L’Ancora: n. 2 – febbraio 1983 – pag. 1-5

Il tema di questa riflessione mira a responsabilizzare gli iscritti a voler prima di tutto approfondire le proprie possibilità personali, racchiuse nel talento della vocazione al dolore, secondariamente vuole spingere ogni aderente al nostro Centro ad essere apostolo verso gli altri fratelli di dolore perché anch’essi possano, a loro volta, diventare diffusori di misericordia.
Non sembri strano che questo argomento venga insistentemente richiamato, in tutte le forme, ad ogni iscritto. Esso, infatti, è la base della nostra attività di continuatori della passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
É proprio attraverso il Sacrificio del divin Salvatore che venne sull’umanità la misericordia del Padre, che riconciliò a Sé, nel Figlio, tutto il genere umano.
L’azione redentrice, conseguita dal Figlio di Dio, fatto uomo nel seno purissimo della Vergine Santa, affinché abbia per noi efficacia, deve essere da noi liberamente accettata, attraverso i canali di grazia da Lui stabiliti – i sacramenti – e integralmente vissuta nell’osservanza dei comandamenti.
Dirci cristiani – ossia di Cristo – e non comportarci da membra a Lui unite, in sintonia con la Sua vita, è un’assurdità. Vivere con Cristo significa non soltanto intimamente sentire, pensare e agire come Lui, attraverso la Sua vita di grazia diffusa nei nostri cuori, ma significa fare della nostra vita – qualunque essa sia – una vita sacerdotale, profetica e regale.
– Sacerdotale: una vita che con Lui si offra al Padre per potenziare, con il lavoro, le molestie della vita e le sofferenze. (cfr. L.G. 34) il patrimonio della misericordia a beneficio di tutto il Corpo Mistico e di quei tralci inariditi che devono riprendere vita.
– Profetica: una vita che con Lui annuncia, attraverso la propria testimonianza, comportamento, attività, ecc., la vita nuova, quella di Cristo, a cui ciascuno e innestato, “i laici diventano efficaci araldi della fede delle cose sperate (cfr. Eb. 11, 1) se senza incertezza congiungono a una vita di fede la professione della fede (L.G. 35).
– Regale: una vita che con Lui manifesta la propria appartenenza, fin da questa terra, “affinché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor. 15, 27‑28).

“I fedeli perciò devono riconoscere la natura intima di tutta la creatura, il suo valore e la sua ordinazione alla lode a Dio e aiutarsi a vicenda… affinché il mondo sia imbevuto dello Spirito di Cristo e raggiunga più efficacemente il suo fine nella giustizia, nella carità, nella pace” (L.G. 36).

Questa triplice direttiva a noi con tanta chiara sicurezza additata dal Vaticano II, ci porta ad essere valide membra del Corpo Mistico di Gesù Cristo, che potenziano in se stesse, attraverso l’integrità dell’osservanza, animata e sostenuta dall’amore, la misericordia di Dio riversata nei nostri cuori, fino a spingerci all’azione apostolica per moltiplicare i sostenitori ed i propagatori della misericordia di Dio con la propria adesione al piano della Croce.
Certamente che per raggiungere questa chiara e gioiosa azione apostolica nel mistero della Croce, occorre essere animati da vera fede e non sostenuti soltanto da vaghe idee o ricordi tradizionali che poco dicono e a nulla servono.
È un cammino preciso e serio che a tutti noi del Centro Volontari della Sofferenza si impone ed in cui dobbiamo incamminarci ed esercitarci, proprio in vista dell’Anno Santo per non deludere le attese del Cuore misericordioso di Gesù Cristo ed il Cuore del Papa.
Gesù Cristo ci ha redenti col sacrificio della Croce. ed in questa precisa visuale e realtà storica duemila anni fa avvenuta ed anche oggi più evidente che mai, ci dobbiamo confrontare.
Gesù ci ha salvati perché spinto da un amore infinito, un amore che ha tenuto conto soltanto dell’Amore dei Padre e della Sua infinita misericordia posta a nostra disposizione attraverso la realtà cruenta delle sue cinque piaghe con cui ha sigillato l’offerta della sua vita per “ciascuno di noi”.

Per essere cooperatori della divina misericordia dobbiamo intimamente e fortemente credere alla divina misericordia. venuta a noi dalla non mai sufficientemente proclamata ricchezza infinita della passione di Nostro Signore Gesú Cristo.
A tale scopo occorre credere, credere con tutto il cuore, credere nei momenti di fervore e credere anche nelle frequenti ore di abbattimento e pesantezza che sembrano cupe e prive di speranza. Allorché Dio non ci fa sperimentare la Sua presenza con la sua divina attrattiva, ma si fa ricercare per sperimentare, la nostra fedeltà nell’ora della prova nell’intento poi di colmarci di intima gioia spirituale per l’ora dell’attesa, quella è l’ora della fede più viva.
Per questo la Serva di Dio Suor Faustina scriveva nel Suo diario:
“ O Amore eterno, desidero che tutte le anime del mondo intero ti conoscano. Vorrei essere un sacerdote per parlare incessantemente della tua misericordia verso le anime peccatrici, sprofondate nella disperazione. Vorrei essere un missionario e portare la luce della fede nei paesi selvaggi, vorrei farti conoscere e morire annientata della morte dei martiri, come tu sei morto per me e per le anime “.
“ O Gesù, so benissimo che posso essere sacerdote, missionario, predicatore, che posso subire il martirio, mediante un completo annientamento e una completa rinuncia a me stessa per amore tuo, Gesù, e per amore delle anime immortali. Un grande amore sa trasformare in grandi le piccole cose ed è solo l’amore a dare valore alle nostre azioni. Più puro diventerà il nostro amore, tanto meno la sofferenza avrà presa su di noi.
“ Mercé la grazia di Dio, ho ricevuto nel cuore la disposizione di non essere mai così felice come quando soffro per Gesù che amo con ogni palpito del mio cuore “.

Voli d’amore e di offerta riservati soltanto alle aquile? No, è la medesima strada che noi con chiarezza vediamo, che dobbiamo incominciare a percorrere, senza voltarci indietro, sicuri della efficacia della Croce di Cristo, a cui la nostra è unita.
A tutti questo invito nella parola del Papa, nell’attesa dell’Anno Giubilare, nella gioia dell’incontro a Re per approfondire la nostra missione che tra tutte è la più ricca di meriti. La Croce ha la base piantata nella terra, ma la vetta si protende verso il Cielo, con la trasversale abbraccia tutto il mondo.
“ Signore, ho tanta pena per i poveri peccatori! Prendi tutto, ma dammi anime “ (Sr. Faustina dal suo diario).
Sostenga l’Immacolata quegli ammalati che hanno paura ed esitano a lanciarsi lungo la propria strada vocazionale e ci convinca che Ella pure ha totalmente rinunciato a se stessa per essere Madre, discepola e cooperatrice del Suo divin Figlio.
La nostra salita al Calvario sia radiosa di fede e di carità; così la nostra Vocazione alla sofferenza sarà strumento di santità per noi e salvezza per tanti.

L.N.