L’Ancora: n. 6 – giugno 1968 – pag. n. 14

La vocazione è una chiamata. Anche nella vocazione dei sofferenti si verifica questa chiamata.
Il genere umano, dopo la venuta di Nostro Signore Gesù Cristo, è tutto chiamato ad unirsi a Lui, Capo del Corpo Mistico, per attuare un grande atto di riparazione che, incominciato dal Salvatore, si continua attraverso i secoli in modo speciale per mezzo del dolore. il fatto poi che sia il singolo a soffrire e non un altro entra nei disegni imperscrutabili di Dio.
Le cause seconde sono l’elemento determinante. La volontà di Dio, in questo caso, è permissiva: lascia che le cose abbiano la loro libera e naturale evoluzione.
La libertà dell’uomo dì fronte al dolore non è da ricercarsi nel fatto se egli possa o meno respingere la sofferenza. Essendo questa introdotta nell’umanità in conseguenza di un atto liberamente posto all’inizio dei genere umano, l’uomo avrebbe potuto allora respingere tutte le conseguenze dei peccato con la fedeltà alla legge da Dio stabilita. Con la trasgressione il dolore è entrato nella vita del l’uomo e fa parte della sua esistenza, essendone l’atto conclusivo per tutti con la morte. Gesù Cristo ha trasformato la pena In mezzo di conquista ed ha “chiamato quindi il dolore ad uscire dalla sua disperata inutilità e a diventare mezzo di conquista e fonte positiva di bene”.

L. NOVARESE