L’Ancora: n. 11 – novembre 1953 – pag. n. 1-9

– Come possibile fare gli esercizi spirituali a Re? – dicevano alcuni.
– Faranno le tende come gli scouts, perché a Re non c’è ancora nulla – dicevano altri. La sera del 15 settembre gli Scouts infatti, sono venuti ad incontrare gli ammalati a Domodossola ed a Re.
A Domodossola gli Scouts aiutavano gli ammalati per il loro trasbordo dal treno alla linea locale della Valle Vigezzina.
A Re le Guide erano scaglionate lungo il percorso dalla Stazione al grandioso Ospizio Barbieri, ferme, ritte, sorreggendo col braccio elevato verso l’alto una grande torcia accesa, per illuminare il passaggio agli ammalati.

Fu quello il saluto di Re. Un saluto di stelle, che brillavano come tanti puntini d’argento, un saluto di carità luminosa, magnificamente espressa nelle torce delle Guide. Il grandioso Ospizio Barbieri – capace di ben 250 posti – era stato gentilmente messo a disposizione dal Vescovo di Novara, Sua Eccellenza Monsignor Gilla Gremigni, già amato Parroco in Roma.

Si era incominciato a sentire una grande atmosfera di gioiosa carità a Milano. La Croce Bianca era venuta incontro agli ammalati del Veneto e del Centro Italia, per ogni qualsiasi eventuale necessità. La « Caritas » aveva portato ai nostri ammalati, thè, caffè, brodo, ecc, ecc.
Gli ammalati erano contenti per rinnovate amicizie e per le nuove che si andavano subito stabilendo.
Il personale era tutto composto di « Fratelli degli Ammalati ». Gli ammalati erano tutti Volontari della Sofferenza. Il comune ideale: l’attuazione dei messaggi mariani di Lourdes e di Fatima ne faceva un’anima sola.

A Domodossola c’era il Comm. Vaccarino, un gruppo di barellieri locali, la Superiora delle Suore dell’Ospedale, molte gentili persone che hanno pure portato fiori per la Madonna di Re, il Capo Stazione, il quale con tanta gentile finezza si interessava subito del viaggio e prendeva gli opportuni provvedimenti per un più felice ritorno. C’era pure il Vice Sindaco di Domodossola, Cav. Ferrari, il quale infilava anch’egli le bretelle dei barellieri e veniva a Re in servizio. C’erano poi anche diversi Sacerdoti, quasi spinti da una segreta attrattiva, forse ignari che tra le finalità dei Volontari della Sofferenza esiste pure quella di « pregare ed offrire per il Papa, per i Sacerdoti ed il loro sacro ministero ».
Il proseguimento del viaggio da Domodossola a Re fu compiuto tra continui canti e preghiere.
La popolazione di Domodossola era un po’ meravigliata di trovare un gruppo di ammalati così scherzosi, sereni e contenti.

Più tardi, Mons. Piana, al termine del proprio servizio a Re, ebbe, a dire:
– « Sono ammalati d’eccezione ».
P. Erbetta, sgranando gli occhi, affermò: « che anime »!
P. Testa, il Parroco di Re, sorridendo disse: – Va bene. Sono questi la forza della Chiesa!
P. Cardano, il Rettore del Santuario della Madonna del Sangue sorrise di gioia, vedendo una nuova vita fiorire attorno al Santuario.
La serata dell’arrivo fu veramente bella.

Il risveglio invece fu quanto mai piovoso.
Alcuni barellieri, fin dalle 5,30 del primo risveglio a Re, passeggiavano avanti ed indietro lungo il porticato, scrutando il cielo come tante sibille.
Il Segretario del Centro si era avviato a celebrare la Santa Messa all’altare della Madonna.
Una parola d’ordine era già però circolata, gli Esercizi Spirituali, invece di avere lungo nel Santuario, saranno tenuti nella grande e bella Cappella dell’Ospizio.

Alle ore 8 del primo giorno il Rev.mo Segretario del Centro tiene la prima predica. Segue la celebrazione della Santa Messa e si incominciano solennemente gli Esercizi.
Vengono impartiti gli avvisi del silenzio che si dovrà osservare durante i tre giorni. E’ permesso parlare soltanto durante i pasti.
Ore 7 sveglia.
Ore 9 canto del Veni Creator, seconda predica.
Ore 11,30 pranzo.
Ore 14,30 lettura spirituale in comune.
Ore 16             terza predica.
Ore 17             Benedizione Eucaristica, sotto i portici dell’Ospizio.
Ore 18,30 cena.
Ore 20,45 preghiere della sera ed esame di coscienza in comune.
Ore 21,15 Riposo.

Non tutti però ancora dormivano. Il personale alle 21,30 era tutto in Cappella, in ginocchio per terra, dinanzi al Santissimo e faceva la chiusura della giornata, recitando ancora un’ultima corona alla Madonna. .
La giornata era ufficialmente chiusa. In Cappella però c’era sempre qualcuno che pregava anche durante la notte.

Il secondo giorno il tempo fu più clemente e gli ammalati furono portati al Santuario. Era questo l’ingresso ufficiale dei Volontari della Sofferenza nel Santuario di Re.
Commozione? Stordimento?
Ma!
Certo è che si sentiva la Madonna così vicina a ciascuno di noi.
Non una parola è stata detta durante l’arrivo degli ammalati nel Santuario.
Il momento era troppo solenne. Un semplice invito da chi dirigeva la funzione:
« Nel momento del nostro ingresso nel Santuario della Madonna del Sangue, che segna una nuova epoca per la valorizzazione della sofferenza, una parola sola deve fiorire sul nostro labbro, il Magnificat ». E dagli ammalati e dal personale, dinanzi alla Vergine che aveva operato il miracolo del sangue e dinanzi a Gesù Bambino che aveva riparato all’insulto con una soave carezza sul volto della Madre, solenne e lento veniva cantato il Magnificat.

Dopo il canto del Magnificat, il Segretario del Centro dava ufficiale comunicazione dei progetti di Re ed invitava tutti gli ammalati a pregare per il Comm. Vaccarino che, per imprescindibili impegni, non aveva potuto presenziare a quel primo incontro.
Al pomeriggio, però, ci fu una variante; gli ammalati avevano manifestato il desiderio di vedere il luogo ove sarebbe sorta la Casa Cuore Immacolato di Maria.
Tutti gli ammalati sono stati quindi trasportati dinanzi alla Statua della Madonna, che sorge sul terreno donato dall’ Eccellentissimo Vescovo di Novara.

Ivi il Segretario del Centro ricordava il giorno della Benedizione della Statua, illustrava il disegno di costruzione della casa ed esponeva i progetti per trovare i mezzi.
Dinanzi alla bella statua Cuore Immacolato di Maria si è recitata la Corona, si è cantato, si è ancora pregato.
Erano le preghiere la base che gli ammalati ponevano perché al più presto potesse sorgere la Casa della Madonna. Il terzo giorno si è svolto come il primo, nell’Ospizio. Gli Esercizi Spirituali, tenuti all’interno dell’Ospizio, avevano un carattere di maggior raccoglimento.
Al mattino del quarto giorno, per la chiusura del sacro ritiro, si è andati al Santuario. E quale gioia ricevere, proprio per la chiusura degli Esercizi, un bel telegramma a firma dell’Eccellentissimo Prosegretario di Stato di Sua Santità Monsignor Montini, il quale trasmetteva l’augusta Benedizione del Sommo Pontefice con queste parole :

Mons. Luigi Novarese
Santuario RE
Città del Vaticano: 18 ore 10.40
« Alla folta schiera infermi convenuti Santuario Madonna di Re Esercizi Spirituali avvalorati loro sofferenze spirito personale santificazione et fraterna espiazione Augusto Pontefice invia di cuore conforto loro santi ideali et auspicio materni favori Vergine Addolorata Apostolica Benedizione ».
Montini Pro Segretario

Al termine degli Esercizi hanno subito avuto inizio le giornate di studio.

LA PRIMA RELAZIONE è stata tenuta dal Rev.mo Segretario del Centro, il quale ha illustrato gli obiettivi raggiunti durante l’anno sociale trascorso. Sono stati comunicati i nomi degli Incaricati diocesani e regionali e si è pure passato in rassegna l’estensione dell’ apostolato all’ estero.

LA SECONDA RELAZIONE è stata tenuta dalla Signorina Bruna Burba di Fiumicello d’Udine, la quale non potendo intervenire di persona, aveva inviato la relazione. Tema : « apostolato degli ammalati degenti in famiglia ed estensione dei Gruppi d’avanguardia ».
Conclusioni di questa relazione:
1. – Moltiplicare i Gruppi d’avanguardia. Quando tre ammalati sono riuniti, formare subito il Gruppo d’Avanguardia, chiedendo al Centro il numero d’ordine.
Raggiunto il numero di dieci aderenti, scindere immediatamente il Gruppo crean-done un altro. Si è pure vista la non inopportunità che il nuovo Capo Gruppo abbia con sé un altro fratello del Gruppo madre, perché non trovandosi così egli da solo, inizi con più slancio il proprio apostolato.
2. – Di somma importanza è stata riscontrata la conoscenza degli ammalati della propria zona. Per cui viene caldamente raccomandato a tutti di stabilire una specie di censimento degli ammalati del proprio ambiente.
Avuto il numero completo dei fratelli di dolore, conquistarli, ad uno ad uno, lasciando nessuno escluso.
I mezzi, poi, per riuscire nel censimento sono molti, ciascuno scelga i più adatti per sé, es.: il Parroco, gli infermieri, le Suore, gli stessi vicini ecc.
3. – E’ stato pure riconosciuta la necessità che il Capo Gruppo del gruppo-madre si tenga in continua relazione con i Capi-Gruppi dei Gruppi da lui formati per continuare ad avere con essi una certa unicità di indirizzo. I Capi Gruppi poi potranno essere in relazione con gli incaricati Regionali e con il Centro.

LA TERZA RELAZIONE è stata tenuta da Remigio Fusi di Brescia. Argomento: « apostolato degli ammalati degenti nei Sanatori e Gruppi di Avanguardia ».
Animatissima è stata la partecipazione degli ammalati e del personale a questa relazione.
Conclusioni:
1. – Accettare l’iscrizione tra Volontari della Sofferenza di tutti quelli, che desiderano iscriversi. Unica condizione impegnarsi a vivere in grazia di Dio per essere operanti, tenendo presente che la vita è fatta di continue riprese.
2. – Professare con dolcezza, ma con estrema fermezza il proprio ideale, portando il proprio distintivo, pregando e partecipando alla vita religiosa del sanatorio senza alcun rispetto umano, facendosi portare anche quotidianamente, ove possibile, la Santa Comunione, senza badare ai frizzi ed ai commenti di ambiente.
3. – Riunire i componenti il Gruppo per intrattenersi sugli interessi della Madonna, che tutti convengono in un impegno di grazia per la ricostruzione morale della società.
4. – Essere a disposizione dei Cappellani per preparare l’ambiente all’azione apostolica del Sacerdote.
5. – Combattere a spada tratta la stampa immorale, facendo opera di dignitosa persuasione, supplendo con la preghiera ove non sia possibile intervenire con l’azione diretta.
6. – Moltiplicare i Gruppi d’Avanguardia il più possibile, rendendo sempre maggiormente attivi quelli già esistenti.

LA QUARTA RELAZIONE è stata soltanto per i Silenziosi Operai della Croce, in vista del loro Statuto particolare.
Conclusioni finali di tutte le riunioni:
1. – Aumentare i Volontari della Sofferenza, triplicando, possibilmente, il numero attuale degli iscritti.
2. – Moltiplicare il numero dei Fratelli degli Ammalati.
Ogni ammalato si impegni ad arruolare prima dell’11 febbraio, 2 Fratelli degli Ammalati e questo non soltanto per sostenere la stampa, problema del resto già quanto mai assillante, quanto per stabilire e radicare sempre di più i rapporti di scambievole, carità che devono legare i sani verso gli ammalati e viceversa.
3. – Trovare benefattori per la costruzione della Casa Cuore Immacolato di Maria. Un caro fratello sofferente ha suggerito trionfante: « se ogni ammalato riuscisse a trovare attorno a sé 1.000 lire di offerta per la Casa della Madonna, noi potremmo avere unicamente attraverso il loro apostolato 15.000.000!

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Quando il tempo lo permetteva, alla sera, aveva luogo la Fiaccolata. Imponente quella di Domenica, ultimo giorno di completa permanenza a Re. Hanno partecipato tutti gli ammalati, anche quelli in barella. La popolazione di Re, compresi gli uomini, ha preso parte in massa.
Le case, il campanile e la facciata della Chiesa erano illuminate con tanti palloncini colorati. Il terreno vicino alla statua della Madonna era cosparso di tante fiammelle. In tale Circostanza gli ammalati più che mai hanno sentito la comprensione e l’amore solidale della buona popolazione di Re.

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Ci sarebbe da parlare delle Suore Salesiane, che fecero tutto con tanta inesauribile carità. Bisognerebbe dire la carità delle Suore dell’Ospedale di Domodossola, che vollero venire a Re a prestare l’assistenza notturna agli infermi alla vigilia della partenza, affinché il personale fosse meno stanco per il viaggio del ritorno.
Si imporrebbe una parola sull’instancabile Rettore del Santuario, che con tanta carità volle inviare la piccola reliquia della Madonna del Sangue all’Ospizio degli ammalati e lasciarla in mezzo ad essi, durante gli Esercizi spirituali.
Non potrebbero passare sotto silenzio P. Testa, che con delicata e viva carità sfiorava le anime degli ammalati; Mons. Piana che con tanta silenziosa dedizione ha lavorato in quei giorni; P. Erbetta, che ha accettato di rappresentare il Centro nella Diocesi di Novara.
Che dire poi del Rev.mo Prof. Zoppetti, che quantunque convalescente si è fatto portare a Re per vedere gli ammalati?
E il personale?
Oh, la parola qui viene veramente meno. Dovremmo nominare i partecipanti ad uno ad uno, dal Capo Barelliere Signor Guidotti alla Capo-Dama Contessa Barbara Soldati Bargigli.
I Fatebenefratelli poi, hanno superato ogni aspettativa. Un solo desiderio nei loro riguardi, averli con noi sempre, in tutti i nostri turni di esercizi spirituali.

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Attuare corsi di Esercizi Spirituali per ammalati e tenere per essi raduni di studio sulla valorizzazione della sofferenza è il nostro compito, attività specifica per raggiungere il nostro fine in estensione e profondità.
Questa è la caratteristica di questo apostolato, che ci distingue da tutte le altre opere, anche se ottime e meravigliosamente attuate.
E’ questa una nuova forma di apostolato che nasce in Italia e che si estende ormai anche all’estero, diretto alla maggior gloria di Dio e della sua celeste Madre, mediante l’attuazione dei messaggi da Essa rivolti al mondo da Lourdes e da Fatima.

L. N.