L’Ancora: n. 9 – settembre 1978 – pag. 27-32
RITIRO MENSILE
Meditazione del mattino
I PUNTO
Nelle meditazioni precedenti abbiamo considerato il Sacro Cuore di Cristo nelle Sue dimensioni personali ed abbiamo cercato di cogliere quelle indicazioni pratiche che devono da noi essere attuate, proponendoci di volerci impegnare a vivere in noi stessi, per quanto possibile, le dimensioni del Suo Cuore adorabile.
Proposito grande, di cui, forse, appena appena, abbiamo intravisto la portata.
Vivere le dimensioni della carità del Cuore di Cristo significa sentire in noi:
– il desiderio ardente che nell’umanità divampi l’incendio d’amore verso Dio Padre da Lui portato in questo mondo;
– il desiderio ardente di riparare i tanti peccati che si commettono,
come Egli ha fatto nell’orto degli Ulivi perché l’umanità, ravvedendosi, desista dal commettere peccati e ritorni in spirito di filiale corrispondenza all’amore del Padre.
Vivere queste dimensioni significa nutrire verso Dio Padre un amore forte e puro come quello dell’Immacolata la quale, prontamente si è offerta a Dio che La chiamava, “soffrendo profondamente col Suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da Lei generata “(L.G. 58), silenziosamente pregando per quanti si sarebbero associati alla Sua passione, oppure, con derisione Lo avrebbero respinto.
Dramma profondo e misterioso di quel tremendo venerdì santo che continua, con sentimenti vari e contrastanti, nella storia dell’umanità.
L’ammalato “come e con il Cristo” resta il centro della storia del mondo, segno di amore che edifica col proprio sacrificio, oppure “ per chi non crede “ peso inspiegabile ed inutile secondo i valori “della scala del mondo”.
L’ammalato col Cristo è segno di contraddizione.
Il sofferente, adunque, chiamato a vivere le dimensioni del Cuore di Cristo, deve comprendere sull’esempio dell’Immacolata l’intrinseca necessità di operare attivamente, associandosi alla passione di Cristo con il proprio sacrificio, cercando di diradare le tenebre degli errori, per illuminare i cuori, abbattere le barriere costruite dal nemico delle anime nostre, per potere così presentare a tutti il Cuore di Gesù, che è Via, Verità e Vita.
In questa azione personale, insostituibile e necessaria, l’Immacolata è maestra e modello sicuro dell’attività apostolica, a cui siamo chiamati col battesimo a dare il nostro contributo.
Leggete con vera attenzione il n. 4 dell’Apostolato dei Laici e così comprenderete quanto siamo impegnati ad imitare la Vergine Santa nell’apostolato che dobbiamo svolgere.
lì primo mezzo per portare Cristo nel mondo è di avere la divina grazia dentro se stessi.
Non era l’Immacolata, subito dopo l’annunciazione, il tabernacolo adorno di ogni virtù, luminoso e gradito agli occhi di Dio, che misteriosamente attirava attorno a sè le anime in forza di quella ricchezza d’amore di cui il Suo cuore materno era ripieno?
lì Cristo nemmeno aveva ancora fatto udire la propria voce che già operava attraverso la voce della propria Madre, la quale “piena di grazia” continuamente cresceva nelle dimensioni del proprio cuore, al contatto del cuore del Suo divin Figlio, protesa a fare con Lui una sola offerta al Padre.
La pienezza di grazia del cuore dell’Immacolata era diffusiva, luminosa, attraente, non però alla propria persona, ma a Dio che in Lei risiedeva e l’animava.
Questa presenza può anche non essere talvolta percepita agli occhi degli uomini, tuttavia essa è sempre una presenza di grazia operante, perché il nostro cuore diventa una vera trasparenza del Cuore di Cristo.
II PUNTO
Portare il Cristo nella società.
É cosa veramente strana; facciamo tante campagne per portare gli emarginati a vivere la vita sociale ed ecclesiale e non si fa una vera e profonda campagna per riportare il Cuore di Gesù che inaugura la “civiltà dell’amore” nella dinamica ed animazione della società, di cui Egli è praticamente diventato il grande emarginato, e di cui, però, nonostante tutto, tutti ne hanno assolutamente bisogno.
Consideriamo le nostre chiese nei giorni feriali e nei giorni festivi; facciamo le percentuali della popolazione della parrocchia; vediamo quante sono le anime che vanno incontro a Dio e, di queste anime, facciamo ancora una divisione sul modo con cui si comportano in questo contatto personale con Cristo e rivolgiamoci infine al Suo Cuore divino per comprendere quanto Egli possa essere soddisfatto o meno di tali incontri.
Le realtà del presente, per quanto fugaci possano essere, hanno preso il posto delle verità che sono e che saranno sempre attuali, piene di vitalità, di luce, per tutti norma di vita.
Le illusioni e gli errori dei singoli non potranno mai sostituirsi ad una sola parola di Nostro Signor Gesù Cristo.
Per riportare Cristo nella società bisogna con oculatezza partire da punti ben precisi seguendo la tattica inversa percorsa dal nemico delle anime nostre per distaccarci da Dio.
lì demonio e quanti sono con lui alleati, hanno preso di mira la famiglia, infettandola con l’immoralità, l’egoismo, l’emancipazione delle parti per giungere alla dissacrazione del vincolo matrimoniale, facendo del Cristo l’escluso della famiglia e cercando di ridurlo così, a poco a poco, l’escluso dalla società.
E’ vero che non sempre tutti i membri di una famiglia escludono Dio, ma è altrettanto vero che la fiamma della fede, nella famiglia, piccola Chiesa vivente, si è spesso affievolita ed è rimasta viva soltanto attraverso qualche componente della cellula familiare; debole lucignolo faticosamente rimasto acceso.
É sulla famiglia che la nostra attività di preghiera, di testimonianza e di conquista deve dirigersi.
Sull’esempio del Cuore di Cristo e dell’immacolata dobbiamo talmente amare le famiglie fino al punto di sentire rammarico e vero dispiacere nel vederle prive della luce necessaria per poter seguire Dio; prive di quella forza che soltanto dal Cuore proviene e sostiene nei momenti più dolorosi, forza divina che riannoda l’amore stesso, quando l’andazzo del male od il corso della malattia sembra voler tutto sommergere.
Se non sentiamo tale dispiacere vuoi dire che non amiamo intensamente il Cuore di Cristo; significa che non sentiamo gli uomini come nostri fratelli, ma che li consideriamo soltanto come unità umane, da noi distaccate e di cui non siamo chiamati a rispondere.
Se così fosse in noi, rientriamo immediatamente in noi stessi; poniamoci dinanzi al Cuore di Cristo e dal Suo Cuore imploriamo fede e amore:
– per sentire l’ansia dei fratelli emarginati dall’amore di Dio;
– per comprendere che non si ama a parole, ma con testimonianza sacrificio;
– per provare la gioia indicata dal Cuore di Cristo di poter portare la pecorella smarrita incontro a Lui, Buon Pastore;
– per sperimentare la gioia di sentirci veramente fratelli con tutti allorché, cadute le barbarie dell’errore, Cristo, luce e vita, diventa Il punto di unità, in cui s’incontrano quanti in Lui credono ed hanno creduto.
III PUNTO
Forti della parola di Nostro Signore Gesù Cristo, leggete di San Luca il cap. X: la missione dei settantadue. Il Cuore di Cristo indica le linee di evangelizzazione che gli apostoli devono seguire dinanzi alla vastità della messe e dinanzi alla scarsità degli operai.
Da tale meditazione cogliamo i punti fondamentali che dobbiamo seguire nell’andare incontro alle tante famiglie che ci circondano per tutte portarle alla consacrazione al Cuore di Cristo.
Tre linee fondamentali emergono da tale lettura:
a) non seguire le convenienze ed i criteri umani, bensì la parola di Gesù, presa dai Vangeli, ed integralmente applicata;
b) direttamente tendere all’obiettivo, ossia evangelizzare, parlare del Cristo che, vissuto nella storia dell’umanità, ha lasciato prove del Suo passaggio da tutti inoppugnabili; del Cristo che vuole essere il centro di ogni cuore, la via che conduce al Padre, fine della nostra esistenza;
c) essere persuasi che Dio pensa a noi, opera con noi, perché noi vogliamo essere i suoi evangelizzatori.
Alle famiglie abbiamo una cosa sola da dire: il Cristo è il Re e il Centro di tutti i cuori; è Colui che ci ha sciolti dai lacci del nemico delle anime nostre; che è morto per noi; che ha dato un senso al dolore ed al lavoro; che ha vinto la stessa morte e che ritornerà su questa terra per giudicare tanto chi ha creduto in Lui quanto chi l’ha respinto.
La Sua risurrezione è fondamento della nostra speranza.
Alle famiglie vogliamo dire che la presenza del Cristo nella casa è segno di sicurezza, di fede e di unione, anche quando il lavoro, le vicende della vita, l’esistenza stessa che si chiude sembrano volerci separare.
Portare il Cuore di Gesù nelle case significa portare l’ancora della pace e della salvezza; vuoi dire camminare con l’Immacolata per presentare il Suo divin Figlio alle anime di buona volontà, vuoi dire diventare strumenti del Suo amore.
(Sac. Luigi Novarese)
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