L’Ancora: n. 1/2 – gennaio/febbraio 1972 – pag. n. 7-10

Mi è doveroso parlarvi dl Bertilla Maggian, sorella nostra d’apostolato, passata tra di noi in silenzio, umiltà ed ubbidienza.
Bertilla, Silenziosa Operaia della Croce, ci lasciò quasi in punta di piedi il 5 giugno 1971, primo sabato del mese, alle ore 8. Il suo profilo, certamente bello ed edificante, non lo si può facilmente tratteggiare, proprio per l’uniforme umiltà ed il continuo silenzio in cui Ella è vissuta. Da tre anni dalla comunità di Valleluogo era passata a quella di Montichiari, perché gravemente ammalata: un tumore maligno al petto stava consumando la sua esistenza.
Vera Silenziosa Operaia della Croce, si era studiata di passare inosservata, traducendo in realtà di vita il programma di silenzio, d’umiltà e di ubbidienza.
Tale testimonianza, detta dopo morte, potrebbe sapere di luogo comune. Se invece la consideriamo nella prassi del Centro, secondo cui mai si è esaltata una persona mentre ancora vive, essa acquista le sue vere proporzioni dl luminosità e resta come sigla determinante della figliola.
Se la vita di Bertilla ha avuto dello straordinario, certamente non è stato per la straordinarietà del fatti, ma per il modo perfetto ed uniforme con cui si è comportata nella diuturnità delle cose ordinarie e per gli interventi che il Signore, nei suoi imperscrutabili disegni, ha voluto compiere durante e dopo la vita di lei. Dieci anni di vita comunitaria, trascorsa a Re, a Valleluogo, a Montichiari, sempre occupata in lavori umili, nascosti, ma non per questo meno importanti per l’incremento del “ potenziale dl sacrificio “, basilare per l’apostolato: cucina, dispensa, lavanderia, stireria, bar per gli ospiti, guardaroba; tutto e sempre compiuto con calma, perfezione, sorriso.
Una sorella della Comunità, che è stata accanto a lei per vari anni a Re, afferma:
“ Era molto umile, serena, molto attiva, non faceva mai pesare sugli altri la stanchezza di un lavoro anche faticoso; più preoccupata delle sorelle che di se stessa, sempre disposta a passare da un lavaro all’altro appena l’ubbidienza la chiamava. Non si è mai lamentata di alcuna cosa “.
Un’altra sorella:
“ Piena di stima e dl ammirazione verso i Superiori, voleva che tutte le sorelle fossero con loro aperte e sincere, perché — affermava — sono essi gli strumenti della Madonna per noi e per l’Apostolato “.
A 7 mesi dalla morte di questa sorella di ideale, l’attenzione della Comunità oggi si rivolge ancora verso di Essa nello spirito dl ringraziamento al Signore, per quanto nella Sua misericordia sta concedendo per intercessione della sua umile e fedele serva.
Se, anche per delicatezza e per serietà, di proposito ancora non si intende parlare delle numerose grazie veramente straordinarie in piano spirituale e materiale avute per intercessione di Sorella Bertilla, sembra che sia però doveroso incominciare a parlare di lei.
Il fatto determinante, ultimo della serie, che mi spinge a parlare di Lei, è la guarigione istantanea di un ammalato, ridotto ormai in fin di vita, per tumore maligno alla testa, constatato da numerosi accertamenti prima e dopo la guarigione, praticati da valenti primari in Italia e all’estero.
“ Se la guarigione perdura, non c’è dubbio — mi ha detto il primario curante – che ci troviamo di fronte al miracolo “; miracolo espressamente chiesto al Signore ed all’lmmacolata per la glorificazione di Bertilla, vissuta in così grande umiltà e ubbidienza. A constatazione del miracolo non si mancherà di pubblicare tutta la documentazione.
Non è scopo di questo articolo tratteggiare tutta la vita di Bertilla; se alla Vergine Santa piacerà, ben volentieri si ritornerà sull’argomento.
A comune edificazione però racconto l’ultimo giorno della sua vita.
Eravamo giunti a Montichiari il 4 giugno mattino dopo la Tavola Rotonda tenuta a Milano per iniziativa dell’UNAMSI, sull’argomento “ L’ammalato di fronte al matrimonio “ e volevamo dirigerci alla comunità dl Condino. Vedendo il peggioramento del male di Bertilla, con Sorella Myriam abbiamo trascorso tutto il giorno accanto alla figliola, parlando di apostolato, di Paradiso e di “ Commissioni per la Madonna non appena giunta alla Sua presenza “.
Data la gravità del male, durante la notte fu continuamente vegliata dalle sorelle della Comunità, mentre i sacerdoti della Casa si alternavano accanto a lei.
Alle 6 del mattino del giorno 5 Sorella Myriam fu chiamata con urgenza. Si temeva la morte di Bertilla.
Sorella Myriam fece chiamare ancora il medico, il quale purtroppo confermò, come si stava vedendo, l’imminenza del decesso.
La mente della cara inferma però era lucidissima e su invito della Sorella Maggiore, Bertilla assicurò il medico curante che avrebbe dimostrato la sua riconoscenza a lui dal Paradiso, pregando per la santificazione del suoi figlioli.
Alle ore 7 riunii nella camera di Bertilla e nelle sue immediate adiacenze tutta la comunità ed i sacerdoti della casa e feci incominciare la celebrazione della Santa Messa alla presenza della moribonda.
L’assistevo con Sorella Myriam, mentre il sacerdote dava inizio alla Santa Messa del Cuore Immacolato di Maria.
Invitai Bertilla ad unire tutte le sue sofferenze a quelle del Cristo ed a presentare il sacrificio della sua vita in un’unica offerta all’Eterno Padre per la salvezza dei peccatori per le finalità del Centro.
Un bel “ sì “ fu la risposta dell’inferma.
Dopo la lettura dell’Epistola non ho mancato di sottolineare le parole del Libro della Sapienza, “ Chi mi fa conoscere avrà la vita eterna “, dicendo:
— “ Lei Bertilla si è consacrata all’lmmacolata per farla conoscere e per ripetere i Suoi messaggi dl Lourdes e dl Fatima. Ha offerto la sua vita per questo; parola quindi di Dio che avrà la vita eterna. Il Signore non delude “.
Bertilla rispose con un sorriso.
Alla presentazione del pane e del vino l’esortai a ripetere l’offerta della sua vita a beneficio di tutta la Chiesa.
Dopo la Consacrazione sembrava che Bertilla stesse per morire. Si ebbe un attimo di esitazione se anticipare o meno il momento della Comunione, ma preferii che si continuasse la Santa Messa.
La voce dell’inferma — sia pure con difficoltà — si unì ancora a quella del sacerdote e degli astanti per la recita del Padre Nostro.
Ai momento della Comunione le dissi:
– “ Bertilla, la Comunione è pegno di vita; punto d’incontro; la morte è stata vinta; continueremo a vivere la stessa vita che viviamo quaggiù, in modo però più pieno, in maniera perfetta, senza più sofferenze. In Cristo siamo e saremo sempre tutti uniti, quelli del Cielo e quelli della terra “.
L’inferma ricevette la Comunione sotto le due speci, con lei si comunicò tutta la comunità.
Dopo la Comunione suggerii:
— Ringraziamo Il Signore con le parola della Madonna. Recitiamo come sempre Il Magnificat “.
Bertilla annuì con un cenno del capo e si vedeva che muoveva le labbra recitando con noi il Magnificat.
Al termine dell’inno della Madonna, il celebrante concludeva la Messa con la Benedizione e le parole: “ La Messa è finita, andate in pace “.
— “ Anche la Sua Messa è finita — dissi allora all’inferma, — Bertilla, vada pure con tranquillità incontro a Dio ed all’Immacolata “ —.
A quell’invito Bertilla chiuse la sua vita su questa terra ed incominciò a vivere con pienezza la vita di Dio, nella Sua visione, nella Sua gioia. Ma con questo fatto, chi è stato a sottolineare il valore dell’ubbidienza?
Da quando Bertilla è morta vengono a noi riferiti avvenimenti e detti che denotano quanto la figliola fosse realmente stata illuminata da Dio.
Una cosa è certa: Bertilla ha dato attorno a noi una testimonianza di umiltà, di silenzio e di ubbidienza, osservando lo Statuto che noi viviamo, cercando di attuare le finalità che ci siamo proposti e vivendo le nostre ansie.
Che cosa vuole il Signore a riguardo di questa figliola? Seguiremo le cause seconde, cercando di fare la Sua Volontà.

Sac. Luigi Novarese