L’Ancora: n. 5/6 – maggio/giugno 1979 – pag. 1-4
E’ questa un’affermazione che sovente abbiamo sentito nei nostri recenti incontri e fortemente ripetuta con tanta ferma insistenza dal Papa pellegrino nella sua patria, in terra polacca.
La cosciente responsabilità ha tre fondamentali matrici:
Prima matrice: il nostro Battesimo, che, innestandoci a Gesù Cristo, ci obbliga a sentire come Lui in Se stesso sentiva e a comportarci come Lui, quale Maestro e guida, si è comportato.
É cosi semplice fare una simile affermazione, ma è cosi impegnativa questa unità con Cristo, a Lui uniti come il tralcio alla vite!
In forza ditale cosciente inserimento in Gesù Cristo scaturisce tutto l’impegno paolino a ricercare la santità ed a fuggire quanto può inquinare il nostro corpo, diventato membro vivo del Corpo Mistico di Cristo.
Da qui l’obbligo di sensibilizzazione del nostro spirito, attraverso la
preghiera, l’esercizio di confronto tra noi e l’adorabile Capo Nostro,
Gesù Cristo, a cui, per virtù dello Spirito, siamo uniti.
Responsabilità cosciente di purificazione costante, animati dalla fede in Colui che tutto può, sostenuti dalla Sua carità che non teme di abbassarsi fino a noi per elevarci alla dignità di figli di Dio.
Non è questo un materno richiamo della Vergine Santa a riportare Cristo e Cristo Crocifisso nella propria vita, nella propria famiglia e nella storia che stiamo vivendo?
L’umanità è crocifissa nelle proprie ideologie ed è schiava di se stessa, mentre la Croce di cristo dona libertà ed iniziativa.
L’Immacolata ha rivolto a Lourdes ed a Fatima il programma di ripresa cosciente della vita evangelica.
Ma non basta essere degli iscritti al Centro, iscritti buoni, fedeli, ma chiuse in se stessi. Oggi bisogna farsi “parola”; oggi la società ha bisogno di eroi, di persone convinte che lasciano il quieto vivere giornaliero per darsi ai fratelli, farsi apostoli e trascinatori di anime, non con chiacchiere od esperienze personali, ma con i metodi evangelici, richiamati dalla Vergine Santa e ribaditi dai Papi.
Le idee personali non contano. La Verità, il Cristo che deve farsi strada, con la vivezza del Suo insegnamento ed il Suo esempio. I richiami della Madre della Chiesa e del Papa sono urgenti.
Testimoniare l’ideali del Centro come è nato ed è stato approvato dalla Chiesa; dilatarne le file con convinta fermezza, questo è il vero lavoro che va ripreso e poi vederne e misurarne – per quanto possibile – i risultati.
Seconda matrice: l’esigenza dei fratelli; esigenza di essere sostenuti, richiamati, salvati attraverso l’immutabile piano della Croce.
Per noi il Figlio di Dio si è incarnato ed è morto e risorto; per noi è presente nei Sacramenti e realmente vivo nella Sua umanità e divinità della SS.ma Eucarestia.
Per indurci a sentire e vivere il precetto della carità, Egli è misticamente vivo nei fratelli che ci circondano.
Proprio per queste ragioni il Papa a Czestochowa ha invitato ad essere oggi più che mai:
a) forti nella fede
b) forti nella speranza
c) forti nella carità
Nella visione del fine supremo che riguarda ogni uomo, il Papa ha ribadito di voler continuare il dialogo coi fratelli, proprio come ci ha invitati a fare il Vaticano II e Paolo VI, fiduciosi sempre di trovare riscontro nel cuore dei fratelli.
“Non bisogna aver paura; – ha affermato a scandito il Papa – bisogna aprire le frontiere”. E dicendo “frontiere” certamente intendeva prima di tutto le barriere poste dall’uomo alla Verità incarnata, a Cristo salvatore dell’uomo e del mondo.
Quale conseguenza dell’apertura del proprio cuore a Cristo, Verità incarnata, cadranno le frontiere erette dall’incomprensione, dell’odio, del rigetto della Verità unica, ispiratrice, redentrice.
In questo secolo di progresso e di sperpero gli uomini languiscono per denutrimento spirituale.
Occorrono innesti di fede in Dio Creatore e redentore; occorre rianimare la speranza di raggiungere la comune profonda aspirazione, l’immortalità, non in forza della tecnica, ma per misericordia di Dio che ci ha riallacciati a Lui.
Terza Matrice: La parola del papa e l’intervento dell’Immacolata a Lourdes ed a Fatima
Come non sentire la nostra responsabilità, quando vediamo che il Papa, con chiara fermezza, dice: “Non si può escludere Cristo dalla storia dell’uomo” (3.IV.1979) e vediamo che l’Immacolata per introdurre Cristo, e Cristo Crocifisso, nella storia liberaleggiante degli illuministi di Francia e del mondo, abitua la Bernardetta a tracciare su se stessa quegli ampi e conosciuti segni di Croce che la resero proverbiale.
Non dubitare di sottoporre il proprio operato ad una critica stringente, confrontando le parole ed il comportamento della Vergine Santa con quanto da noi svolto, per vedere se presentiamo e viviamo idee nostre anziché quelle richiamate dall’Immacolata, per constatare se svolgiamo metodologie personali anziché quelle approvate dalla Chiesa.
Nel Centro c’è ancora troppa staticità e personalismo. I tempi che viviamo esigono azione convinta, illuminata dalla fede, concorde e sofferta, che, in spirito di carità, non bada a se stessi, ma vede soltanto l’esigenza dei fratelli.
La miseria morale che constatiamo attorno a noi “ errori e orizzontalismi “ dice quanto dobbiamo adoperarci perché si affermi sempre di più e si dilati l’ideale dell’Immacolata, scuotendo le anime, affinché si pongano virilmente al Suo servizio.
La nostra cosciente ripresa deve far sorridere di gioia e di speranza
la Vergine Santa.
Sac. Luigi Novarese
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