Brevi considerazioni sul Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace: “La cultura della cura come percorso di pace”.
Dai responsabili degli Stati e delle nazioni agli uomini di buona volontà il Papa invia il suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace che si celebra il 1° gennaio 2021.
La cultura della cura come percorso di pace. È così che ha intitolato le sue riflessioni Francesco, desiderando che tutti prendano coscienza “dell’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente”.
Il Papa offre una meditazione sull’origine della vocazione umana alla cura del creato, vocazione innata da quando Dio ha affidato gli uomini alla custodia l’uno dell’altro e del creato.
Modello per tutti del prendersi cura è Dio stesso il cui Figlio incarnato è “l’apice della rivelazione dell’amore del Padre per l’umanità”. Cristo ha consegnato ai discepoli una missione di cura, imitando i suoi gesti risananti. Di questi gesti sono evidenze “le opere di misericordia spirituale e corporale, nucleo del servizio di carità della Chiesa primitiva”.
Lungo i secoli la missione della Chiesa ha realizzato un vero e proprio “prezioso patrimonio di principi, criteri e indicazioni, da cui attingere la “grammatica” della cura: la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà con i poveri e gli indifesi, la sollecitudine per il bene comune, la salvaguardia del creato”.
Il Papa insiste sul concetto di persona, fondamentale per il riconoscimento della dignità inalienabile: “Ogni persona umana è un fine in sé stessa, mai semplicemente uno strumento da apprezzare solo per la sua utilità, ed è creata per vivere insieme nella famiglia, nella comunità, nella società, dove tutti i membri sono uguali in dignità. È da tale dignità che derivano i diritti umani, come pure i doveri, che richiamano ad esempio la responsabilità di accogliere e soccorrere i poveri, i malati, gli emarginati, ogni nostro «prossimo, vicino o lontano nel tempo e nello spazio”.
Il Santo Padre offre anche una immagine guida: la bussola per una rotta comune: “Vorrei invitare i responsabili a prendere in mano questa “bussola” dei principi sopra ricordati, per imprimere una rotta comune al processo di globalizzazione, una rotta veramente umana. Questa, infatti, consentirebbe di apprezzare il valore e la dignità di ogni persona, di agire insieme e in solidarietà per il bene comune, sollevando quanti soffrono dalla povertà, dalla malattia, dalla schiavitù, dalla discriminazione e dai conflitti”
“Non c’è pace senza cultura della cura”, dice Francesco, concludendo il suo Messaggio e provocando ognuno ad agire facendo il bene, nella situazione concreta in cui si trova. A tutti è possibile, infatti, essere “solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca”. E queste attenzioni sono la “via privilegiata per la costruzione della pace”.
Il riferimento alla Vergine Maria, spesso invocata e disegnata come madre di tenerezza, può senz’altro alimentare il desiderio di collaborazione “per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca”. Senza cedere “alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli”.
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