L’Ancora: n. 5 – maggio 1967 – pag. n. 2-5

LOURDES

Il 17 maggio, assieme a Don Remigio, ho concelebrato alla Grotta di Lourdes. Concelebravo con Sacerdoti di diverse nazionalità, mentre Sorella Myriam assisteva al sacro rito assieme a tanti ammalati della Germania e pellegrini italiani.
Concludevamo così, sotto lo sguardo dell’Immacolata, venti anni di lavoro svolto per l’attuazione del Suo programma, rivedendone assieme i punti, il metodo, la corrispondenza nostra personale e quella di tutti voi, cari ammalati ed iscritti al nostro centro « Volontari della Sofferenza ».
Abbiamo voluto attuare quanto vi avevo consigliato con la circolare gialla: fare una sosta di riflessione e di preghiera prima di andare avanti nell’apostolato; apostolato che si svolge in periodo storico così delicato, difficile ed in evoluzione continua.
Il proposito fatto ai piedi dell’Immacolata fu quello di vivere e diffondere il Suo Messaggio adoperandoci con tutte le forze perché ogni iscritto al Centro comprenda e personalmente viva la richiesta di preghiera e di penitenza per la salvezza dei popoli.
Se ognuno di noi vivesse in profondità il programma della Vergine Santa ed agisse non in modo personalistico ma con piano organico, preciso ed ordinato quanto bene potremmo fare nel nostro ambiente e con quanta rapidità estenderemmo l’obiettivo di pace presentato da Colei che è la Madre della Chiesa.
Questo pensavo con Sorella Myriam e Don Remigio mentre preparavamo a Lourdes le cerimonie del pellegrinaggio dei Capi Gruppo del nostro Centro e di quello dei sacerdoti malati.
La benedizione di S.E. Mons. Theas, Vescovo di Lourdes, chiudeva la giornata del 17 maggio aprendo un nuovo periodo di lavoro, forse più doloroso come partecipazione alla Croce di Nostro Signore, ma, appunto per questo, certamente più prezioso e ricco di frutti.

FATIMA

Da Lourdes abbiamo pellegrinato a Fatima facendo una breve sosta nel Santuario di Loyola, Casa di Sant’Ignazio.
A Fatima, celebrando nel luogo delle apparizioni a Cova de Iria, pregando, ove l’Angelo apparve ai tre bambini di Aljustrel ed inginocchiandoci sulle tombe di Giacinta e di Francesco, abbiamo visto la necessità di fraternamente insistere su questo pressante e programmatico messaggio, presentato da Colei che unica, in questo momento di desolazione e di guerra, può intervenire.
Parlare di più del Messaggio di Fatima, farne vedere le profonde ricchezze teologiche che racchiude e richiama: questo è stato il nostro proposito.
Ci appare così poca la cooperazione data alla Vergine Santa: avremmo potuto fare molto di più.
A Fatima, ospiti della Madonna, così ci ha detto il veneratissimo Vescovo di Leiria, introducendoci nell’ospizio del Santuario, abbiamo accolto l’invito di preparare, noi « Silenziosi Operai della Croce » in nome del Comitato delle manifestazioni mariane del 50° di Fatima, la giornata mondiale degli ammalati che si svolgerà nella domenica di Passione dell’anno entrante.
Quale gioia e filiale soddisfazione poter lavorare per indire un incontro di ammalati, in piano internazionale, e riunire tutte le organizzazioni che si interessano dei sofferenti, per vedere quanto nel mondo si stia facendo per attuare il Messaggio di penitenza e di riparazione così insistentemente richiesto dalla Madonna.
Andremo quindi assieme anche a Fatima nel ventennio d’apostolato; andremo assieme come un manipolo di anime di buona volontà, riunite per un comune ideale, disposte a soffrire per affermare sul mondo quanto la Vergine benedetta ha domandato.
Saremo noi pure ufficialmente sui luoghi, ove la Vergine Si è degnata di apparire. Nella visione d’ambiente, comprenderemo meglio il significato e la mentalità della richiedente.
Fin da questo momento una parola d’ordine: viviamo tutti personalmente ed interiormente il Messaggio della Madonna e, santamente auguriamoci di poter soffrire qualcosa per Colei che in nulla Si è risparmiata, assieme al Suo Divin Figlio, per la nostra salvezza.

L.N.