Ogni domenica un versetto poetico. Per andare oltre il visibile. Perché le parole trasformano il mondo.
A cura di Maria Teresa Neato
Pablo Neruda (12 luglio 1904, Parral, Cile – 23 settembre 1973, Santiago del Chile), pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, è stato un poeta, diplomatico e politico cileno, considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento. Scelse lo pseudonimo di Pablo Neruda in onore dello scrittore e poeta ceco Jan Neruda.
Il figlio
Così venisti al mondo.
Da tanti luoghi vieni,
dall’acqua e dalla terra,
dal fuoco e dalla neve,
da così lungi cammini
verso noi due,
dall’amore che ci ha incatenati,
che vogliamo sapere
come sei, che ci dici,
perché tu sai di più
del mondo che ti demmo.
Come una gran tempesta
noi scuotemmo
l’albero della vita
fino alle più occulte
fibre delle radici
ed ora appari
cantando nel fogliame,
sul più alto ramo
che con te raggiungemmo.
Commento
Il rientro a scuola farà dei figli i protagonisti della settimana entrante.
Ne parla anche una bella, sensuale poesia di Neruda, qui citata solo nella sua conclusione. Essa ci presenta il figlio quale frutto “che canta” dal fogliame, sul ramo più alto dell’albero della vita. Stupenda immagine di una maternità e paternità generative di gioia nuova. Riconosciuta quale vertice di un’unione radicata in profonde, segrete radici di fecondità, che fanno esplodere alla luce la dirompente, incontenibile forza della loro linfa vitale.
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