L’Ancora: n. 4 – aprile 1980 – pag. 5-63

INTRODUZIONE

L’attività che deve svolgere “ L’Animatore dei Gruppi” è essenzialmente un’attività di apostolato; apostolato sentito, quale esigenza spirituale, derivante dal Battesimo e vissuto nelle sue varie e profonde componenti umane, ecclesiali e sociali, come risposta personale al mandato divino, “ andate e predicate”.
La novità infatti, felicemente introdotta dal Vaticano II circa l’impegno apostolico che tocca ogni battezzato sta proprio nell’affermazione che l’apostolato del lalco è “ partecipazione alla stessa missione di Cristo e della sua Chiesa “ (L. G. 33, A.A. 3), e che la vocazione cristiana si identifica con l’apostolato. E’ realmente questa una piena concezione nuova nella vita della Chiesa, la quale a tempi nuovi, con forme nuove e maggiormente impegnative, spinge all’azione apostolica tutti i fedeli, senza alcuna distinzione.

1. CHI E’ L’ANIMATORE DEI GRUPPI DI AVANGUARDIA

L’Animatore del Gruppi quindi è un laico che, nell’urgenza delle condizioni della società, vive il proprio impegno battesimale ed apostolico sostenendo i sofferenti ed i fratelli degli ammalati, riuniti in piccoli gruppi.
In vista dell’attuazione delle richieste dell’Immacolata rivolte a Lourdes ad a Fatima per la salvezza della Società.
La carità è fondamento e stimolo all’apostolato, frutto dell’azione dello Spirito Santo, che ispira e sostiene ogni intrapresa che viene dall’Alto ed all’Alto tende.

2. QUALE IL COMPITO DELL’ANIMATORE DEI GRUPPI

Rendere il Gruppo di avanguardia, nell’insieme dei suoi componenti, vivo ed attivo nell’attuazione delle possibilità soprannaturali che ogni battezzato possiede, nell’intento di attuare le richieste dell’Immacolata rivolte a Lourdes ed a Fatima per la salvezza delle anime.
Nella consapevolezza di tali possibilità soprannaturali vive e concrete, l’animatore deve addestrare il Gruppo di avanguardia a filtrare, attraverso il prisma della carità e della vita eterna:
– le situazioni in cui si trova la società;
– le condizioni del fratelli sofferenti con relative necessità;
– lo stato delle anime, bersagliate da tanti errori e tradurre poi, in impegno di preghiera e di attività apostolica, l’insegnamento della Chiesa e l’impegno liberamente assunto con la propria adesione al Centro.
L’Animatore del Gruppi, quindi, deve abituare a considerare l’azione apostolica del C.V.S. che si intende svolgere ALLA LUCE DELLA CARITA’ e, ancora nella carità, svolgerla, in vista della crescita del Corpo Mistico che è la Chiesa.
Esame delle difficoltà, azione e preparazione dell’apostolato vanno sostenute dal responsabile impegno di tutto il Gruppo, consenziente e solidale con la preghiera ed il sacrificio, nella consapevolezza che la Croce di Nostro Signor Gesù Cristo è l’unico e grande strumento di salvezza offertoci da Dio Creatore e Redentore.
L’azione animatrice e di sostegno dell’Animatore è logica conseguenza di quanto afferma il Decreto dell’Apostolato dei Laici, 30: “I gruppi e le associazioni laiche che abbiano per scopo l’Apostolato in genere od altre attività soprannaturali, secondo che il loro fine e la loro possibilità lo comportano, devono diligentemente ed assiduamente favorire la formazione all’Apostolato”.
Senza dubbio l’azione più importante dell’animatore consiste nel far comprendere agli ammalati le enormi possibilità soprannaturali che essi con la sofferenza detengono, ed attivamente animarli all’apostolato associato.
L’Animatore dei Gruppi deve far comprendere che la Croce di Gesù non è rimasta chiusa con la Sua passione, morte e resurrezione, ma continua ad essere aperta per riunire in unica offerta le innumerevoli sofferenze dell’intera umanità con le medesime finalità da Lui impresse nel Suo sacrificio.
Da qui scaturisce allora l’apostolato dell’ammalato, quell’apostolato che, staccandosi dalle varie forme assistenziali relative ai sofferenti, ha vita e sviluppo come tutte le altre forme di apostolato.
L’Animatore dei Gruppi, allora, oltre a tendere alla formazione personale del vari componenti il Gruppo di Avanguardia, addestra e sostiene gli iscritti alle varie realizzazioni concrete del loro apostolato di categoria Indette dalla Direzione Centrale e dal Centro locale in accordo con la Direzione Generale, affinché l’attuazione pratica sia unica nel fine e nel modo.
Di tali reali possibilit6 soprannaturali del sofferente, ci insegna la “ Mystici Corporis Christi “ al n. 42: “ Il nostro Salvatore, governando da se stesso la Chiesa in modo invisibile, vuole essere aiutato dalle membra del Suo Corpo Mistico nell’esecuzione dell’opera della redenzione. Ciò veramente non accade per Sua indigenza o debolezza, ma piuttosto perché Egli stesso così dispose per maggiore onore all’intemerata Sua Sposa, che è la Chiesa “.
Pensiamo inoltre all’ineffabile e stupenda affermazione di S. Paolo, densa d’amore che si offre, quando dice “ compio nella mia carne ciò che manca alla passione di Gesù Cristo”. Alla passione di Gesù Cristo manca il mio personale inserimento, il mio amore che, nella sua realtà sofferente, si immerge nell’amore infinito del Cristo che si offre per la salvezza di tutti.
L’Animatore del Gruppi è un apostolo consapevole dei propri doveri ecclesiali-soprannaturali, che guida, illumina e sostiene nell’attività apostolica i fratelli sofferenti e sani, sotto la guida e la responsabilità di un centro internazionale nella approvazione della Chiesa, in vista dell’attuazione concreta del Messaggio dell’Immacolata, per “ rendere partecipi tutti gli uomini della salvezza operata dalla Redenzione e per mezzo di essi ordinare effettivamente il mondo intero a Cristo” (Ap. Laici, 2).
Il compito dell’Animatore del Gruppi di Avanguardia estende a tutti i gruppi esistenti od in formazione nella propria diocesi, o zona, qualora la Diocesi, per la sua ampiezza, sia divisa in zone.
L’Animatore di Gruppo deve quindi assolutamente essere:
– un iscritto al Centro,
– provato nella fermezza della propria adesione alle finalità e metodi del Centro,
– realmente capace di comunicare le proprie convinzioni apostoliche
– e di attivamente sostenere le varie iniziative che il Centro propone.
L’Animatore di Gruppo non può essere una felice improvvisazione.

AMBITO D’AZIONE

L’ambito dell’azione dell’Animatore del Gruppi ha due punti fondamentali:
1) Giovanni XXIII (maggio 1951) afferma: “ L’apostolato non è un’attività umana con scopi temporali, ma una attività divina, tutta soprannaturale, nella sua origine come nei suoi scopi .
2) Lo Spirito di Santità che pervade l’anima in grazia, la spinge a dare al mondo una precisa risposta vocazionale, corrispondente alla imperscrutabile chiamata dello Spirito Santo, a vantaggio dell’intera società, secondo le esigenze del tempi che si vivono.

Da qui dunque tre conclusioni precise ed universali:
1 – La santità tocca l’infinito, essendo Dio il termine di paragone dell’azione santificante a cui ciascuno deve tendere.
2 – La Santità non è relativa soltanto al singolo che la raggiunge, ma 6 inoltre strutturalmente e sempre relativa anche agli altri nel vincolo del Corpo Mistico, la cui anima è ancora lo Spirito Santo.
3 – La Santità che si estrinseca con la feconda testimonianza, è rivolta alle esigenze concrete del fratelli (esigenze spirituali e materiali) riuniti nell’unica Chiesa di Cristo, o separati ed in via di ritorno, o alla ricerca della verità, magari assorbiti od accecati dall’errore.

LA SANTITA’ E L’APOSTOLATO NON POSSONO QUINDI AVERE LIMITI, essendo l’uomo, per natura, e qualunque sia la Sua posizione, costantemente bisognoso di essere sostenuto da chi intimamente vive in Cristo e, a forziori, da chi dalle cause seconde è stato chiamato a contribuire a spandere nei fratelli – membra del Corpo Mistico di Cristo – i benefici tesori della Redenzione. Perchè l’azione quindi dell’Animatore di Gruppo sia feconda, deve avere due precise direttive, tra di loro comunicanti e complementari In vista di realizzare il sommo precetto della carità, Dio ed il prossimo .
lª direttiva: Azione di maturazione umana e soprannaturale in se stesso.
2ª direttiva: Azione di aiuto e di sostegno degli altri, frutto della propria pienezza di perfezione che interiormente lo spinge verso il prossimo.
Tale formazione deve essere perfezionata lungo tutta la vita “ e a misura che lo richiedono i nuovi compiti che si assumono” (Ap. Laici, 30). Detto impegno riguarda tutti i fedeli, senza distinzione, secondo le predette conclusioni universali.

Prima Parte
AZIONE SU SE STESSO

A. SVILUPPARE IN SE’ LE DOTI UMANE E SOPRANNATURALI

1) DOTI UMANE

La formazione umana è basilare e sostegno di quella Soprannaturale. Il Decreto dell’Apostolato dei Laici (29) afferma: “ La formazione all’apostolato suppone che i laici siano integralmente formati dal punto di vista umano, secondo il genio e le condizioni di ciascuno. Il laico, infatti, conoscendo bene Il mondo contemporaneo, deve essere membro della propria società ed al livello della cultura di essa “.
La formazione umana di chi deve dedicarsi all’apostolato deve essere:

a) Totale in se stessa: ossia, senza carenze psicologiche, o tare di vizi che possono influire sul proprio temperamento durante l’attività apostolica, o che possono addirittura rovinarla qualora l’individuo, Dio non voglia, non sia padrone di sé.
Chi soffre delle correnti d’aria non può e non deve esporsi ai venti. Formi prima se stesso e poi si rivolga agli altri.
Il desiderio dell’apostolato, tenuto a freno in vista di una personale formazione, diventa stimolo e sostegno per tendere ad un costante e progressivo miglioramento.

b) Completa: nella conoscenza delle realtà concrete a cui si vuole andare incontro e delle condizioni ambientali in cui l’apporto apostolico va svolto. Alle doti umane occorre aggiungere DOTI CULTURALI E CONOSCITIVE CIRCA LO SVOLGIMENTO CONCRETO DELL’APOSTOLATO, ossia circa il “modo” dell’attuazione, pari alle necessità, a cui si vuole andare incontro.
Se le due predette condizioni le applichiamo al mondo dei sofferenti, con facilità ne scorgiamo la delicata necessità: malattie che debilitano la psiche oltre il fisico; tare ereditarie; speciali stati di sofferenze che esigono prudenza e padronanza su se stesso da parte di chi avvicina; strutture in cui i sofferenti vivono; politicizzazione degli stessi ambienti sanitari tendenti a sopprimere o misconoscere i più elementari diritti fondamentali dell’uomo, quale la libertà alla “ costante “ assistenza religiosa.
DA OUANTO SINTETICAMENTE ACCENNATO CON FACILITA’ APPARE LA NECESSITA’ CHE L’ANIMATORE DI GRUPPI ABBIA FORMAZIONE UMANA E CONOSCENZA PRECISA DELLE REALTA’ VERE A CUI INTENDE ANDARE INCONTRO, SE NON SI VOGLIONO CREARE SITUAZIONI ESASPERATE ED ESASPERANTI.
Il n. 11 del Decreto del Vaticano II sul Seminari, considerando la formazione che devono avere i candidati al sacerdozio, non soltanto sottolinea la necessità di una soda formazione umana, ma indica pure i punti che devono essere raggiunti e testimoniati per diventare Sacerdoti adatti al ministero apostolico:
“Negli alunni si coltivi la necessaria maturità umana, particolarmente comprovata in una certa fermezza d’animo, nel saper prendere decisioni ponderate e nel retto modo di giudicare uomini ed eventi. Gli alunni si abituino a perfezionare come si deve la propria indole; siano formati alla fortezza d’animo, e in generale imparino a stimare quelle virtù che sono tenute in gran conto fra gli uomini e rendono accetto il ministro di Cristo, quali sono la sincerità d’animo, il rispetto costante della giustizia, la fedeltà alla parola data, la gentilezza del tratto, la discrezione e la carità nel conversare “.
Il Decreto sull’Apostolato del Laici al n. 29, con vera precisione, sintetizza le doti umane basilari e indispensabili all’apostolato: “Per coltivare BUONE RELAZIONI UMANE bisogna favorire i genuini valori umani, anzitutto l’arte del convivere e del cooperare fraternamente e di instaurare il dialogo “.
Valga per l’apostolato almeno quanto si suole affermare per l’attività diplomatica: “ Il diplomatico non ha nemici, non ricorda le offese personli, sempre è proteso al proprio mandato “.

– L’ARTE DI CONVIVERE: significa l’arte di compenetrarsi nell’animo dell’interlocutore e di coglierne i desideri, i bisogni, le ansietà; l’arte di non essere degli egocentrici asfissianti che riversano in chi incontrano tutti i propri malanni, incuranti o dimentichi delle esigenze altrui e dello scopo dell’incontro stesso: per cui via l’angolosità di carattere, la permalosità, l’attaccamento alle proprie idee in cose che nulla hanno a che vedere con i punti basilari umani e dottrinali della Chiesa, l’irritabilità, I facili rancori, ecc.

‑ L’ARTE DI COOPERARE FRATERNAMENTE: preziosa la sottolineatura “ fraternamente “ perché sollecita a dare un contributo di attività e non a mettere in evidenza l’arte di presentare le proprie doti personali, oppure di saper far procrastinare ogni iniziativa, o, addirittura, di farla andare a monte per le continue problematiche e punti interrogativi che sempre si creano senza mai proporre piani concreti.

‑ L’ARTE DI INSTAURARE UN DIALOGO: significa l’arte di ascoltare, di saper cedere su quanto cedibile, di restare invece tranquillamente fermi con delicata carità quando il dialogo, in luogo di diventare costruttivo ed edificante, vorrebbe ottenere, nella volontà dell’interlocutore, un vero cedimento dell’altra parte su punti a cui non si può e non si deve cedere.

2) DOTI SOPRANNATURALI

L’Animatore del Gruppi deve compiere in se stesso una maturazione spirituale soprannaturale.

A. DEVE CREDERE NEL SOPRANNATURALE.

O1tre alle doti umane, chi è impegnato nell’azione apostolica deve essere bene illuminato a quanto mal convinto della necessità della vita vissuta nella grazia di Dio, ossia nelle sue componenti soprannaturali. La “ Grazia “ infatti è una qualità spirituale che eleva la natura umana caduta nel peccato: componente nuova, frutto del piano della Redenzione, che dona le antiche dimensioni perdute col peccato.
E’ una partecipazione alla vita di Dio (cfr. 2 Pt. 1,4): è una realtà interiore che lo Spirito Santo effonde nell’anima; è una vita nuova che si inaugura per pura liberalità divina; è una “ordinazione verso Dio – dice il Vaticano II nella Gaudium et Spes 17 – resa possibile e stabile da questo dono di Dio stesso che ci fa nuove creature (cfr. 2 Cor. 5,17) e che ci inserisce in Cristo (cfr. Cor. 1,2; Rm. 8,1) “.
La grazia, nell’azione dello Spirito Santo, sublima l’anima e la rende strumento docile e fecondo nell’attuazione dei divini disegni per quanto riguarda la persona, la Chiesa e la società.
L’Animatore del Gruppi deve essere un apostolo dell’Immacolata per cui
– deve essere intimamente convinto che essere strumento di vita significa che egli, prima di tutto, dove essere una persona viva, spiritualmente viva e soprannaturalmente operante: un morto non può essere canale di vita, un braccio tagliato né riceve né trasmette la linfa della vita,
– deve, per quanto possibile, rassomigliare all’Immacolata. La verità evangelica, “ senza di me non potete fare nulla “ è assiomatica, restringe la possibilità d’azione costruttiva sul piano soprannaturale alla vita di unione con Cristo. Del resto S. Paolo nella 1 Cor. 3,7 esplicitamente afferma: “ ora né chi pianta, né chi irriga è qualcosa, ma Dio che fa crescere “.

Il Padre mio, afferma Nostro Signore Gesù Cristo, è il divin agricoltore ed ogni tralcio che è secco viene reciso e buttato nel fuoco.
Il richiamo di queste verità costruttive e rinnovanti la vita dell’uomo devono essere patrimonio inconcusso di ogni cristiano e quanto mal vivo ed impegnativo per chi liberamente si accosta all’Immacolata in spirito di umile servizio per la realizzazione del piano della salvezza.
“Le opere di apostolato – ammonisce Pio X11 (vol. IX, 480) – riescono vane se non provengono da un’anima arricchita di doti cristiane, con l’aiuto della grazia “.
L’Animatore del Gruppi, per 1’efficacia della sua azione apostolica, sorretto dal desiderio di essere strumento dell’Immacolata, deve quindi essere un nemico dichiarato del compromessi e di ogni peccato, tanto in sé quanto attorno a sé.
Il vero e reale intimo desiderio dell’Animatore di Gruppo deve essere uno solo, diventare uno strumento docile nella spinta dello Spirito che lo vivifica, consapevole che la lotta che conduce in se stesso:
– accresce la propria statura totale;
– lo porta alla piena maturità;
– dilata le sue interiori facoltà visive;
– lo rende, in Cristo e per mezzo di Cristo, strumento di salvezza.

B. DEVE FARE REALE AFFIDAMENTO NELL’AIUTO DI DIO.

L’affermazione di S. Paolo, “ tutto posso in Colui che mi conforta “ deve diventare intima e convinta persuasione.
I numerosi Inviti del Cuore di Gesù alla preghlera ad alla modalità della preghiera perché sia voce gradita ed accetta al Padre, vedi Vangelo di Giovanni capitoli 14 e 15, devono diventare familiari per chi intende essere pedina di Dio. In tali capitoli del IV Vangelo esiste infatti tutta un’ampia tematica relativa alla vita ed attività spirituale che va richiamata ed a cui invito a fare personale ricorso per sperimentalmente provare quanto Nostro Signore Gesù Cristo sia stato preciso nell’indicarci linee chiare per poter portare frutti di santità e di apostolato.
Così dicasi dell’invito alla efficacia della preghiera collettiva, posta quale condizione precisa anche quando un’anima rimane sorda ed ostinata alla voce della Chiesa (Mt. 18, 18-20).
Non è affatto mia intenzione di parlare ora del grande dovere della preghiera e del come elevarla perché sia ascoltata; bensì è mia precisa volontà indicare vie evangeliche, che il razionalismo ed il materialismo del nostri giorni ci hanno fatto dimenticare, rendendoci disabituati ad approfondirle e a praticarle.
L’ANIMATORE DEI GRUPPI CHE NON CONOSCA QUESTI ITINERARI DI GRAZIA E’ MEGLIO CHE NON SI PONGA AL LAVORO, MA CHE ATTENDA PRIMA DI TUTTO ALLA PROPRIA PERSONALE FORMAZIONE per non essere lui affossamento od appiattimento della nostra attività, che vuole segnare nella vita della Chiesa una cosciente ripresa di vita di grazia e di impegno apostolico.
A tutti, infine, sono noti I mezzi insostituibili per un’adeguata formazione ed un efficace sostegno nell’apostolato: I Sacramenti, la preghiera, l’unione con Cristo.
Ecco I motivi base, per cui la Direzione del Centro Volontari della Sofferenza, con tanta forza, continua a tenere fermo contro l’idea di immissione nella vita del Centro di simpatizzanti che non condividano e non vivano prima di tutto queste linee fondamentali di vita cristiana ed apostolica, di cui la Vergine Immacolata è vessillifera e sostegno universale.

B. L’ANIMATORE DEI GRUPPI DEVE ESSERE SEMINATORE INSTANCABILE

– del programma dell’Immacolata,
– nelle strette linee del Centro.

1. Consideriamo prima di tutto come il Centro Volontari della Sofferenza considera la realtà di Maria SS.ma Madre della Chiesa e Madre Spirituale di ogni anima che nasce alla vita della grazia.
Il Centro vive il mistero di Maria SS.ma, Corredentrice del genere umano con Nostro Signore Gesù Cristo, unico e necessario Mediatore e Redentore, come la Chiesa lo presenta nel Capitolo VIll della Lumen Gentium e come le due Esortazioni Apostoliche: Signum Magnum del 13 maggio 1967 e Marialis Cultus del 2 febbraio 1974 di Paolo VI ce la illustrano.
Nella Signum Magnum al n. 20 chiaro è il richiamo a voler prendere in seria considerazione l’intervento a Fatima del la Madre della Chiesa, in cui le responsabilità dell’uomo vengono portate fino alle loro ultime conseguenze, qualora non si viva il Suo richiamo alla preghiera ed alla penitenza già presentato a Lourdes.
Così, infatti, il Papa presenta il Messaggio Mariano:
“Un messaggio, poi, di somma utilità sembra oggi giungere ai fedeli da Colei che è l’Immacolata, la tutta santa, la cooperatrice del Figlio nell’opera di restaurazione della vita soprannaturale nelle anime. Contemplando, infatti, devotamente Maria, essi traggono da Lei incitamento alla preghiera fiduciosa, sprone alla pratica della penitenza, stimolo al timor santo di Dio. Ed è parimenti in questa elevazione mariana che essi odono più di sovente risuonare le parole con le quali Gesù Cristo, annunziando l’avvento del Regno del Cieli, diceva: Fate penitenza e credete al Vangelo; ed il suo severo ammonimento: Se non farete penitenza, perirete tutti allo stesso modo”.
Che cosa sl propone il Centro Volontari della Sofferenza con la sua vita strutturale essenzialmente mariana.

Tre cose:

a) VIVERE LA PROPRIA CONSACRAZIONE BATTESIMALE NELLA LUCE DI MARIA SS.MA.
La devozione mariana non è avulsa dall’impegno battesimale e non consiste in un facile ricorso a Maria SS.ma fatto specialmente nelle calamità o contingenze della vita.
La devozione mariana è costituita dalla vita cristiana stessa e perciò, attraverso tale devozione,
LA VERGINE SANTA
– “ deve risplendere dinanzi allo sguardo di tutti i cristiani quale modello di perfetto amore verso Dio e verso il prossimo “;
– “ deve indurre alla frequenza dei Santi Sacramenti, per la cui virtù gli animi sono mondati dalle macchie del peccato e da esse preservati “;
I FEDELI
devono sentirsi “ stimolati a riparare le innumerevoli offese fatte alla divina Maestà ;
GRANDE FAMIGLIA CRISTIANA, OSSIA LA CHIESA
– deve ritenere Maria SS.ma “come vessillo di unità e sprone a perfezionare i vincoli di fratellanza fra tutti i cristiani in seno all’unica Chiesa di Gesù Cristo”.
IL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA, poi, nella linea di S. Luigi Maria Grignon di Montfort, trova nella Consacrazione totale di se stessi a sì augusta Regina e Madre il mezzo più sicuro per provvedere alle sorti escatologiche dell’anima propria e ad attirare altresì i favori celesti sulle anime dei fratelli.
Tale mezzo di sicurezza per l’anima è nel Centro ritenuto fondamentale per attirare benevolenza e soccorso da Colei che da Dio è stata stabilita Madre nostra, Madre di misericordia, aiuto in tutti i frangenti del nostro pellegrinaggio terreno.
ECCO PERCHÉ, FIN DALL’INIZIO DELL’APOSTOLATO E NELLO STATUTO DEI SILENZIOSI OPERAI DELLA CROCE, LA CONSACRAZIONE A MARIA SS.MA NON È’ SOLTANTO RITENUTA QUALE DIMOSTRAZIONE CONCRETA DI FIDUCIA E DI ABBANDONO DELLE PROPRIE SORTI NELLE MANI DELL’IMMACOLATA, MA MEZZO POTENTISSIMO DI APOSTOLATO RISCONTRATO SEMPRE EFFICACE.
Ancora la Signum Magnum, del resto, al n. 28 “ esorta tutti i Figli della Chiesa a rinnovare personalmente la propria consacrazione al Cuore Immacolato della Madre della Chiesa ed a vivere questo nobilissimo atto di culto
– con una vita sempre più conforme alla divina volontà;
– in uno spirito di filiale servizio;
– e di devota imitazione della loro celeste Regina”.

b) VIVERE ED ESTENDERE, SPECIALMENTE TRA I SOFFERENTI, LE RICHIESTE FORMULATE DALLA VERGINE SANTA A LOURDES ED A FATIMA, che sono:
1) “ riparare le offese che si recano al Cuore di Gesù ed al Cuore Immacolato di Maria;
2) pregare per la conversione dei peccatori;
3) sostenere con la preghiera ed il proprio sacrificio l’azione apostolica del Papa, dei Vescovi e dei Sacerdoti.

Di tale finalità l’animatore del Gruppi deve essere un propagatore instancabile. Le opportunità, le occasioni di presentare tale programma e la sua particolare urgenza ecclesiale si scopriranno in proporzione del loro studio e dello spirito di approfondimento che si acquista con la meditazione e, specialmente, con la recita, da soli o collettivamente, del Santo Rosario, come insegna la Marialis Cultus.
Gli errori che a tutti i livelli circolano nella Chiesa e nella società devono far comprendere la necessità ed urgenza di applicare l’iinvito fatto dalla Madre della Chiesa.
Tutta la metodologia del Centro Volontari della Sofferenza porta ad attuare le richieste dell’immacolata. Evidentemente il nostro Centro non è l’unico ed essenziale organismo ecclesiale che applica il suddetto programma dell’Immacolata; basti osservare l’innumerevole folla che costantemente a Lourdes ed a Fatima accorre.
Il Centro Volontari della Sofferenza, sostenuto e diretto dai Silenziosi Operai della Croce è, invece, l’unica Associazione approvata dalla Chiesa che ha per fondamento e scopo l’attuazione del programma dell’immacolata tra gli ammalati ed i sani con i metodi indicati.

c) Le parole pronunciate dalla Vergine Santa a Lourdes ed a Fatima costituiscono LA GRANDE CARTA DI LAVORO CHE ANIMA E SPINGE TUTTO L’APOSTOLATO, TANTO NELLA CATEGORIA DEI SOFFERENTI QUANTO TRA I FRATELLI SANI.
L’esame poi delle parole pronunciate dalla Vergine Santa, “ penitenza – penitenza – penitenza “ e l’esplicito invito rivolto a Fatima ad offrire tutte le sofferenze che il Signore avrebbe mandato ai tre pastorelli e ad offrire, inoltre, positivi sacrifici, apre UN APOSTOLATO NUOVO ED ORIGINALE, come affermato da PAOLO VI, nella vita della Chiesa.
Papa Giovanni XXIII autenticamente ci dona e conferma l’interpretazione data dal Centro all’invito penitenziale rivolto dalla Vergine Santa a Lourdes:
“ E non è questo che la Vergine immacolata ha specialmente richiesto con tanta insistenza a Lourdes, quando a Santa Bernardetta domandava “preghiera e penitenza”? Il lavoro e il dolore sono la prima penitenza imposta da Dio all’umanità caduta nel peccato; orbene, come il peccato attira Pira di Dio, così la santificazione del lavoro e del dolore attira la misericordia di Dio sul genere umano v. (9-3-1959)
Ma in tale autentica ed opportuna interpretazione l’ammalato è considerato nella sua grande dignità umana, di uomo che attivamente partecipa, proprio col dolore, ai destini della Chiesa e della Storia. Egli da vinto ed oppresso dal dolore evade dal proprio isolamento e dalla sua apparente inutilità (cfr. Pio XII ai Volontari della Sofferenza, 7 ottobre 1957) e DIVENTA SOGGETTO D1 AZIONE, ossia attivamente presente come ogni altro uomo nello svolgimento e progresso della vita ecclesiale e della società.
Non o la Croce del Cristo che, entrando nel mondo, ne cambia i destini, apre orizzonti, segna nuove tappe di civiltà?
Proprio “ attraverso la croce l’uomo ha potuto capire il senso della propria sorte, della propria esistenza sulla terra. Ha scoperto quanto Dio lo ha amato. Ha scoperto e scopre continuamente, alla luce della fede, quanto sia grande il proprio valore “ (Giovanni Paolo 11, 9 giugno 1979).
L’Animatore del Gruppi deve quindi avere ben chiaro nella propria mente che il Centro Volontari della Sofferenza, pur non ignorando ed anche andando incontro alle esigenze umane di necessità di inserimento nella società dell’handicappato, considera sempre e soprattutto il sofferente quale uomo dotato di tutte le sue dimensioni sostanziali, spirituali ed umane ed a lui va incontro con tutte le forze. Anche a questo riguardo l’indirizzo della Chiesa è, come sempre, preciso e stimolante. Così ci ha fatto scrivere Paolo VI il 23 maggio 1973 in occasione del Congresso di Mariazell.
“Promuovere, però, lo sviluppo della persona dell’ammalato non significa soltanto mettere al servizio della Chiesa e le sue soprannaturali risorse e la specifica sua capacità di santificare, nello scambio misterioso che permea le membra vive del corpo di Cristo, i fratelli di fede: vuol dire anche reagire ad un processo di emarginazione che pub pericolosamente verificarsi nella società moderna, pur così esperta ed ardita nelle tecniche diagnostiche e terapeutiche che ha saputo approntare a beneficio dei malati. E’ questo un rischio paradossalmente connesso e coesistente con 1’attuale progresso scientifico: laddove un soggetto per l’età, per la malattia, per la sopravvenuta incapacità di lavoro appare meno efficiente, egli può rimaner fuori dalla vita sociale e viene pian piano ignorato e messo da parte. Allora il suo dolore si accresce ed alle pene fisiche si aggiunge, non minore, l’angoscia dell’incomprensione e dell’indifferenza “.
Ci devono essere gli organi assistenziali ecclesiastici e civili e la Chiesa, in questo settore, ha un primato imbattibile fin dai primi secoli; il Centro Volontari della Sofferenza però, quantunque non intenda fare doppioni di nessun genere, mira a realizzare, secondo lo spirito che lo anima, particolari iniziative in cui le realtà umane e soprannaturali siano sempre abbinate.
Evidentemente per l’attuazione di un piano del genere, iniziato nel maggio 1947, occorrono linee precise e scrupolosamente seguite proprio in vista del frutti che si Vogliono ottenere.

a) Fin dall’inizio si è trattato di UN APOSTOLATO DI CATEGORIA, da Pio XII approvato, tramite il Sostituto della Segreteria di Stato, l’allora Sua Ecc.za Mons. Montini. Ecco la formula approvata: “l’ammalato per mezzo dell’ammalato “; piccoli gruppi associativi: “ gruppi di avanguardia “ in cammino. Ecco quindi anche il motivo per cui la Direzione esige adesioni precise della categoria: adesioni di persone che consapevolmente si adoperano In ordine al Fine Statutario da raggiungersi con i mezzi stabiliti.
b) La Chiesa, il 24 novembre 1960, nella persona di Papa Giovanni XXIII, solennemente ha dato PERSONALITA’ GIURIDICA ECCLESIASTICA a tutto il movimento con il Breve Apostolico “ Valde Probandae “. In tale Breve tutto viene precisato: il fine ed i mezzi.

Così il Breve Apostolico:
“Questa Associazione riunisce Sacerdoti e laici, sani o ammalati, che spinti dalla devozione alla Madonna, si prefiggono di attuare, specialmente tra gli ammalati, le richieste di preghiera e di penitenza, che la Beata Vergine ha formulato a Lourdes ed a Fatima… E’ compito degli ammalati pregare e fare penitenza… offrendo spontaneamente le loro sofferenze:
– per riparare le offese recate al Cuore Sacratissimo di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria;
– per ottenere la conversione del peccatori;
– per sostenere con il loro aiuto spirituale le intenzioni del Sommo Pontefice ed il sacro ministero sacerdotale.

Queste finalità vengono attuate mediante:
– apposite “Case per Esercizi Spirituali”, costruite con particolari criteri tali da poter ricevere anche gli ammalati barellati;
– luoghi in cui gli ammalati si riuniscono per ragioni di studio e trattano i loro problemi;
– l’uso di sussidi radiofonici;
– la pubblicazione di stampa specializzata;
– laboratori;
– ricreatori;
– scuole di riqualificazione per ex ammalati rimasti impediti”.

c) ESTENSIONE DELL’APOSTOLATO.

“Il Campo di Semina è il mondo” (Mt. 13, 43), dovendo il mondo intero essere salvato dalla Croce totale del Cristo, costituita dalla Sua croce personale, più quella di tutti i sofferenti del mondo di ogni tempo e luogo. Da tale approvazione l’apostolato diventa quanto mai caratteristico, con fisionomia ben precisa.
Si tratta di un apostolato
– mariano;
– degli ammalati e non unicamente assistenziale;
– svolto in attività apostolica, quindi su basi di “grazia” per 1’estensione del piano della grazia tra i fratelli, con programmi di preghiera e di penitenza per il recupero della grazia in chi qualora l’abbia perduta.

E’ un apostolato quindi essenzialmente missionario, costantemente in crescita, senza alcuna forma riduttiva, che ha per fondamento il programma della Vergine Santa e che si svolge sotto la guida della Gerarchia.

C) CARATTERISTICHE DELL’ATTIVITA’ DELL’ANIMATORE DI GRUPPO:
– è un operalo Instancabile,
– è un seminatore gioioso.

1) INSTANCABILE: missionario con Cristo Missionario; annunciatore della buona novella, senza badare mai a se stesso, proteso in una sola tensione: “ la volontà del Padre “. E tale volontà è a lui nota: – la nostra salvezza attraverso il precetto della carità vissuto ed attuato nella duplice direttiva:
Dio
e il prossimo,
– l’osservanza del precetti: “ chi mi ama osserva i miei comandamenti”, da questo è dimostrato l’amore che si ha per il Padre; in forza di questa osservanza inizierà in noi la divina inabitazione dello Spirito Santo e la potenza nostra in Dio stesso: “ se osservate, chiedete e otterrete “.

L’INSTANCABILITA’ DELL’ANIMATORE DI GRUPPO VA DIMOSTRATA:
– nell’essere presente presso i gruppi di avanguardia per sostenerli nella loro formazione ed animazione interna seguendo le strette linee statutarie, proprio per conservare e potenziare il dinamismo e la fecondità dell’apostolato,
– nel tenere i gruppi uniti tra di loro in una visibilità d’insieme ed attuazione di programma che viene svolto in forme associate nello spirito che anima il Centro,
– nel curare che l’incontro di gruppo avvenga quindicinalmente. Indicazione chiave e stimolante per spingere il gruppo al dinamismo d’azione. La casa dell’ammalato più impedito può diventare luogo d’incontro,
– nel curare anche incontri mensili di tutti i capigruppo. Tali incontri mirano all’animazione dell’attività secondo le note direttive date circa la modalità di essi: momento della Parola di Dio, della Preghiera comunitaria, della verifica e programmazione di lavoro apostolico (incontri tutti distinti dagli altri incontri ed ore di adorazione su piano allargato),
– nel far crescere nuovi gruppi, sostenendo gli aderenti ed infondendo in loro coraggio e forza dalla considerazione dei prescelti dall’Immacolata: la scienza gonfia e spesso ci divide, l’umiltà e l’amore edificano sempre, perché Dio é sostegno e guida dell’umile,
– nel portare a conoscenza della direzione diocesana e nazionale i desideri degli iscritti, essendo precisa forma dell’apostolato associato che la mente degli iscritti giunga alla direzione per camminare tutti assieme in un’unica e costruttiva direttiva,
– nel tenere fermo contro le varie intromissioni che si vorrebbero fare nella vita del Centro, impedendo che coloro che desiderano fare esperienza le vengano ad attuare nella vita del nostro Centro. Esiste l’attività allargata con punti ben precisi e dalla direzione diocesana riconosciuti ed approvati, ma non possono esistere nel Centro gli eterni simpatizzanti, che finiscono con il travisarne la fisionomia ed Impedire l’apostolato,
– nel sostenere sempre, senza venire mai meno, per nessuna ragione, proprio in considerazione anche delle particolari condizioni personali ed ambientali in cui un sofferente può trovarsi,
– nell’impedire i miscugli delle varie attività degli o per gli ammalati, stimolando un cammino progressivo nelle precise linee del Centro. Il Centro infatti, pur riconoscendo e profondamente stimando le varie forme di apostolato e l’indicazione ecclesiale di ognuna, dà l’apporto secondo la propria fisionomia e struttura. Ciò non vieta che in occasioni precise di vitalità diocesana tutte le varie attività siano presenti in programmi determinati.

Anche la partecipazione ai Consigli Pastorali e le direttive da essi date non dicono al Centro di dover cambiare la propria fisionomia. L’instancabilità dell’annuncio e del sostegno all’apostolato del Centro Volontari della Sofferenza da parte dell’Animatore di Gruppo ha per base la perseveranza nel bene, che è un gran dono di Dio, per cui sempre va implorata dall’unico Datore di ogni bene per intercessione della Vergine Santa.

2) Seconda dote dell’animatore dei gruppi che deve emergere dalla sua attività apostolica, è la GIOIOSITA’.
Egli deve essere un seminatore gioioso, perché, richiamando il messaggio della Croce, per forza deve essere anche un annunciatore della Risurrezione.
“ La donna quando dà, alla luce un figlio soffre, ma tosto si rallegra per la nascita di una nuova creatura “.

TALE GIOIOSITA’ HA PER FONDAMENTO:
– la liberazione dalla schiavitù del peccato;
– la trasformazione della pena del peccato – lavoro faticoso a dolore – in mezzi positivi di conquista soprannaturale;
– la conquista delle anime: vita divina che si comunica attraverso anche la propria immolazione e che forma quelle famiglie spirituali nel cielo, costituite dalle anime da noi salvate, i cui volti conosceremo al termine della nostra esistenza.

E COSI’, ANNULLATO IL CONCETTO DELLA STERILITA‘ DELL’UOMO, QUALUNQUE SIA LA CONDIZIONE IN CUI EGLI SI TROVA, avremo;
– i benefici frutti ecclesiali e sociali che ne derivano, memori dell’insegnamento di Paolo VI, secondo cui i sofferenti possono cambiare il corso della storia;
– 1’estensione dell’apostolato, che sorpassa i limiti diocesani o le nazioni stesse, ma aggancia tutti i sofferenti del mondo.
Non è proprio questo punto che deve essere costantemente tenuto presente dall’Animatore del Gruppi? Me questi sono tutti argomenti di gioia profonda, intima, inalienabile.
L’apostolato, natura sua, è essenzialmente dinamico ed estensivo:
“ Andate e predicate in tutto il mondo”; il mondo va permeato da questo apostolato perché esso deve essere salvato, e deve essere salvato da qualcuno che soffra, il quale, amando, sappia sostituirsi.
E non è proprio anche questa caratteristica di dinamismo, sempre operante, argomento di gioia vera?
La gioia, quindi, è l’atmosfera del Centro Volontari della Sofferenza. É l’atmosfera che ha animato tantissimi, nostri iscritti, fino a diventare caratteristica del nostro Centro che, consapevolmente e con ragione accetta il dolore in piano di fede, di speranza a di carità, ma che con l’aiuto di Dio, con l’intercessione della Vergine Santa, sa portare i propri iscritti alle testimonianze pie gioiose.
Giunio Tinarelli, Angiolino Bonetta, Luciano Cimini, Cristiano Pavan, Beatrice Galli, Laura Gallo Stampino, Pietro Salvi Alessio, e tantissimi altri, provano la verità di S. Paolo: “sovrabbondo di gaudio nelle mie tribolazioni” (2 Cor. 7,4).

Seconda Parte
AZIONE SUGLI ALTRI

Dopo avere osservato l’Animatore di Gruppi nella sua azione formativa svolta essenzialmente su se stesso in vista dell’attività apostolica che deve svolgere e dopo avere anche toccato punti connessi con l’azione diretta verso gli altri, esaminiamo il compito che egli deve attuare con il suo accostamento apostolico.

1. L’ANIMATORE DEI GRUPPI E’ UN EDUCATORE.

L’Animatore del Gruppi è un apostolo convinto del Cuore di Cristo e del Cuore Immacolato di Maria SS.ma, quindi deve essere un educatore nato, deve portare con il suo comportamento e con il suo insegnamento le anime a comprendere che “ la civiltà dell’amore “, il vero progresso spirituale, ecclesiale e sociale lo si ottiene attraverso un sincero ritorno alla fede, convincendo le anime che accosta a superare il dualismo che separa l’io interiore che deve tendere a Dio dalle contingenze di vita inficiate dagli errori che dilagano.
Deve cessare nell’animo di chi vuole tendere ed essere di Dio la duplicità di impostazione vitale della propria esistenza: un aspetto interiore deviato, o magari assopito dalle realtà esterne, un altro aspetto di convenienza, o di circostanza che viene usato secondo i vari momenti della propria esistenza, ma che nulla incide nell’intimo della persona, perché forse nemmeno compreso nella sua forza direttrice, c magari non intimamente condiviso.

Riportare all’unità di espressione di vita ed a comprendere la portata del valori supremi ed eterni che toccano 1’esistenza dell’uomo, di ogni uomo al di fuori del colore politico, della razza a cui appartiene, è compito di ogni apostolato ed è quindi primo e basilare compito di ogni Animatore di Gruppo.

Educare, tirare in luce ciò che è, o che era occulto e racchiuso nell’interiorità, è il lavoro, che con tutta la delicatezza che la carità suggerisce, va pur svolto
– con cuore fraterno,
– con cuore aperto e comprensivo,
– con desiderio di far incontrare le anime con I’Immacolata, perché, attraverso Lei, definitivamente si incontrino con Cristo, creando quell’unità interiore ed esteriore, che segna l’inizio della vera ascesa che porta alla statura dell’uomo perfetto.
La società e infetta e gravemente malata di questa divisione interiore che tocca l’intimo dell’uomo.
L’errore tanto gravemente incide nella vita di ciascuno, fino a stabilire una presunta unità tra il male che si compie e l’animo che l’ha determinato e voluto. False unità, perché l’uomo ha tendenzialmente in sé un’intima tensione che lo porta a ricercare Dio.
LA VERA UNITA INTERIORE ED ESTERNA SOLTANTO DIO LA PUO’ STABILIRE FACENDOCI RITORNARE, CON IL PIANO DELLA REDENZIONE, A QUEL CHE ERAVAMO AL MOMENTO DELLA CREAZIONE, PUR LASCIANDOCI I RESTI DEL MALE DA NOI VOLUTAMENTE INTRODOTTI (CONCUPISCENZA E MORTE) NEL CORSO DELLA STORIA UMANA.
La patologia sociale, allora, è il primo campo del nostro cristiano interesse. Bisogna avere sensibilità ed amore per l’umanità che soffre fisicamente, socialmente, moralmente” (Paolo V1, 31 dicembre 1975).
L’essenza ed il fine dell’educazione cristiana consistono nella collaborazione con la grazia divina, nel portare l’uomo a riunire e vivere in sé l’unità totale del proprio essere costituito di anima, di corpo e di partecipazione alla vita divina, tenendo conto dell’ambiente e delle circostanze in cui egli vive.
Si tratta di far comprendere, con tutto l’atteggiamento della propria vita, che esiste una gerarchia di valori, persa di vista, o addirittura non più avvertita a causa del tanti errori circolanti che indebitamente esaltano e distolgono l’attenzione dell’uomo.
Ma l’uomo in tale esaltazione è uno scontento, la storia gli porta alla memoria l’incarnazione del Figlio di Dio e gli parla di fini ultraterreni; l’urto poi con le forze del bene acuiscono tale disadattamento, anche se egli è nell’errore più oscuro.
La materia reclama lo spirito; gli ateisti in gran parte, ora, ricercano il Dio negato e combattuto; le varie vicende del popoli contemporanei abbondantemente lo dimostrano.
Si tratta quindi di educare, o rieducare a comprendere una gerarchia di valori fino a comprendere l’unica realtà che interessa l’uomo, quella di stabilire in se stesso l’unità di sentire e di agire, nella ricomposizione fatta dal divin Redentore, che è la proclamazione somma della dignità sovrumana dell’uomo. Dio ha creato tale unità elevata ed elevante, l’uomo l’ha infranta, si tratta quindi, con Cristo e sotto la guida dell’Immacolata, di ricostruirla.

LA PERFETTA EDUCAZIONE DEVE NECESSARIAMENTE AVERE ANCHE IN QUESTO CASO DUE ASPETTI:
– SVILUPPARE LE DOTI UMANE
– E SVILUPPARE LE DOTI SPIRITUALI DI OGNI APPARTENENTE AL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA.

Non si tratta qui di ricordare quanto già detto per l’Animatore di Gruppo, ma di considerare l’azione da svolgersi attorno ai vari soggetti attivi che devono a loro volta essere portati alla personale testimonianza per diventare anch’essi apostoli dell’Immacolata.
L’Animatore di Gruppi e quanti con lui agiscono, deve aiutare gli iscritti al Centro Volontari della Sofferenza fanciulli, giovani, adulti od anziani che siano -, tenuto conto del progresso della pedagogia e del vari metodi di accostamento, “ a sviluppare armonicamente le loro capacità fisiche (e noi aggiungiamo anche “ residue “), le loro capacità morali ed intellettuali ad acquistare gradualmente un più maturo senso di responsabilità nell’evoluzione ordinata ed incessantemente attiva della propria vita e nella ricerca della vera libertà, superando con coraggio e perseveranza ogni ostacolo “ (Decreto sull’educaz. crist. n. 1).
Il Vaticano II propone il raggiungimento “ della maturità propria dell’umana persona “ (idem, 2) sempre possibile per la forza dello Spirito esistente in ogni uomo di qualsiasi età che in lui reclama la perfezione – Dio – qualunque sia lo stato in cui egli si trova.
La formazione dell’uomo, se non vuole rischiare Peffetto contrario, deve tenere conto di tutte le sue componenti, ossia di tutte le facoltà naturali e soprannaturali di cui egli è dotato.
Manchevole, per conseguenza, sarà ogni educazione che miri a fini puramente naturalistici e consideri negativamente (trascurandoli) o positivamente (rinnegandoli o combattendoli) i più alti valori soprannaturali dell’uomo e della vita.
L’uomo nella sua educazione naturale va visto non in un aspetto chiuso, a se stante, ma aperto a doti di spirito e di vita divina, resa possibile da Cristo Redentore, attraverso la parte umana e la parte spirituale, realtà innegabili e facilmente da tutti riscontrabili, che dona all’unità dell’uomo, come rimasto dopo il peccato, dignità somma ed inconfondibile nel creato, fino ad essere vera trasparenza di Dio, anzi Sua precisa presenza, al punto da far dire al Cristo “ quello che voi avete fatto al più piccolo del fratelli fatto a me “.

2. METODI VARI PER RAGGIUNGERE TALE PERFEZIONE.

Tre sono le vie attraverso le quali possiamo arrivare alla perfezione umana e cristiana:
a) L’introspezione: rivolgere la propria attenzione su se stesso, considerando cose o fatti della propria esistenza per scoprirne il significato. Generalmente tale esame critico non viene fatto ed allora l’aiuto va fraternamente donato, Invitando l’interessato a compierlo.
b) Ricerca oggettiva: esaminarsi al di fuori di se stesso; ossia portare la mente dell’iscritto al Centro Volontari della Sofferenza a considerarsi attraverso i fatti della propria esistenza da lui compiuti, raffrontandoli con le realtà assolute escatologiche che toccano ogni uomo.
c) Confronto: ABITUARE IL SOGGETTO A CONFRONTARSI CON CRISTO E CON L’IMMACOLATA. E questo e il metodo più facile, immediato, pio sicuro, più costruttivo tanto in piano umano quanto in quello soprannaturale.

Non c’è dubbio che se questo terzo metodo viene fedelmente e con perseveranza seguito, porterà i più bei frutti positivi di scoperte inimmaginabili e di settori su cui applicarsi per raggiungere quella statura dell’uomo perfetto, a cui tutti e sempre dobbiamo e – con l’aiuto di Dio – possiamo tendere.

Elementi e mezzi di tale confronto:

1) Intraprendere questo terzo metodo significa prima di tutto aver scoperto 1’eterno ed immutabile amore immenso di Dio Padre, che ci ama e che ci vuole ricongiungere a Sé.
2) Bisogna aver scoperto la grande realtà dell’incarnazione, mistero meraviglioso e da tanti non preso nemmeno in considerazione. Bisogna fermamente credere che il Figlio di Dio, in un preciso momento storico dell’umanità, si è incarnato nel seno della Vergine Santa, si è fatto uomo, ha preso dimora tra di noi; vive con noi; cammina con la storia dell’uomo; ci vuole riunire a Sé in identità di vita come il tralcio unito alla vite; ci ridona il seme dell’immortalità – pegno di risurrezione – con la donazione della propria vita.
L’indagine storica, serenamente fatta, porta a punti certi e conclusivi.
La fede, dono di Dio, fa certamente prima.
Lo Spirito Santo, che ha preso dimora in ogni battezzato, certamente facilita questa conoscenza con il divin Redentore e l’Immacolata è la Madre che fa incontrare i fratelli per riunirli attorno a Se.
3) Bisogna avere un’idea esatta, fattaci attraverso la lettura e la meditazione della Sacra Scrittura, specialmente del Santo Vangelo, di Cristo e dell’Immacolata per scoprire i valori veri da essi affermati: il divin Maestro in primo piano che semina la buona novella, Maria SS.ma accanto a Lui che opera, ascolta, ne condivide attivamente le sorti.
4) Alla conoscenza delle doti umane e divine del Cristo e, soprattutto, all’ascolto del Suo insegnamento, occorre far seguire la coraggiosa trasformazione di se stessi, memori di quanto ha Egli detto, “ non si possono servire due padroni! “. Innalzato in Croce, in espiazione di peccati con cui, attraverso l’incarnazione, si era fatto solidale.
5) Occorre arrivare, sempre nell’intento di attuare il metodo del Confronto, alla comprensione del motivo e del sacrificio del Cristo, fino alla morte di Croce; e arrivare a comprendere allora che In Dio realmente tutto e carità, o “provocazione” alla dimostrazione di una più intensa e più vasta carità: cosi va vista la trasgressione del nostri progenitori che, introducendo nell’umanità il peccato con tutte le sue conseguenze, hanno piegato, In forza della propria impotenza e nullità, l’onnipotenza della divina carità ad andare incontro all’uomo, divenuto vittima delle proprie superbe illusioni.

SI COMPRENDERA’ COSI’ CHE LA CROCE E’ PROVA DI AMORE, UN AMORE CHE SOLLEVA, RENDE UGUALI, DONA ANTICHE POSSIBILITA PERDUTE. SI IMPARERA’ A VIVERE L’ARTE DEL SOFFRIRE, CHE SA ANDARE COME IL CRISTO E CON CRISTO INCONTRO Al PROPRI FRATELLI.

6) E’ necessario vivere l’impegno della croce che redime, guardando le occasioni di sofferenza (pur cercando di alleviarle e di farle, per quanto possibile, scomparire dalla propria esistenza) come occasioni di prova di amore che accetta l’impegno di redenzione, inaugurato dal Cristo e lo porta, per quanto tocca al singolo, al suo completamento.
7) Occorre arrivare ad avere un’ottica nuova, la visione capita e vissuta del piano della Croce, che non soltanto muta il corso della storia e della civiltà, ma Insegna l’arte della sostituzione personale, come il Cristo nell’Orto degli Ulivi e innalzato in Croce, in espiazione di peccati con cui, attraverso l’incarnazione, si era fatto solidale.
8) Bisognerà pure sperimentalmente imparare che il Padre ama, ama con amore infinito anche quando attraverso la prova sembra che ci abbia abbandonato. Ed allora non cessare di chiamarlo con il proprio nome, “Padre mio”, sicuri che Egli, anche se non si fa sentire, non abbandona.
9) Occorre credere inoltre nei frutti della propria croce, unita a quella del Cristo. Occorre saper attendere come il divin Crocifisso ha atteso l’invocazione del buon ladrone; oppure occorre saper affrettare l’ora del perdono del Padre con la preghiera di intercessione, “perdona perché non sanno quel che si fanno”.
10) Bisogna imparare a credere ed a sentire accanto alla propria Croce il Cuore della nostra Madre spirituale, che fedelmente è accanto a noi.

Con Lei, e guidati dal Suo insegnamento, dobbiamo imparare a diventare consenzienti alla nostra immolazione per diventare frumento di Cristo, ostie di salvezza, di nutrimento e di sostegno.
Sarà cosi l’Amen del nostro assenso finale che segnerà l’apice della nostra formazione totale; ALLORA FINALMENTE SAREMO APOSTOLI COMPLETI E, CON LA GRAZIA DI DIO, PERFETTI, CREDIBILI, EFFICACI.
L’Immacolata allora acquisterà una luce calda ed attraente, diventerà segnaletica del modo pratico con cui seguire e maturare in sé la parola del Suo divin Figlio per tradurla in realtà di vita attraverso l’attuazione della volontà del Padre.
Se questa o la via più sicura e più impegnativa, l’Immacolata però è impegnata a portare per mano quanti, sull’esempio della piccola Soubirous e del pastorelli di Aljustrel, si pongono volontariamente accanto a Lei nel desiderio di diventare strumenti Suoi.

3. AMBIENTE DI CRESCITA SPIRITUALE.

Non c’è dubbio che il primo ambiente che va attentamente curato è l’intimo di noi stessi, il nostro cuore, sacrario di ogni buon sentimento, punto anche di partenza di quanto ci può allontanare da Dio.
Al di fuori di questa intima cella in cui va istituito il silenzio interiore per capire e vivere la volontà del Padre, la Chiesa è l’ambiente di crescita, l’albero a cui il ramo della nostra vita deve inscindibilmente essere unito.
NELLA CHIESA FIORISCONO TANTE ATTIVITA’, TANTE PIANTE DAL DIVIN AGRICOLTORE PIANTATE. TRA TALI ANCHE QUELLA DEL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA CHE, FIN DALL’INIZIO, SI E’ ARTICOLATO PROPRIO COME IL VATICANO II (cfr. A. A. 30) CONSIGLIA.
Ecco l’ambiente formativo di cui all’Apostolato dei Laici, luogo citato:

“Parimenti i gruppi e le associazioni di laici che abbiano per scopo l’apostolato in genere o altre finalità soprannaturali, secondo che il loro fine e la loro possibilità lo comportano, debbono diligentemente e assiduamente favorire la formazione all’apostolato. Esse sono spesso la via ordinaria di un’adeguata formazione all’apostolato. In esse infatti si db simultaneamente una formazione dottrinale, spirituale e pratica. I loro membri con i compagni e con gli amici, in piccoli gruppi, valutano i metodi e i frutti della loro attività apostolica e confrontano con il Vangelo il loro modo di vivere quotidiano”.
E’ la carità della propria testimonianza, del proprio buon esempio, come afferma Papa Giovanni Paolo II il 20 febbraio 1980, che viene esercitata per essere forti e solidali nel combattere il male e provocare il bene.
Nei gruppo c’è uno scambio di sostegno che edifica, per chi lo dona e per chi lo riceve. La comune esperienza nel bene diventa stimolo verso gil altri. “ Chi tra di voi soffre che anch’io non soffra? “ (2 Cor. 11,29); così S. Paolo, ma così pure per ogni anima la cui vita è vivere Cristo.
Nel gruppo si impara il rispetto della persona, considerata nella sua totalità padrona e responsabile delle proprie scelte.
Nella vita del piccolo gruppo di Avanguardia si vuole arrivare, come insegna Papa Woityla – 3 giugno 1979 -, ad avere il coraggio di accettare la misura che ci ha dato Cristo nel Cenacolo della Pentecoste, come nel cenacolo della nostra storia.
“ Con quale misura misurare quella realtà che è l’uomo?”- si chiede il Papa. E risponde:
“Non si può comprendere l’uomo fino in fondo senza il Cristo. 0 piuttosto l’uomo non è capace di comprendere se stesso fino in fondo senza il Cristo. Non si può capire chi è, né qual’è la sua vera dignità, né quale sia la sua vocazione, né il suo destino finale. Non si può capire tutto ciò senza il Cristo… La storia di ogni uomo si svolge in Gesù Cristo. In Lui diventa storia della salvezza “.
Ripetiamo il medesimo interrogativo alla nostra categoria: “ Con quale misura, misurare il sofferente? “.
Con la misura dell’ampiezza del suo cuore che si accosta al massimo al Cuore di Cristo e con cui si sforza di identificarsi e dilatarsi per tutti amare, sollevare, salvare.
Questi sono i punti vitali del Centro Volontari della Sofferenza. Sono le idee portanti che i Silenziosi Operai della Croce si sforzano di vivere e di inculcare, per cui, con grande opportunità, sottolineo quanto ancora dice il Vaticano II (A. A. 5): “Quei laici che, seguendo la propria particolare vocazione, sono iscritti a qualche associazione o istituto approvato dalla Chiesa, si sforzino di assimilare fedelmente la particolare impronta di spiritualità che è propria dei medesimi “,
L’Animatore del Gruppi deve, con il proprio apostolato, instancabilmente svolto, presentare, richiamare, facendo vedere la bellezza trasformante dell’applicazione e necessità di osservanza del principi sopra indicati, che sono base e fisionomia del nostro Centro Volontari delta Sofferenza.

SINTETIZZIAMO L’AZIONE DELL’ANIMATORE DEI GRUPPI VERSO I VARI COMPONENTI DEL GRUPPO:

a) IN PIANO UMANO
L’Animatore del Gruppi:
– tiene conto delta natura della malattia, come precedentemente indicato;
– tiene conto dello stato di vita in cui si trova, famiglia, amicizie, ecc.;
– tiene conto delle circostanze positive o negative che lo circondano, ben comprendendo che qualsiasi azione di orientamento verso Dio sarebbe vana, se non si porta l’interlocutore a sentire il bisogno di una vera interiorizzazione per Incontrarsi con se stesso, con Dio e col prossimo.

b) IN PIANO SOPRANNATURALE
L’Animatore del Gruppi deve avere chiari e pronti (anche nelle sue dimostrazioni) i vari passaggi spirituali che segnano la progressiva ascesi dal piano umano alle scoperte soprannaturali, fino alle vette della perfezione.

1. L’Animatore del Gruppi deve suscitare nel sofferente:
– la sete di Dio, fargli toccare con mano che Dio è l’unica e somma realtà che veramente ci interessa e che viene incontro a noi per puro amore, perché è Amore che crea, edifica, sostiene e porta a Lui, bene sommo, al di fuori del quale nessuna vera e duratura felicità esiste, può esistere;
– l’insoddisfazione delle soluzioni terrene, sempre unilaterali, che non affrontano l’uomo in tutte, le sue componenti, introdotte in lui con lo storico e provabile intervento di Dio net corso dell’umanità. Soltanto il Cristo ha affrontato tutti i “ perché “ che attanagliano il cuore dell’uomo e li ha risolti, compreso “ 1’enigma sommo “ della morte;
– il desiderio di essere strumento di Dio, proprio attraverso il dolore, che soltanto in Lui acquista un volto, un aspetto positivo e costruttivo, come sopra accennato;
– il desiderio d! inserirsi net disegno di Dio, quale strumento di salvezza

come l’Immacolata, con il suo “sì” consapevole di accettazione mantenuto poi fermo in tutte le prove dolorose delta Sua vita, fino ai piedi delta Croce. Deve far vedere le varie implicanze di quel “ sì “ con tutta la vita delta Vergine Santa: il dubbio di Giuseppe; la inospitalità riscontrata a Betlemme; la fuga in Egitto; l’incognita di una nuova vita, ecc., ecc.;

con l’Immacolata, assieme a Lei, nella luce di esemplarità che il Suo cuore materno emana, con l’aiuto della Sua intercessione che ce la fa sentire perennemente accanto, vivendo con noi la nostra giornata di dolore, nonostante le prove che non ci abbandonano.

2. L’Animatore del Gruppi per queste ragioni si inserisce in Dio come e con l’Immacolata:
a) accogliendo il Suo programma di pacificazione del mondo, di salvezza delle anime, di sostegno delta Chiesa;
b) vivendo le Sue richieste nella propria vita di sofferenza, facendone preciso programma di lavoro quotidiano, di giorno e di notte, che ci distoglie dal nostro isolamento e cl fa operai specializzati nel cantiere della santificazione del lavoro;
c) offrendo a Lei il frutto del nostri meriti, per essere figli che con la Madre cooperano alla salvezza del fratelli;
d) propagandolo attorno a se stesso, nella metodologia del Centro Volontari delta Sofferenza “ l’ammalato per mezzo dell’ammalato”, con i sussidi che la Chiesa ha approvato e sono stati avanti elencati.

3. L’Animatore del Gruppi sostiene I Capigruppo nella sicurezza di essere.
a) strumenti di salvezza, perché continuatori delta Croce di Cristo, diffusori dunque di pace e di amore che salva ed edifica;
b) diffusori di benessere vero, perché le cose della terra sono della terra; Dio soltanto é il vertice di quanto é buono, puro, onesto, giusto, santo;
c) operatori di pubblica salute. I disegni umani valgono soltanto quando accettano e rispettano le leggi di Dio, non impedendo all’uomo di raggiungere il fine per cui é stato creato nel rispetto e nella tutela delle sue esigenze umane ed ultraterrene.
Per il resto ricordiamoci quanto dettoci da Paolo VI: “Voi forse potete ciò che i potenti ed i saggi del mondo non riescono a conseguire “ (26-5-1968).

Terza Parte
COME DEVE SVOLGERSI L’ATTIVITA’ DEL
CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA

“All’uomo della nostra epoca – afferma Giovanni Paolo II, il 17 febbraio 1980, – epoca di materialismo teorico e pratico, non si può forse ripetere che egli pone la sua forza nella “carne”, cioè in se stesso e nella materia, e che misura il senso della vita soprattutto sui valori materiali? Egli, infatti, è orientato a “possedere” e ad “avere” a tal punto, da perdere spesso, in tutto questo, ciò che è più importante: ciò, grazie a cui l’uomo è uomo, tale da farlo crescere come albero che produce frutti giusti”.
E questo consiste nella vita di Dio, diffusa nel nostri cuori, che ci dà diritto di chiamare Dio col nome dl Padre e ci rende collaboratori di Cristo per l’avvento del Regno di Dio, “ Padre nostro, venga il tuo Regno”.
Questo Regno di Dio che già è iniziato in terra e risplendente si trova nella Chiesa di Cristo è in continua crescita in proporzione dei frutti buoni che ogni figlio della Chiesa del conduce a beneficio, santificazione e sostegno della Chiesa stessa. Per questo ancora Giovanni Paolo II nel medesimo discorso sottolinea: “ L’uomo deve crescere spiritualmente, maturando per 1’eternità “, ove il Regno sarà completo net numero dei Suoi eletti.
Fino a quel momento però ciascun membro è responsabile della salute eterna del proprio fratello.
Il materialismo e le filosofie dei secoli scorsi e anche quelle attuali hanno molto annacquato queste stupende e supreme realtà, ma tocca proprio al Centro Volontari della Sofferenza rinverdirle e farle intensamente vivere nei propri iscritti e attraverso di essi diffonderle il più possibile, proprio vivendo e seguendo il quadro storico dell’intervento nella Chiesa della Madre della Chiesa.
Questo è il piano del Centro Volontari della Sofferenza, ma su tali punti deve tenere ben saldi i vari gruppi l’Animatore dei Gruppi stessi.
Per portare frutti soprannaturali il Centro deve rimanere quel che è nella sua finalità per cui è nato ed è stato approvato e di cui i Silenziosi Operai della Croce sono i diretti responsabili anche se l’apostolato si estende in molte nazioni.

I – IL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA DEVE SVOLGERE LA SUA AZIONE STRETTAMENTE SOPRANNATURALE.

Ciò significa fermentare ed ordinare il mondo del dolore a Cristo Redentore.
Non mire umane o vantaggiose, ma testimonianze di carità pratica, vissuta e testimoniata nell’ambito del malati e del sani:
” La Carità – con la consonante maiuscola – deve essere l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. E’ il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui deve tendere. Agendo con riguardo ad essa o ispirati ad essa, nulla è disdicevole e tutto è buono” (così il Beato Isacco del Monastero della Stella, Discorso 31 – PL. 1292-1293).

1) OGNI ATTIVITA’ DEL C.V.S. DEVE ESSERE ANIMATA DALLA GRAZIA
Anche l’azione di inserimento sociale attraverso le Scuole di addestramento professionale deve essere testimonianza di carità con cui si va incontro all’uomo totale, totalmente considerato nelle sue dimensioni umane e soprannaturali. Una considerazione univoca sarebbe carente, qualunque essa sia, dovendo la carità concretamente manifestarsi nei riconoscimento e sostegno del fratello che ci è accanto. Questo sublime esercizio di carità che è scala di perfezione è da Cristo richiamato e posto quale punto di rendiconto al termine dell’esistenza di ciascun uomo.
Per questo il Centro, proprio considerando la triplice componente dell’uomo (corpo – anima – grazia) nello spirito vincolante e “ urgente “ (cfr. 2 Cor. 5,14) della carità gli va incontro con mezzi spirituali e assistenziali, il cui fondamento è 1’educazione cristiana fondata sulle dimensioni date da Dio.
Giovanni Paolo II, ancora nel discorso suddetto, porta le ragioni per una impostazione di vita e di apostolato su basi strettamente soprannaturali.
“ Per maturare spiritualmente fino all’eternità, l’uomo non può crescere soltanto sul terreno della temporalità. Non può porre il suo sostegno nella carne, cioè in se stesso e nella materia. L’uomo non può costruire soltanto su di sé e “ confidare ” nell’uomo soltanto. Egli deve crescere su un terreno diverso da quello della transitorietà e della caducità di questo mondo temporaneo. E’ il terreno della vita nuova, dell’eternità e dell’immortalità, che Dio ha posto nell’uomo, creandolo a propria immagine e somiglianza “.
Il Centro Volontari della Sofferenza parte dalla realtà della divina grazia e vuole che i propri aderenti operino attraverso dl essa e quindi con concetti soprannaturali ed unicamente su di essa fa affidamento.
La Casa Cuore Immacolato di Maria ne è una prova. Anche le scelte politiche che gli iscritti al C.V.S. devono doverosamente prendere, devono essere ispirate al medesimo concetto soprannaturale. Si scelgono le linee che danno la più grande sicurezza alla Chiesa nell’esercizio del suo divino mandato e che si propongono la tutela della crescita totale dell’individuo, promovendola e difendendola con opportune leggi.

2) A LIVELLO DI GRUPPO
Non è proprio questa la linea presentata dal C.V.S. fin dal suo sorgere? Linea che ha dato e dà i suoi ampi e benefici frutti, da molti presa come linea d’azione, dal decreto dell’Apostolato del Laici consacrata.
L’azione a livello di Gruppo significa operare con il Capogruppo assieme ai vari componenti il Gruppo nella stretta linea del Centro.
Perché nella stretta linea del C.V.S.?
Perché la pianta è stata inserita nel giardino della Chiesa dal Santo Padre e, perché abbia a dare frutti imperituri, è necessario che sia costantemente curata e potata, affinché la propria forza non diventi dispersiva, ma dia sempre frutti più belli e più maturi.
Nei Gruppo si cammina assieme e tenendo presenti e continuamente sviluppando le tematiche presentate nella seconda parte, ci si comunicano le esperienze d’apostolato, le ansie e le gioie. Nella comunicatività del membri del singolo Gruppo si ha una più ampia maturazione di tutto il Gruppo. Diventa poi compito dell’Animatore del Gruppi completare tali esperienze per fare sì che tutti i Gruppi della Chiesa locale armoniosamente crescano a sostegno e beneficio della Chiesa stessa.
Ove per l’ampiezza della Diocesi esistono Animatori di Gruppi in piano zonale, deve essere poi sentita 1’esigenza di un incontro a tale livello, perché il lavoro ordinatamente proceda, secondo le direttive pastorali della Chiesa locale e del Centro Nazionale.

3) A VASTO RAGGIO
A vasto raggio significa considerare il mondo per confine. L’espressione è di Mt. 13,38, quando, riportando la Parabola del buon seme e della zizzania, dice: “Il campo è il mondo”
Cosi desidera il C.V.S. La Croce infatti è stata piantata sul mondo, per la salvezza del mondo stesso, per cui ogni ammalato che può diventare “ croce con Cristo “ deve irradiare dinamismo di grazia su tutta l’umanità.
Proprio così afferma papa Giovanni Paolo II nel suo discorso del 17 febbraio 1980: “Noi cresciamo e maturiamo spiritualmente (ed anche corporalmente), tendendo con tutta la nostra umanità alla vita eterna; infatti, “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1 Cor. 15,20): perciò la risurrezione di Cristo conferisce un dinamismo di crescita alla vita di tutti “.

UTOPIE ?
No! Forza della fede che opera quanto Cristo ha promesso: “Abbiate fede in Dio. In verità vi dico: Chi dicesse a questa montagna: levati e gettati in mare e non esitasse in cuor suo, ma credesse che avverrebbe ciò che dice, il prodigio si compirà “ (Mc. 11,23-24).
Non è cosi forse nella storia del nostro Centro?
Quali sono i veri operatori del C.V.S. se non quelli che agiscono in spirito di fede nelle linee della più stretta osservanza delle direttive del Centro stesso? E’ questa la meravigliosa testimonianza delle anime sinceramente operose che si oppone a quella di coloro, che in tutte le direttive hanno sempre qualcosa da ridire, facendo morire, di anemia tutto quello che intraprendono.
L’apostolato rifiorisce nelle adesioni e nelle opere In proporzione della fede, di cui sono animati tutti i Gruppi di Avanguardia, guidati da anime che vivono lo spirito del Centro in forma di donazione totale e non in forma egocentricamente riduttiva, sostenuti dalla superbia.

4) CON VISUALI IMPERITURE
Le visuali che partono da Lourdes e da Fatima guidano i passi degli aderenti a quelle finalità che la Vergine Santa ha richiesto.
Tutto l’apostolato del Centro tende all’affermazione del programmi imperituri presentati e resi a noi accessibili dal Divin Maestro.
L’ambizione del Centro è una sola: fare degli ammalati di tutto il mondo una cerchia attorno alla bocca dell’inferno perché nessun’anima abbia più a cadere in esso.
I peccatori nella discesa della china della perdizione devono imbattersi in anime coraggiose che stanno nella bocca divoratrice di tale luogo di perdizione disposte a prendersi il fardello delle. loro iniquità come il buon Pastore che nella infinità del Suo Cuore adorabile va incontro a tutti per tutti salvare.
Se gli ammalati tutti comprendessero queste realtà soprannaturali e costruttive, essi sarebbero la categoria di coloro, che sovrabbondano di gioia anche nelle tribolazioni perché il Regno dei Cieli si popolerebbe, a danno del nemico delle anime nostre.
Frutto di tale benefica attività è la vita eterna per noi e per gli altri:
“Non ti prometto di renderti felice in questo mondo, ma nell’altro”. “La mia Patria è il Cielo e voi pure verrete in Cielo “.
Ma perché la realtà del Cielo abbia presa e sia movente di decisioni ispirate alla nostra eterna destinazione, occorre la fede, il distacco dal compromessi, la ricomposizione dell’unità interiore che ci ordina a Dio. Queste sono le linee direttrici dell’Animatore del Gruppi, se vuole che i Gruppi siano dinamici, operosi, ricchi di frutti.

II – ESEMPI DA IMITARE
Sono quelli di Nostro Signore Gesù Cristo e dell’Immacolata. Esempi che devono ispirare l’azione dell’Animatore di Gruppo e di tutti gli appartenenti al Gruppo stesso.

1) GESU’ VA INCONTRO AGLI AMMALATI.

a) Va incontro anche se non richiesto; vedi il suo dialogo alla Piscina Probatica (Cfr. Gv. 5,1ss)
Ciò insegna a noi una pedagogia, offre, una linea da seguire. Gesù inizia dalla considerazione del peso della malattia, dalla stanchezza del lungo tempo di infermità in cui si trovava l’infermo.
E’ il dialogo che facilmente si apre con ogni ammalato qualunque sia la sponda su cui si trova.
Gli pone un interrogativo che prevedeva una sola risposta: “ Vuoi essere guarito? “.
La risposta è pari al mezzi di cui poteva disporre, il paralitico: “ “Signore io, non ho nessuno che mi getti nella piscina quando l’acqua è agitata “.
Di fronte all’amarezza senza sbocchi di quell’infermo, Gesù ha una sola risposta: “Levati, prendi il tuo lettuccio e cammina”.
Non gli domandò se credeva o meno; Gesù nello sguardo dell’infermo aveva letto un desiderio ardente di essere guarito. L’uomo era stato creato per la felicità. Di fronte a tale desiderio la misericordia fa il resto.
Non è questa una via facile per l’accostamento dei fratelli? Accostamento e dialogo fino a che punto? Fino a che la luce che viene dall’alto faccia camminare l’interlocutore o sul sentiero della grazia che costruisce, o per le vie del mondo, consapevoli che le strade, qualunque esse siano, valgono in quanto portano alla salvezza.
Gesù Cristo, infatti, al medesimo paralitico guarito, affinché l’uso delle gambe non diventasse pericolo per i destini eterni, dice: “Ecco, tu sei guarito, non peccare più, perché non ti accada di peggio” (Gv. 5,14).

b) Va incontro ed esige fede
Gesù Cristo esige la fede perché essa è la luce degli occhi spirituali.
E’ la strada che porta alla vita, vita eterna certamente se di fede si vive, vita anche temporale negli incontri avvenuti con Gesù lungo la Sua vita terrena, nelle soste nei vari santuari sparsi come vasta costellazione in tutto il mondo.
“Credi che ti possa guarire? Sia fatto secondo la tua fede”.
“Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Così a S. Pietro.
Il Cristo esige la fede, ed a questa importante ed impegnativa realtà deve essere diretta ogni iniziativa dei vari Centri Diocesani e dell’Animatore dei Gruppi.
I veri apostoli crescono dal calore che irradia l’Eucarestia, come dal vero amore che li unisce all’Immacolata.
FAR CRESCERE NEGLI ISCRITTI AL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA LA FEDE E’ L’ATTIVITA’ PIU’ IMPORTANTE CHE POSSA ESSERE SVOLTA, promuoverne iniziative significa rendere la fede radiosa.
La fede ci sublima sopra ogni sapere umano e ci porta a scoprire la nobiltà dell’origine dell’uomo e a valorizzarlo come è, con le doti che ha, essendo egli sempre strumento di Dio.

c) Fa degli annunciatori del Regno
Chi ha toccato con mano l’azione soprannaturale può essere del Regno annunciatore più convinto; così di ogni infermo e di ogni uomo che, dall’incontro con Cristo abbia acquistato la luce della fede trasformando la sua esistenza, Gesù fa di lui un annunciatore del Regno. In questo modo infatti avveniva nei Suoi incontri con ogni classe di persone, dalla donna seduta al pozzo di Giacobbe e dalla Maddalena, da cui aveva scacciato sette diavoli, agli innumerevoli ammalati che da Lui avevano avuto la propria guarigione.
Era la salute totale, dell’anima e del corpo, che si sprigionava dal Cuore di Cristo; il beneficato a sua volta diventava un riconoscente annunciatore delle Sue meraviglie, come ai tempi nostri da Alexis Carrel alle folle entusiaste di Lourdes e di Fatima che ritornano dall’incontro col Cristo con il cuore ripieno di pace e di gioia.
Il mondo genera la morte ed i suoi seguaci diventano i suoi pallidi ed agitati annunciatori, il Cristo invece dona la grazia che trasforma, rallegra ed anima alla speranza più feconda.

2) L’IMMACOLATA VA INCONTRO AI DEBOLI
Pur senza fermarmi ad illustrare questa parte già a tutti ben nota, basti ricordare le scelte fatte dall’Immacolata per affidare le Sue richieste da trasmettere all’umanità:
sceglie strumenti non secondo i criteri umani: basti ricordare che Madre Vazou, Maestra delle novizie delle Suore di S. Gildard di Nevers, sotto la cui direzione era pure Bernardetta Soubirous, la povera figlia del mugnaio di LOURDES, Madre Vazou non credeva alle apparizioni di Lourdes; non poteva comprendere come l’Immacolata avesse scelto quale confidente una fanciulla del popolo che non sapeva nemmeno correttamente parlare il francese!
A FATIMA, poi, il Cuore Immacolato di Maria dice a Lucia: “ Tu impara a leggere ed a scrivere, perché il mio divin Figlio vuole servirsi di te”.
All’Immacolata bastano le doti dell’animo
che rendono Luminosi
Attivi
Intrepidi.
Quali fecondi ed impegnativi argomenti suggeriscono questi tre passaggi per rassicurare tanti nostri Iscritti, timorosi nell’assumersi responsabilità di sostegno nella composizione di un nuovo Gruppo di Avanguardia.
E’ proprio a questo preciso atteggiamento dell’Immacolata che l’Animatore del Gruppi deve ricorrere, senza stancarsi di animare gli aderenti al Centro Volontari della Sofferenza a “ buttare nel mare le reti ” per la conquista ideale di altri fratelli.
IL SIGNORE, PROPRIO ATTRAVERSO LA LORO DEBOLEZZA, VUOL DIMOSTRARE CHE E’ LUI CUE AGISCE ED AVVINCE.
“ Serva del Signore “ – si proclamava Maria SS.ma: ossia povero strumento docile nelle mani del Suo Dio.
La piccola Bernardetta non si stancava di ripetere che se l’Immacolata avesse trovata un’altra più indegna di lei, certamente l’avrebbe scelta. E cosi dicasi di S. Margherita Maria Alacoque, l’apostola del Sacro Cuore, e di ogni anima che, in piano di sentita sincerità stabilisce, pur tenendo presente i debiti livelli che esistono tra il Creatore e la creatura, un semplice raffronto di doverosa corrispondenza tra i doni da Dio ricevuti e le proprie manchevolezze.
Ma la vera umiltà, il reale sentire bassamente di se stesso, lungi dal far rinchiudere il cuore in sé, lo dilata alla più piena confidenza, che sorge proprio dal riconoscimento del proprio nulla e dalla quanto mai parziale conoscenza dell’infinito amore del Cuore di Gesù.
La constatazione della propria miseria spinge l’anima veramente umile a fidarsi di Dio ed è proprio da tale convincimento, sentito e vissuto, che Dio, con la creatura, compie grandi cose.
L’anima, allora, alla sequela di Maria SS.ma,
– diventa luminosa per il possesso della verità;
– diventa attiva nella spinta dello Spirito Santo;
– diventa intrepida perché appoggiata sulla “ Pietra angolare “ che è Cristo.
Potranno i superbi del mondo scatenare le bufere; il demonio verrà all’assalto; le difficoltà sorgeranno da ogni parte, ma Maria, forte come esercito schierato in battaglia, con un semplice sguardo come a Lourdes durante la IV Apparizione, metterà in fuga la moltitudine del demoni che muoveranno all’assalto.
La storia di Lourdes narra che, durante tale apparizione, mentre i demoni cercavano di atterrire la piccola confidente della Vergine Immacolata, essa teneva gli occhi fissi verso la Bianca Signora, la quale, ad un dato momento, “ guardò dritta dinanzi a Sé “ ed I demoni fuggirono da tutte le parti, lasciando la veggente nella tranquillità somma: la Madonna era lì, la guardava e la proteggeva.
Papa Giovanni Paolo II, con quanta opportunità il 20 febbraio 1980 così esortava gli ammalati: “ Carissimi, sappiate che il Papa vi è vicino. Siate forti nella fede e abbiate sempre davanti agli occhi Gesù crocifisso, conformandovi a lui non solo nel portare paziente mente la sofferenza, ma anche per capire quanto feconda questa possa essere per voi e per gli altri. Vi auguro di poter ripetere anche voi con San Paolo: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col. 1,24) “.
Queste sono le consolanti verità che rincuorano i nostri ammalati e li possono spingere all’azione, infondendo in essi coraggio per diventare apostoli di salvezza.

III – L’ANIMATORE DEI GRUPPI RESPONSABILIZZA E SOSTIENE.

L’Animatore dei Gruppi deve far sempre presente agli iscritti queste consolanti verità che illuminano e aprono i cuori al desiderio di diventare anch’essi strumenti attivi nelle mani dell’Immacolata.
L’Animatore dei Gruppi, in comunione con gli Incaricati diocesani, deve cercare di riunire tutti i Volontari della Sofferenza ed i Fratelli degli ammalati in gruppi di avanguardia:
– per tutti i motivi che sono stati sopra esposti;
– per 1’efficacia dell’azione apostolica che fondamentalmente è nata quale apostolato associato. A tale scopo tutta l’azione del Centro Diocesano deve essere diretta a responsabilizzare ogni iscritto perché non soltanto nessun iscritto sia isolato, ma perché sia un apostolo fervente nell’attuazione del programma dell’Immacolata.
Fintanto che c’è un ammalato che non sia posto vicino al Cuore Immacolato di Maria per essere con Lei strumento di salvezza per i fratelli, i Gruppi di Avanguardia e i vari Incaricati Diocesani non devono darsi pace.
L’unione di tutti gli ammalati deve essere sostegno della Chiesa locale, fermento di grazia per le missioni, testimonianza concreta di fede in un mondo materializzato,
L’Animatore dei Gruppi deve far sentire agli iscritti il senso della responsabilit6, che non riguarda soltanto qualche iscritto, ma che si estende a tutti. In proporzione del senso della responsabilità ci sarà la ripresa dell’apostolato, l’attuazione delle linee del Centro pur conservando rispetto verso tutte le varie istituzioni per gli ammalati. La linea matrice dell’apostolato di categoria “ l’ammalato per mezzo dell’ammalato” e la natura stessa dell’apostolato associato, sono direttive del Vaticano II proposte ormai alla Chiesa Universale.
Compito di ogni iscritto è quello di ravvivare la fede ed avanzare sempre con tranquilla serenità, perché il programma non appartiene agli iniziatori del Centro, ma alla Vergine Santa e le linee d’azione sono ora linee della Chiesa.
Chi è allora l’Animatore dei Gruppi?
L’ANIMATORE DEI GRUPPI E’ UN APOSTOLO CONVINTO, ATTIVO, PROTESO A SVILUPPARE IN SE’ E NEGLI ALTRI LE DOTI UMANE E SOPRANNATURALI CHE COMPONGONO L’UOMO PER METTERLO A SERVIZIO DELL’IMMACOLATA NELLE LINEE STATUTARIE DEL CENTRO, PER LA SALVEZZA DELLA SOCIETA’.

Ne avremo tanti Animatori di Gruppi così?
Dio lo voglia.

Sac. Luigi Novarese

* * *

CONCLUSIONI DEL CORSO PER MALATI PSICHICI

CALAMBRONE: 21-25 MARZO 1980

Da oggi la categoria del sofferenti psichici ha vita nelle strutture del Centro. Fino ad ora aveva soltanto vita nell’attività parziale, ora, invece, abbiamo preso posizione. La vostra presenza, infatti, dice adesione al programma. Il modo poi con cui voi vi siete comportati in questo Convegno dice altrettanto.
Quindi l’attività si presenta ora in tutta la sua interezza.

ATTIVITA’ DEL CENTRO

Per ora è importante incominciare
– parlando del problema
– illustrando la necessità che l’apostolato (badate che non parlo più di psichiatrici qui) risponda alle attese dell’Immacolata.

La Madonna ha detto: “ Penitenza! penitenza! Penitenza! “. A Fatima ha chiesto proprio l’offerta della sofferenza, cooperazione con la sofferenza positiva.
Allora quello che mi turba non è il fatto che abbiamo trascurato i nostri fratelli sofferenti, ma che non abbiamo risposto prima all’Immacolata nella sua interezza. Non vi abbiamo forse pensato. Però sento qualcosa che mi dice: “ Potevate farlo anche prima “.
Dobbiamo quindi illustrare la necessità dell’apostolato, perché questo unisca tutti gli ammalati affetti dalle varie malattie al servizio della Madonna, perché questo veramente è un servizio concreto, reale per il risollevamento della Società.
Ricordate quello che diceva Paolo VI:
“Voi ammalati potete quello che i potenti della terra non possono“!
E Pio XII diceva:
“I Sacerdoti rimarranno meravigliati quando vedranno i frutti insperati del loro ministero, ma si guardino attorno e vedano a chi va il merito… “.
E Papa Giovanni XXIII parlava
della “ famiglia spirituale “ che si forma in Cielo.
Dobbiamo realmente preoccuparci del desiderio dell’Immacolata e della necessità dell’attuazione del Suo Messaggio in mezzo ai sofferenti, perché essi sono i primi responsabili, quelli che hanno proprio in deposito tesori di grazie.
Se noi mettiamo in circolazione i tesori di grazia, la carità ritorna, rifiorisce; è ancora Pio XII che ce lo dice: “ … rinasce la vita, la speranza, l’amore “… perché? “ Perché gli ammalati – prosegue sempre Pio XII – esercitano quasi una onnipotenza sul Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo “.
Dobbiamo, quindi, vedere l’apostolato verso questi fratelli da questa precisa angolatura ed in risposta alle necessità della Società, così come è stato richiesto dall’Immacolata.

QUESTA CATEGORIA DI MALATI RICHIEDE DELICATEZZA E PREPARAZIONE.

Diamo questa nostra formazione con generosità di apporto, perché:
lo esige la sofferenza di tante persone che si trovano proprio sballottate da tutte le parti: una sofferenza in più; sono proprio persone in mezzo alla strada, molte volte. Se non hanno una famiglia dove vanno? In un albergo della città e poi?… Manca un “ fuoco”, manca un ambiente di calore dove si possano realmente ritrovare e dove possano realizzare forse quegli affetti che lì riescono a maturare più che con qualsiasi altro intervento. Quindi lo esige questo particolare stato;
lo esige la loro sofferenza in se stessa, perché, come abbiamo sentito da Specialisti, é una sofferenza tra le più dure, tra le più acute;
lo esige la Chiesa, perché la Chiesa é abbastanza bersagliata, …è in movimento… contestata … ! Leggete la Lettera del Santo Padre sul mistero ed il culto della SS. Eucarestia “La Cena del Signore “ per il Giovedì Santo. Quante lacune ha denunciato il Santo Padre! Tutte relative alla SS. Eucarestia! Togliete di mezzo l’Eucarestia e poi ditemi cosa ci resta della nostra vita spirituale. E’ il culmine! Ed allora che vogliamo?
lo esige la Società. Non vedete che fa acqua da tutte le parti? Esaminatela in tutti i settori e vedrete quel che è.

QUALUNQUE ESPERIENZA, POSITIVA O NEGATIVA, VENGA, PER FAVORE, INVIATA A ME PERSONALMENTE PER MATURARE COSI’ TUTTI ASSIEME IN QUESTO SETTORE E PER VEDERE L’APPLICAZIONE DELLE LINEE DATE.

Se non siamo uniti in piano di comunicazione, che possiamo fare? Ritornate in diocesi e se vi trovate in difficoltà abbiate la compiacenza di scriverlo! Dite quali sono le difficoltà che incontrate, dite quello che voi vorreste, fare. Se non rispondo io, c’è D. Tonino, D. Pino, ci saranno delle persone che risponderanno immediatamente, ma scrivete subito!

Sia impegno di tutti:

– lavorare con tranquillità! Chi dà incremento è la grazia! Qual’è la nostra capacità? Non son certo le risorse personal! che contano! Noi siamo strumenti inutili e, come dice Bernardetta, siamo “ scope “ che si adoperano quando é necessario scopare a, finito l’uso, si prende la scopa e si rimette dietro la porta.
Abbiamo fatto il nostro lavoro; era necessario.
Lavoriamo con tranquillità. Il Signore farà il resto! E poi è impegnata I’Immacolata! S. Bernardo dice che la SS.ma Trinità non rimane indifferente, di fronte ad un desiderio dell’Immacolata che rispecchia la bontà eterna, infinita di Dio.
Il Padre non può rimanere indifferente, perché è Lui che l’ha creata cosi; il Figlio non può sopportare che la Mamma rimanga inascoltata; lo Spirito è colui che ci deve condurre lungo tutta l’attuazione della verità e quindi lo Spirito smuoverà anche le montagne per spingerci ad agire secondo il desiderio che la SS.ma Trinità ha espresso attraverso Colei che fin dall’eternità era stata scelta come Mediatrice di grazia e come Madre della Chiesa.

– lavorare in pace! La Madonna interviene, ed è già tanto!

– lavorare con ferma decisione! Non è programma personale, non sono linee mie né della Sorella Myriam. L’unica preoccupazione nostra è di non mettere niente di nostro nello Statuto, perché, se non fanno effetto le parole dell’Immacolata, saranno forse le mie che faranno effetto o quelle della Sorella Myriam? Nemmeno per idea! Quindi lavoriamo decisamente ed il Signore interverrà.

– lavorare con dedizione, tutto maturando nella preghiera. Adesso c’è la mania del programmi, dell’agitazione. “ Tempo perso l’adorazione al Santissimo! Tempo buttato via “ così pensano tanti critici. Ma se non passiamo il nostro tempo dinanzi al Tabernacolo, non sentiremo nemmeno 1’esigenza dei fratelli, non sapremo vedere la gloria di Dio e non vedremo nemmeno la responsabilità che ci spinge ad inserirci in Dio ed a vivere la dinamica della carità di Dio.

– maturare tutto nella preghiera fatta come base di incontro con Dio.

E’ necessaria questa forma ascendente personale e fatta con precisa intenzione di andare verso i fratelli non per filantropia, ma perché il Signore vive in essi. “ Mi hai Visitato “, “ mi hai dato da mangiare “, “ perché mi perseguiti? “.
Se nella sofferenza c’è una particolare presenza del Cristo, il Cristo mistico, noi la dobbiamo vedere! La dobbiamo scoprire! Dobbiamo vedere se ci spaventiamo di fronte al volto del Cristo appassionato, vale a dire sfregiato, brutto per gli sputi che ha ricevuto!… Ma non dobbiamo nemmeno arrestarci di fronte alle incomprensioni di un fratello! Ci derideranno? Lo facciano pure! Dopo che ci avranno derisi, noi rimaniamo quelli di prima. Quindi tiriamo avanti con tranquillità. Nella preghiera troviamo l’ispirazione per la nostra attività.

La Divina Carità ci renderà solleciti e forti!
Meditate come la sollecitudine di Dio interviene nella nostra vita personale!
Meditate la sollecitudine con cui Dio ci viene incontro!
Ed è in essa che dobbiamo trovare la fecondità al nostro lavoro. L’Immacolata fa la parte sua, ci sostiene! I frutti non mancheranno!

IN BASE ALLE VOSTRE RELAZIONI, SARANNO FORMULATI PROGRAMMI PER IL FUTURO.

Se non c’è scambio di esperienze, non potete pretendere nulla da noi. Dobbiamo camminare insieme per l’attuazione di un programma non nostro, ma del programma dell’Immacolata. Comunichiamoci allora le esperienze, come si è sempre fatto fino ad ora, secondo l’uso dell’Associazione.
Camminando, potremo adattare i nostri programmi alle varie esigenze, diversamente si affermerà un “ io “ qualsiasi e perderemmo tutta la bellezza dell’apostolato che è fatto in forma comunitaria, con l’apporto di tutti.
Lo Spirito Santo non è legato a poche persone. L’abbiamo ricevuto tutti con il Battesimo e con la Cresima… e allora tutti possiamo dare i nostro apporto di esperienza a, camminando insieme, rendere l’apostolato più rispondente alle sue esigenze.
A tutti l’augurio più cordiale ed un ringraziamento più vivo perché la vostra presenza dice:
– amore verso il Signore
– amore verso l’Immacolata
– amore verso i fratelli.

Per quest’amore il Signore e l’Immacolata vi benedicano.

Sac. Luigi Novarese