci studiamo di volerci immedesimare della dolcezza premurosa della Madonna verso i suoi figli prediletti?

Queste pagine, inoltre, tendono ad essere il legame tra noi e voi ed il legame degli ammalati tra di loro.

Ogni ammalato è invitato a scrivere: la sua collaborazione è preziosa. Nessuno si preoccupi come maneggiare la penna, basta che parli col cuore.
Cari amici ammalati, aiutateci con la vostra preghiera. La benedizione del Signore e della Madonna ci accompagni.

LA DIREZIONE