Edizioni CVS: Casa Cuore Immacolato di Maria – 1985 – pag. 9-11
di Mons. Luigi Novarese
A questa breve storia illustrata della Casa di Re, non potrà essere fatta presentazione migliore di quella che fece occasionalmente lo stesso Padre e Fondatore dell’Opera, il 1° dicembre 1982. Introducendo Egli un corso di esercizi spirituali per soli Silenziosi Operai della Croce nella “Casa Cuore Immacolato di Maria” volle ricordare loro i mezzi che la Chiesa aveva approvato per l’Associazione perché essa approfondisse il mistero della Croce e rendesse i sofferenti apostoli ed annunciatori del piano della salvezza, che si attua con Cristo attraverso il proprio inserimento nel Suo Calvario.
Orbene, il primo di questi mezzi indicati dalla Chiesa ed autenticati dalla divina grazia, sono gli esercizi spirituali per ammalati. Per essi è nata la Casa.
Mons. Novarese disse dunque così:
“Vi do un solo esempio: la Casa di Re.
Siete nella Casa di Re che si chiama “Casa Cuore Immacolato di Maria”.
Chi ha voluto questa Casa? Chi le ha dato il nome?
Gli ammalati!
Gli ammalati l’hanno voluta nel 1952 a conclusione del primo corso di esercizi spirituali che il sottoscritto e la Sorella Elvira Myriam hanno fatto per loro, come esperimento, dopo il pellegrinaggio dei sacerdoti ammalati a Lourdes.
Gli ammalati dunque hanno fatto un corso di esercizi spirituali ad Oropa, presso il Santuario della Madonna, in provincia di Vercelli. Questi ammalati espressero un desiderio: “Vogliamo una Casa dove noi possiamo incontrarci per fare gli esercizi spirituali, anche se siamo impediti e barellati”.
L’hanno voluta quindi gli ammalati che le hanno dato anche un nome che sintetizza il programma del loro apostolato.
Com’è sorta?Si è iniziato con 9.200 lire offerte da loro e si è concluso il pagamento di essa, compresa Cappe/la ed Aula Magna, con 1.400.000.000 ( un miliardo e quattrocento milioni) di lire.
Chi l’ha pagata? La Provvidenza, l’Immacolata stessa, e, oserei dire, con interventi Suoi diretti.
Come si è proceduto? dal 1952 al 1960 si è lavorato per costruire la Casa. “Prima Pietra” è la Statua della Madonna che vedete sull’Altare, messa, a quell’epoca, sul prato là davanti. E poi, perché non si rovinasse troppo, durante l’inverno, Le abbiamo messo un po‘ di assi attorno. Niente più. Quando ci sarebbe stata la Casa, sarebbe entrata. E la Casa venne fuori. Quando ci sarebbe stata la Cappella, sarebbe andata sull’Altare. E la Cappella è venuta fuori.
Una realtà oggi è evidente: la Casa Cuore Immacolato di Maria non è più sufficiente per gli esercizi spirituali degli ammalati. Vengono qui dalla fine di aprile fino ad ottobre, in oltre 20 corsi di esercizi, in numero oscillante per ogni corso da 250 a 280 persone. Qualche volta occupiamo anche la Casa Sacro Cuore, che è nostra, qui in Piazza, con 50 posti letto.
Quante persone passano di qui ogni anno? In media circa 6.000 ( seimila).
Da quanti anni allora funziona questa Casa, senza contare gli esercizi che si facevano nell’Ospizio Barbieri, qui accanto, mentre si costruiva la Casa?Dal 1960 al 1982 sono 22 anni. Moltiplicate per 6.000: tanti sono gli ammalati passati di qui per fare gli esercizi spirituali. La conclusione allora è immediata: La Madonna vuole che coloro che sono segnati dal sigillo della Croce diventino gli annunciatori del piano della Croce.
Se la Madonna non lo volesse, il numero degli ammalati si assottiglierebbe, avremmo spazi vuoti: invece gli esercizi qui a Re, gli esercizi a Valleluogo nella Casa “Salus Infirmorum”, a Calambrone nella Casa “Madonna della Fiducia”, a Meldola nella Casa “Nostra Signora di Fatima”, ad Arco nella Casa “Villa San Pietro” dimostrano il contrario e sto pensando anche agli esercizi spirituali in un’Abbazia col silenzio totale per giovani perché le nostre Case non bastano più per gli esercizi spirituali degli ammalati.
Allora l’Immacolata vuole che gli ammalati siano apostoli, annunciatori del piano della redenzione perché abbiamo davanti un segno: il segno della Casa, che è segno della grazia, segno della risposta di oltre 130.000 persone all’invito dell’Immacolata.
Non si può dire che gli ammalati vengono qui per vedere nè il sottoscritto, nè la Sorella Myriam, anche perché durante l’anno è difficile che siamo qui. E del resto anche questo fa parte del nostro sacrificio personale: il non incontrare quasi mai gli ammalati, per i quali abbiamo dato tutta la nostra esistenza, e lasciare ad altri questa soddisfazione purché continuino nel/e linee presentate dall’immacolata.
Vengono perché la Madonna li chiama. E in questa Casa Essa ne ha combinate di tutti i colori. Le manca solo di prendere la scopa in mano e dimettersi a scopare. In compenso però non fa mai mancare ogni genere di aiuto alla Comunità, ma spazza via chi non è fedele.
Ed allora questo piano di amore cresce in proporzione della conoscenza della Carità di Dio e dell’attuazione di tutti i mezzi che la Santa Sede ha posto a nostra disposizione con la Sua approvazione “.
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