Assieme a Gesù la Madonna si prepara al Natale. Assieme a Gesù vive la nascita del suo Divin Figlio. Assieme a Gesù condivide la gioia dei pastori che guardano il Figlio e San Luca ci dice che la Madonna conservava tutto quello che i pastori dicevano di aver visto e di aver sentito, conservava tutto fedelmente nel proprio cuore (cf. Lc 2, 19).

Suo punto di riferimento era la Madonna, ed anche i mezzi umani rientravano nei segni della Provvidenza. Tenne sempre fede agli impegni economici. La vigilia di un certo Natale aveva dato fondo a tutto quello che aveva, ma per Natale la Provvidenza fece giungere qualche cosa da mangiare. Si rammaricò di questa Provvidenza che gli aveva tolto l’occasione di sperimentare un Natale di estrema povertà: “il suo più bel Natale”, aveva detto. Durante la costruzione vi erano momenti difficili per i pagamenti, il Servo di Dio era sempre sereno. So che un giorno ha scritto una lettera a San Giuseppe, pregandolo di sollecitare sua moglie. Mi pare che quanto il Servo di Dio pensava ed attuava sul malato e la malattia sia diventato poi la dottrina del Vaticano II.

Così racconta quel Natale speciale Sorella Elvira:

Il 24 dicembre del 1957 eravamo rimasti senza una lira per comperare pane e latte e il SdD, felice, disse: “Passeremo il Natale di Betlemme, proveremo la povertà della Madonna. Non è contenta, Sorella Elvira?” Invano le tre impiegate, Rosina Rau, Gina Ventimiglia e Amalia Pascarella volevano dare qualche lira del loro stipendio, per prenderci almeno un po’ di latte per la mezzanotte santa, ma il SdD rifiutò, dicendo: “Volete impedirci di fare un Natale accanto alla Madonna?” e garbatamente, ma deciso, rifiutò. Non così la pensava la Provvidenza. La mattina di Natale, alle ore 10, vennero Costantino Psoroulas e suo figlio Aldo di 7 anni e portarono una bottiglia di latte ed un po’ di pane, poiché è in uso presso i greci, la mattina del 25 dicembre, portare, come augurio, quell’offerta. Ma non è tutto. Alle ore 11 della medesima mattina si sentì bussare alla porta: era il signor Bevilacqua, cuoco del sanatorio Ramazzini di Roma, che portava per conto di Madre Girolama Paladini, un cesto contenente un pollo, fagiolini, la frutta, del pane e una bottiglia di vino. Appena entrato disse: “Questo è per festeggiare il Natale”. Monsignor Novarese mi disse:” Sorella, l’uomo propone e Dio dispone; dobbiamo fare un Natale da ricchi, la Provvidenza veglia su di noi”.

 

[Fonte: Summarium super dubio – Causa di Beatificazione Mons. Luigi Novarese]