L’Ancora: n. 3/4 – marzo/aprile 1959 – pag. n. 6-8
Amici carissimi, vorrei non darvi questa brutta notizia, ma è un preciso dovere di coscienza verso ciascuno di voi portarvi a conoscenza delle cose, così come sono.
I lavori, per l’ultimazione della Casa della Madonna, dopo avere subito alcuni momenti di alti e bassi, sono stati fermati.
Si sperava di inaugurare la Casa per il 13 maggio, ma ciò purtroppo, non è più ormai possibile.
Ci mancano i mezzi! Il cantiere è ancora a Re, ma esso tace. Si contava molto sull’iniziativa della busta. Se detta iniziativa fosse stata attuata ovunque, in tutte le zone, da tutti gli iscritti, non avremmo questo nuovo e doloroso arresto dei lavori. Non tutti hanno risposto con il medesimo entusiasmo. Ove esiste un Assistente Ecclesiastico e Capi gruppo veramente attivi l’iniziativa è stata attuata con spontaneità e dedizione ammirevoli. Ove l’iniziativa è rimasta del singolo, ossia ove non esiste un Capo gruppo, l’iniziativa è stata quasi del tutto inattuata.
Che dobbiamo dunque fare? Insistere ancora presso i medesimi che già tanto hanno fatto e fanno?
Non sarebbe ciò né giusto, né discreto.
Perdere ogni speranza? Mi parrebbe di offendere le migliaia di sofferenti che tanto si sono adoperati per lanciare l’iniziativa e tanto hanno pregato.
Ed allora?
Chiniamoci, prima di tutto, con amore dinanzi alla Volontà permissiva di Dio e poi con fede ferma e decisa scuotiamoci! Non per noi, ma per il desiderio che la Madonna ha di vedere attuato quanto Ella ha domandato a Lourdes ed a Fatima, imploriamo dal Signore l’aiuto.
Perché tanti ammalati abbiano la possibilità di comprendere il valore del dolore e sentirsi in questo modo parte attiva della Società, imploriamo l’aiuto efficace della Vergine Santa. Se tanti ostacoli troviamo sui nostri passi, ciò vuol d’ire che il Signore sta dando la Sua impronta su quel che stiamo svolgendo. Forse non preghiamo ancora bene, oppure, non sufficientemente.
Può darsi che sia il nostro amor proprio a ritardare l’opera di Dio.
La difficoltà finanziaria non va risolta studiando soltanto un piano finanziario, ma rettificando bene, prima di ogni cosa, le proprie intenzioni, sprofondandosi nell’umiltà e fiduciosamente chiedendo lo aiuto al Datore di ogni bene.
La revisione delle «nostre» posizioni personali di fronte a Dio, è forse il primo passo per poter risolvere le necessità relative a Re.
La freddezza e l’ignavia forse di alcuni pesano su tutto il Centro.
Per ottenere i doni di Dio siamo prima di tutto «amici» di Dio.
Dopo avere fatto un serio esame della nostra posizione di fronte a Dio e di fronte agli ‘impegni liberamente assunti, facciamo un piano di azione.
Non siamo spettatori degli sforzi che migliaia di ammalati di buona volontà, stanno compiendo con grande generosità.
La Casa di Re, nel piano della valorizzazione della sofferenza, è una vera necessità.
Stringiamoci l’uno vicino all’altro e facciamoci coraggio: la prova che sovrasta sopra di noi non è superiore alle nostre forze, essa non deve abbatterci, tocca a noi superarla con la preghiera e l’azione.
L’iniziativa della busta va attuata su vasta scala. Essa è, e non deve essere, un’iniziativa che si attua “ a scartamento ridotto “!
Essa va lanciata in grandissima misura. Certi ammalati sono riusciti ad ottenere dal proprio Parroco o dal proprio Eccellentissimo Ordinario che si organizzasse una giornata addirittura per il “ Centro Volontari della Sofferenza “.
Tutto evidentemente dipende dall’iniziativa di quelli che si sentono responsabili.
Se vogliamo che l’iniziativa della busta dia un tangibile apporto dobbiamo, tutti assieme, collocare almeno 1.000.000 di buste.
Per realizzare un piano del genere dobbiamo, necessariamente, uscire dalla solita piccola nostra cerchia, ed interessare amici, parenti, simpatizzanti, indifferenti ed ostili.
A tutti dobbiamo “ con vera umiltà “ rivolgerci, implorando un aiuto sia pure modestissimo! Imitiamo l’esempio della Madonna, quando passava di porta in porta, domandando ospitalità per dare al mondo il suo Redentore.
Senza sacrificio non si compie nulla: senza umiliazioni continue e profonde, non si fanno progressi.
Coraggio, quindi, carissimi; poniamoci all’azione.
Preghiamo con tutta l’anima la cara Vergine del Sangue, Nostra Signora di Re. É da Lei che tanti figli andranno, per apprendere alla Sua scuola la valorizzazione del dolore e comprendere che sono esseri utili e necessari alla società anche se ammalati.
Affidiamo la soluzione della questione alla Vergine del Sangue. È per Lei che si è scelto Re; è per Lei che tanti sforzi si stanno compiendo. Confidiamo nella Madonna, Padrona assoluta di quanto si sta attuando.
La Vergine Santa non ha mai deluso nessuno e tanto meno deluderà i figli suoi prediletti, i sofferenti.
L. N.
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