L’Ancora: n. 5/6 – maggio/giugno 1983 – pag. 15-17
Già da un po’ di tempo – parecchi mesi – sento Giunio come più vicino, come se delicatamente bussasse alla porta della mia stanza per entrarvi in punta di piedi.
In realtà, con Giunio Tinarelli un po’ ce l’avevo, perché dopo tante promesse fattemi prima di morire di interventi dal cielo, nella vita del Centro ne vedevo un po’ pochi.
La voce autentica della Chiesa, quella del Papa, dal 1957 già ben tre volte è intervenuta per richiamarmi Giunio nella sua vita di operaio alle acciaierie di Terni e di “ Silenzioso Operaio della Croce “:
Pio XII durante l’udienza ai 7.000 iscritti del Centro Volontari della Sofferenza riuniti nel cortile del Belvedere in occasione del primo decennio d’apostolato; Giovanni Paolo II nella sua visita a Terni e nella sua lettera autografa inviata al sottoscritto in occasione dell’inizio dell’Anno Giubilare della Redenzione.
Al di fuori di questi solenni richiami alla persona e all’esempio di Giunio Tinarelli, lentamente, ma decisamente si sono smossi i presupposti per l’inizio del processo diocesano in vista della sua beatificazione.
Con l’avvio del processo diocesano, il nostro sguardo si rivolge quindi con più intensità verso Giunio per considerarlo sempre attivo e presente in mezzo all’apostolato anche se non visibilmente accanto a noi.
Egli vive nella Gerusalemme celeste accanto all’Immacolata, ripetendo alla Vergine Santa ciò che già aveva detto nel giorno della sua consacrazione tra i “ Silenziosi Operai della Croce “: “ Sono tutto tuo e voglio essere strumento della tua volontà manifestata a Lourdes ed a Fatima per mezzo dell’Ubbidienza ai superiori “.
Qui, ora, nasce una perplessità: era pacifico che in vita potessi dare a Giunio precise ubbidienze in ordine all’apostolato, ma in morte, accanto all’Immacolata, come posso comportarmi? Il desiderio di dargli un’ubbidienza certamente c’è; la diretta possibilità, no.
Ed allora farò cosi: pongo il mio ardente desiderio nelle mani dell’Immacolata e la prego di voler glorificare al più presto il suo fedele figlio Giunio perché il suo esempio illumini tanti ammalati e tanti Fratelli sani affinché essi continuino, sull’esempio della fedeltà di Giunio all’ideale e alla metodologia del nostro Centro, l’apostolato che Ella si è degnata di richiedere a Lourdes ed a Fatima mediante il suo programma, manifestato alla Bemardetta e ai tre bambini di Fatima, a cui Giunio si era totalmente dedicato.
Giunio, ora in cielo, non soffre più: non è più rigido come un palo; il cuore però continua ad amare in Dio tutto ciò che già amava, e ardentemente volere ciò che Dio vuole.
Per questi motivi diciamo fraternamente a Giunio, con vivo desiderio di essere ascoltati, di volersi ancora interessare della vita del Centro:
1) perché i capi‑gruppo capiscano la necessità di smembrare i gruppi e di porre fine ad una vita stagnante, per estendere e realizzare il programma dell’Immacolata.
Giunio capisce queste necessità perché, in vita, aveva formato diversi gruppi d’avanguardia.
Ricordiamo quanto egli scriveva il 6-IX-1951:
“ Gli ammalati non siano mai disoccupati, ma strappino sempre anime al nemico delle anime nostre, fino alla salvezza totale di tutte le anime che popolano il mondo “.
2) Perché con la sua preghiera convinca i nostri iscritti a fare qualcosa di più per il programma dell’Immacolata, ottenendo dallo Spirito Santo tante vocazioni tra i Silenziosi Operai della Croce, e specialmente nel piccolo seminario Nostra Signora di Fatima, aperto l’anno scorso.
3) Perché smuova i cuori degli iscritti alla preghiera e al sostegno della casa di Fatima, che sarà il secondo monumento che gli aderenti al Centro eleveranno al Cuore Immacolato di Maria, nella Parrocchia stessa ove Ella si è degnata di apparire, ossia, quella di Fatima.
Giunio, infatti, ha collaborato con tutte le sue forze alla costruzione del primo monumento all’Immacolata che è quello della Casa Cuore Immacolato di Maria in Re, perciò capisce, per esperienza d’apostolato, la necessità di continuare la medesima attività anche dal cielo.
Il tutto affido al Cuore Immacolato di Maria; a Giunio buon lavoro e grazie della sua attività che certamente, come sempre, non mancherà di compiere.
Sac. Luigi Novarese
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