Nasce a Cigole, Brescia, il 18 settembre 1948 da una modesta famiglia di operai.
A dodici anni un sarcoma osseo lo sottopone all’amputazione di una gamba. Portandolo in sala operatoria la suora gli chiede: “Angiolino, hai pensato a chi offrire la tua sofferenza?”. “Sì, suora – risponde il giovane – ho già  offerto tutto a Gesù per la conversione dei peccatori”.

E’ l’inizio di una rapida e prodigiosa trasformazione spirituale. Da ragazzo diventa improvvisamente uomo, tanto la sofferenza accelera la sua interiore maturazione.

«Ho chiesto alla Madonna che mi faccia morire, prima di diventare un ragazzo cattivo».

 

La Spiritualità 

Entra in contatto con il Centro Volontari della Sofferenza e fa sua la spiritualità  di Novarese; visitando un altro sofferente, infatti, lo incoraggia: “Dicono che siamo dei poveri ammalati, e siamo, invece, i più ricchi del mondo». I pochi anni che vive dopo l’operazione sono ricchi di apostolato, negli incontri con i sofferenti: lui, ragazzo mutilato, sapeva infondere serenità  e gioia negli ammalati che avvicinava e per i quali pregava. Accetta come vocazione di soffrire, di offrire e lavorare per le anime. A una signora che lo commiserava, vedendolo affaticarsi sulle stampelle, dice: «Ma lei non sa che ad ogni passo potrei salvare un’anima?».
Quando viene a conoscenza del suo male implacabile, esclama: «Finora chiedevo al Signore di guarire, ora gli chiederò solo di farmi santo».
A chi gli suggeriva di chieder la grazia della guarigione rispondeva: «No, io prego il Signore soltanto di aiutarmi a fare la sua volontà».
In certe crisi mortali affermava: «Mamma, non temere, ciò che il Signore chiede non è mai troppo, io mi sento forte».

 

A Re con monsignor Luigi Novarese

Durante un corso di Esercizi spirituali nella Casa di Re (Verbania) incontra finalmente monsignor Novarese e tra i due nasce un dialogo molto intenso: “Angiolino, perché vuoi andare a Lourdes?” gli chiede don Luigi. “Per chiedere alla Madonna la guarigione”, risponde il ragazzo – “E perché vuoi guarire?” – “Per stare con lei, Monsignore, e lavorare per gli ammalati”.

“Ma non è più bello rimettersi alla volontà di Dio?. “Sì, è bello, ma la guarigione posso chiederla!”

“Tu vuoi guarire, ma se la Madonna volesse servirsi di te come ammalato, avresti qualcosa da opporre?”

– “Oh niente, don Luigi. Finora ho chiesto la guarigione, ma da questo momento chiederò soltanto la grazia di farmi santo: il pellegrinaggio lo offro per le Sue intenzioni”.

Poco dopo, in seguito all’aggravarsi della sua condizione, si consacra al Signore tra i «Silenziosi Operai della Croce». «Ora son tutto della Madonna, dice con gioia, dalla punta dei piedi alla cima dei capelli».

In un’ultima lettera ai confratelli di Re scrive: «Da quando sono entrato tra i Silenziosi Operai, il Signore mi ha dato una tempesta di grazie, da me finora sconosciute. Mi sento forte come un leone e canto dalla mattina alla sera».

 

La morte

Due mesi prima di morire dice alla mamma: «A primavera io starò passeggiando nei giardini del paradiso, insieme alla Madonna».

«Mi piacerebbe che al mio funerale si accendessero tutte le luci della chiesa e cantassero l’Ave Maria di Lourdes».

La notte del 28 gennaio 1963 muore guardando per l’ultima volta la mamma e la statuetta della Madonna di Lourdes che aveva sul comodino.
Sua Eccellenza monsignor Carinci, che lo aveva conosciuto, dice durante la celebrazione dei funerali: «Per me Angiolino è veramente un piccolo santo».

 

Il processo canonico

Il 19 maggio 1998 è stata aperta la Causa per la sua beatificazione.

Il 6 maggio 2000 si è chiuso il processo diocesano per la canonizzazione di Angiolino.

L’11 luglio 2020 è stato dichiarato venerabile.