L’Ancora: n. 1 – gennaio 1951 – pag. n. 1-3

Cari amici ammalati! Al termine dell’anno solare 1950, Anno – per la grazia misericordiosa di Dio e per la larga benignità del Santo Padre – Santo, lasciate che unito a voi ringrazi il Signore dei tanti benefici, che Egli ha voluto elargire a questa povera umanità.

Vi abbiamo conosciuti, cari sofferenti, attraverso le vostre lettere, che, quasi direi, ci hanno fatto vedere la fisionomia dell’anima vostra, al punto quasi di conoscervi uno ad uno.

Voi per quest’Anno Santo avete molto lavorato.
Si sono visti sfilare, in questo anno giubilare, volti di persone venute da tutte le parti del mondo chinarsi, pieni di fede, sulle tombe dei Principi degli Apostoli, per ottenere la remissione delle pene dovute ai peccati commessi. Si sono viste persone di tutte le nazionalità stringersi attorno al Padre Comune, l’Augusto Pontefice, e chiamarlo col dolce nome di Padre.

Un Padre celeste abbiamo infatti in Paradiso, che sempre vigila sopra di noi anche nei momenti più dolorosi della nostra vita; ma anche un padre visibile abbiamo su questa terra, il Vicario di Cristo che, quale dolce espressione del Gesù che rappresenta, ha stretto al suo gran cuore tutte le anime di buona volontà che a Lui hanno fatto ricorso.

Quest’Anno Santo, che ha visto la glorificazione suprema dell’Augusta Regina dell’Universo con la proclamazione del dogma della sua ammirabile assunzione corporea in Cielo, ha registrato altresì i miracoli della grazia nell’incalcolabile numero di conversioni di anime. Cari amici, sappiamo che la conversione delle anime si ottiene soltanto a costo di sacrifici inauditi e di preghiere continue. Quest’anno giubilare è costato parecchio a voi, cari ammalati, cari sofferenti, che, come ha detto il Santo Padre nel Suo radiomessaggio a voi diretto all’inizio di questo anno di Dio, avete offerto continuamente, silenziosamente i vostri dolori, con lo sguardo volto al Crocifisso, sorretti da Colei, che viene invocata dalla Chiesa « la Vergine fedele ».

Se tante anime si sono convertite è anche quindi merito vostro, amici carissimi. Se voi non aveste pagato con la vostra offerta di dolore dinanzi al trono della giustizia di Dio, molte anime non sarebbero arrivate a Lui da strade lontane, strade in cui non si incontrava Gesù.

Perciò, dopo Dio ed il Santo Padre, ringraziamo voi delle vostre offerte spirituali.

Le numerose lettere che ci avete scritto ben ci hanno detto fino a che punto in taluni di voi sia arrivato l’eroismo dell’offerta.

Avete dimenticato voi stessi per pensare soltanto ai fratelli, che avrebbero dovuto far ritorno alla casa del Padre per non morire di miseria e di fame.

Vedete adunque, cari ammalati, che il sacrificio vostro è bello, grande, ricco di frutti. Parecchi dei nostri fratelli ci hanno in questo periodo di tempo lasciati: essi dormono il sonno della pace ed attendono, nel riposo eterno, la resurrezione finale. Anche a loro, che tanto hanno cooperato col loro sacrificio all’avvento del regno di Cristo, vada il nostro riconoscente grazie.

Sentite come una vostra sorella di sofferenza ci scrive: « Sono ormai 22 anni che sono ammalata. Mi ammalai all’età di 19 anni; ho fatto 12 anni di vita sanatoriale. Dopo i primi quattro anni di malattia mi sono consacrata al Cuore di Gesù ed al Cuore di Maria Immacolata. Da quel momento ho compreso che la mia vita aveva finalmente uno scopo. Non mi sono più sentita un essere di peso agli altri. Ho compreso che potevo avere anch’io la mia funzione nella società: soffrire con Gesù per i fratelli. Non le nascondo, Padre, che ai primi tempi della malattia sentivo una grande ripugnanza in me; quasi mi sarei ribellata a Dio, se ciò fosse stato possibile. Ma poi la grazia del Signore incominciò a lavorare anche nell’anima mia ed allora compresi che anche un’ora di malattia è un dono che Iddio fa ad un’anima ».

Cari amici, col termine dell’anno 1950 il vostro lavoro però non è finito.
L’Anno Santo è esteso ora a tutto il mondo. La porta del gran perdono e del gran ritorno continua ad essere aperta a tutti i fedeli. Tutti devono fare ritorno alla casa del Padre.

Il 1951 deve essere un anno di grande attività. Bisogna consolidare i frutti già riportati ed allargare il nostro apostolato.
Ogni ammalato deve preoccuparsi che anche altri fratelli di dolore si uniscano a lui nell’offerta del proprio dolore, secondo le richieste latte dal Santo Padre. Sarebbe mai possibile che proprio noi, che abbiamo il compito nella Chiesa di continuare la passione di Gesù, dobbiamo restare insensibili all’appello del Papa?
Ci lamentiamo che i tempi son cattivi, che i nemici della nostra fede fanno strage delle anime; ma noi, che abbiamo a disposizione tanti tesori, che cosa facciamo per strappare queste anime al nemico delle anime nostre?
Non potrebbe un giorno il Signore chiedere conto anche a noi, come già un giorno a Caino, della vita dei nostri fratelli? Non si ha soltanto la vita materiale. La vita spirituale è ben più importante.
Non tutti sanno valutare e sfruttare l’ora del dolore. Si credono soltanto operai quelli che lavorano nelle fabbriche. Sono invece ugualmente operai della cristiana società gli infermi, che, in grazia di Dio, offrono i loro patimenti per la ricostruzione morale dei popoli.

Ogni ammalato resti in grazia di Dio, se non vuol essere un disertore del proprio campo di lavoro.
Se vogliamo che l’offerta della nostra sofferenza scaturisca con Più spontaneità dal nostro cuore, studiamoci di presentare a Dio tutte le nostre pene per mezzo di Maria. Non saremo più soli. Avremo sempre il cuore maternamente vigile della nostra Madre celeste che ci riscalda col suo affetto, mentre la sua materna grazia previene i nostri desideri.
La nostra consacrazione alla Vergine Santa sarà il pegno più sicuro che noi non verremo meno ai propositi. Sarà la Vergine benedetta che nei momenti difficili farà nuovamente brillare dinanzi al nostro sguardo i nostri ideali. Se la nostra vita è una croce continua, sappiamo però che accanto alla nostra croce c’è ancora Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, come un giorno accanto a quella del Suo divin Figlio. L’offerta di noi stessi, che passa attraverso le mani di Maria Santissima, sarà così un’offerta pura, un’offerta santa che si consumerà alla maggior gloria di Dio.

L. N.