Ogni domenica un versetto poetico. Per andare oltre il visibile. Perché le parole trasformano il mondo.
A cura di Maria Teresa Neato

Mila Kačič, slovena (5 ottobre 1912, Sneberje; 3 marzo 2000, Lubiana). Nella capitale ha studiato canto e pianoforte al Conservatorio, e recitazione all’Accademia di arte drammatica. Con alle spalle una carriera di attrice, è stata una di quelle poetesse che strappano la vita a morsi sin dalla nascita.

Ti porti dentro
un nido di dolore.
Lo disfi,
per rifarlo da capo
e disfarlo di continuo,
fino a quando non lo saldi
sotto la tettoia sghemba
delle illusioni.
Ti abitui a lui,
come a tutto,
e quando un bel giorno scompare,
come tutto,
resta solo il vuoto
e ad un tratto ti accorgi
di essere vecchia.

Commento
Domenica scorsa Mila ci ha offerto versi di serena pace ed intenso amore.
Oggi, alle soglie della settimana che ci reimmergerà una volta ancora nel mistero pasquale di passione morte e risurrezione, ascoltiamo da lei l’eco di una sofferenza profondissima, strettamente intrecciata alla sua vita, come lo sono tra loro gli elementi che fanno un nido. Poveri materiali raccattati magari tra ciò che di inapparente scarto esiste attorno a noi… ma messi assieme con così alacre e paziente, sapiente amore… da farne nascere una culla. Di vita nuova, che si schiuderà nella luce di nuovi mattini… dopo aver raccolto tutto il calore di un corpo materno che protegge le proprie fragili creature.
E se tale nido finisce magari per trovare riparo solo aggrappandosi all’illusione, tetto sghembo che protegge tante nostre costruzioni d’amore… anche la realistica percezione della vecchiaia che avanza può essere illuminata dalla Risurrezione, con la sua finale esplosione di energia, là dove parrebbe vincere solo la morte.