Le discussioni sono tante in proposito. C’è chi vede come segno positivo il fatto che ci siano giocattoli che portano segni di disabilità; chi al contrario pensa che non si tratti di una buona idea. Si va dalle bambole in carrozzina, a quelle segnate dalla vitiligine, con l’apparecchio acustico, con il labbro leporino. Le ultime portano i trattai della sindrome di Down.
Eppure si dovrebbe riflettere seriamente sulla possibilità che valori come l’inclusione, l’accoglienza, l’accettazione di tutti i tipi diversità possano essere trasmessi fin da piccoli.
Le motivazioni di chi produce per esempio le bambole con la sindrome di Down sono positive: si desidera “promuovere empatia nel bimbo, accettando persone di qualsiasi razza, genere o condizione”, dice uno dei responsabili.
“Nei bambini – spiega uno studio sull’integrazione scolastica (https://rivistedigitali.erickson.it/integrazione-scolastica-sociale/it/visualizza/pdf/1667) sembra prevalere una percezione negativa della disabilità (Federici et al., 2017). I giocattoli inclusivi, accessibili e con adeguate rappresentazioni della disabilità, contribuiscono a ridurre gli aspetti sociali e culturali che portano ad associare la disabilità a una dimensione di esistenza negativa e spiacevole. È necessario e auspicabile aumentare la frazione di giocattoli inclusivi in modo da fornire libertà di gioco, per il piacere del gioco, a tutti i bambini e contribuire al passaggio dal modello individuale/medico della disabilità ai modelli sociale e biopiscosociale. Solo tenendo conto degli aspetti sociali e culturali della disabilità si può infatti ottenere un approccio realmente inclusivo”.
Scrivi un commento