Poca teoria e molte storie, volti celati con giusto riserbo che narrano le vicende di un’esperienza che la malattia non ha svilito.
L’invito è a “vedere” nel profondo della vita umana, a riconoscersi nell’universalità di esperienze così umane che nemmeno certe presunte normalità possono cancellare. Sani e malati, in conclusione, si possono riconoscere in percorsi molto più simili di quanto possa apparire: senza l’ipocrisia dei primi e l’emarginazione dei secondi.
Questo volumetto è il logico sviluppo e la continuazione del precedente “DELIRIO E RELIGIOSITA'”, da tempo esaurito.
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