L’Ancora: n. 10/11 – ottobre/novembre 1955 – pag. n. 1-8
Il pellegrinaggio dei Sacerdoti è sempre stato bello e ripieno di frutti spirituali; quello però di quest’anno ha di gran lunga superato tutti i precedenti.
Forse perché si è tanto sofferto prima, certamente perché la Madonna era con noi e con Lei c’era pure ogni bene spirituale.
Anche i Sacerdoti hanno contribuito con la loro sofferenza alla riuscita spirituale del pellegrinaggio: il bagagliaio che veniva da Novara a Roma per l’allestimento del treno si bruciava alla Spezia, costringendo così i nostri cari Confratelli ad attendere per ben quattro ore, sotto un sole cocente, al riparo di una pensilina di cemento armato che rifletteva calore.
Ma che importa? Anche i sacrifici si guardano con gioia dopo il pellegrinaggio; le croci, le prove, le amarezze, i dolori, le disillusioni sono strumenti di gloria, perché nulla si può fare nel piano della grazia senza la morte di Croce. E lavorare per la Madonna e per i Sacerdoti… costa. Le prove arrivano, piano piano, quasi d’agguato, ma poi… la grazia sfolgorante, le anime che vanno verso Dio senza esitazione: si, perché altre anime già hanno offerto.
Ho detto questo fin dall’inizio della relazione perché mi sembra un debito di riconoscenza verso tante anime che hanno voluto contribuire con tanta generosità al pellegrinaggio, poi pagando di persona, per dare, in un piano soprannaturale, il loro più fattivo contributo.
E poi, c’è la Madonna. Come si sente potente il Suo aiuto in questo pellegrinaggio. Ogni ostacolo diventa un trionfo mariano, trionfo tanto più grande quanto più dura è stata la prova.
A Lourdes però, tutte le ansie hanno fine. Là, sotto lo sguardo dell’Immacolata, è la vita calma, incanalata dal sapiente cerimoniale della diocesi, che si svolge con ritmo dolce, tranquillo, sereno; un ritmo che dice la presenza della Vergine silenziosa; la Vergine che tacitamente confrontava tra di ‘loro le parole del Suo Gesù.
A Lourdes il pellegrinaggio dei Sacerdoti è un trionfo di carità, di spirito di preghiera, di soprannaturale.
A Lourdes si vorrebbe stare sempre, perché è un continuo dialogo spirituale tra Madre e figlio per meglio realizzare gli interessi supremi, quelli di Dio.
Quanta carità circonda i Sacerdoti a Lourdes!
La carità dell’Eccellentissimo Vescovo della città della Madonna, Monsignor Pietro Théas. La carità di Monsignor Ricaud, Vicario Generale e Rettore del Santuàrio, la carità, del Can.co Laribère, dell’Hospitalité, delle buone Suore dell’Asile, del caro Capo Barelliere delle Piscine che, con tanto amore e venerazione, attende i Sacerdoti ammalati.
Quali ore belle ci ha fatto passare il Vescovo di Lourdes!
Come dimenticare l’ora Mariana predicata alla Grotta, la prima ora Mariana per soli sacerdoti.
Oh, si, veramente « bonum est nos hic esse », come ci diceva il Vescovo di Lourdes.
La Grotta è veramente il nostro paradiso in terra.
Le parole del Vescovo di Lourdes scendevano nel nostro cuore come una rugiada, ci sfioravano come una carezza, ci additavano punti che forse noi talvolta magari avevamo dimenticato, ma che una Mamma doveva pur amorevolmente ricordare al figlio che tornava per un rendiconto.
E’ il caso di parlare del personale che ci accompagnava?
Sua Eccellenza Monsignor Carinci, Sua Eccellenza Monsignor Allorio, Sua Eccellenza Monsignor Venezia erano con noi padri e fratelli. Si distinguevano in mezzo a noi unicamente nel servizio e ‘nella dedizione verso i sofferenti. Come si sentiva vicino ad essi la loro pienezza sacerdotale!
I cari Fatebenefratelli, veri samaritani, che noi amiamo ed il cui amore sentiamo pure vicino.
Non hanno tante parole i Fatebenefratelli; hanno le opere, lo sguardo sereno e vivo: hanno il linguaggio della carità.
Lourdes, per i Sacerdoti sofferenti non è meta di pellegrinaggio, ma di Esercizi Spirituali, trascorsi con Maria in preghiera.
Il carissimo P. Domenico Mondrone S.I. ha tenuto le meditazioni nell’andata e nel ritorno da Lourdes. Nella città benedetta di Maria egli ha guidato gli Esercizi Spirituali, mentre l’ottimo P. Leonardo Cossu S.I. teneva le meditazioni.
Le dame, i barellieri quanto hanno lavorato e con quanta e quale delicatezza. Si vedeva che sentivano il grande privilegio di servire, almeno una ‘volta, i Sacerdoti infermi.
C’erano pure i pellegrini; anime legate ai Sacerdoti per vincoli di parentela o di solidarietà di intenti. Anime sensibili, ai problemi sacerdotali e che hanno voluto andare incontro alla Madonna con i Suoi figli prediletti, quasi per avere un maggior titolo presso il Suo Cuore.
Ed i Sacerdoti come erano buoni, disciplinati, puntuali, precisi, ubbidienti in tutti i vari movimenti di massa.
Eravamo 350 sacerdoti, ma ci muovevamo come fossimo uno solo.
La Madonna deve essere stata tanto contenta quando ha visto lutti i Suoi figli attorno a Sé. Il Suo cuore materno doveva gioire alla loro vista: li conosceva tutti, ad uno ad uno, conosceva le battaglie di ciascuno, i propositi, le fatiche, i dolori, le ansie, le angustie. Aveva visto le loro lacrime segrete, i loro sospiri, aveva tante volte ascoltato e presentato a Dio le loro preghiere ed i loro desideri. Attendeva la Madonna quell’incontro, per dire tante cose a quei cuori apostolici.
Alcuni di quei figli sarebbero rimasti su questa terra più solo pochi giorni e quello sarebbe stato per essi il loro ultimo incontro lui, in questo esilio, prima di vederLa faccia a faccia in Paradiso.
Alcuni Le avrebbero offerto la loro vita per l’apostolato di questo Centro della Sofferenza, avrebbero offerto il loro sacrificio durante il Santo Sacrificio della Messa per sentirsi proprio una cosa sola con Gesù crocifisso, con Maria accanto alla propria croce, e poi avrebbero consumato la donazione di se stessi con l’offerta suprema della vita non appena giunti a casa.
Don Belloni di Milano, P. Cono passionista, sono già andati incontro alla Madonna, in Paradiso. Per altri Sacerdoti invece, l’incontro di Lourdes avrebbe segnato la data e l’inizio di una ripresa di più intimi filiali rapporti!
Per tutti i Sacerdoti partecipanti, Lourdes è stata tappa di più forte ascesa verso il Cielo.
Nella Capitale della preghiera e della penitenza i Sacerdoti hanno pregato per tutti gli altri ammalati; per primi essi hanno cantato, alla Grotta, l’inno dei Volontari della Sofferenza, nel suo bel ritmo, così melodioso. Come l’hanno cantato bene. Quali momenti di intensa pietà mariana. Ci sembrava che il Cielo si fosse maggiormente avvicinato alla terra.
Ancora un primato i Sacerdoti ammalati hanno segnato quest’anno a Lourdes. Per la prima volta nella storia di Lourdes i Sacerdoti infermi, in ossequio all’invito rivolto dalla Madonna a Santa Bernardetta, si sono inginocchiati per terra, unitamente ai loro Vescovi e in atto di penitenza l’hanno baciata per i peccatori.
Oh, i cari Sacerdoti impediti che anch’essi volevano ad ogni costo chinarsi fino a terra e, non potendolo, gettavano il loro bacio, accompagnandolo con la mano, mentre silenziose lacrime solcavano il loro volto!
Quante cose ci sarebbero da dire sul pellegrinaggio dei Sacerdoti.
Ma le pagine più belle, quelle proprio vere, che resteranno, non si potranno mai pubblicare. Le leggeremo in Paradiso, vicino a Maria, contenti che la nostra vita sia segnata da tanti trionfi e tappe mariane.
L’ultima sera della nostra permanenza a Lourdes, all’Asile, dopo la processione aux flanbeaux, dopo che i nostri veneratissimi Eccellentissimi Vescovi ci hanno rivolto la loro cara parola, uno solo è stato il proposito: ritorneremo ancora e ci fermeremo un giorno di più.
Ritorneremo a Lourdes, perché la Madonna ci vuole. La Madonna ama i Suoi sacerdoti ammalati e se fosse necessario andare a mendicare per portarli tutti là, dinanzi a Lei, saremmo pronti, perché grande è il bene che i nostri Confratelli ricevono ai piedi della Vergine dei Pirenei ed ancora più grande è il bene che si estende poi su tutti i fedeli.
E le serate alla Grotta?
Stanchi, sfiniti, si andava ancora là, davanti a Lei. La mente sembrava che non connettesse più, tanto era confusa; ma la Madonna capiva lo stesso; capiva anche quello che non si riusciva nemmeno a dire o che si dimenticava di dire; ci si guardava, seduti magari su una panca, proprio dinanzi alla cara Statua della Vergine santa, che bianca brillava nell’azzurro della notte, mentre il Gave, lento, faceva sentire la sua voce.
Come era cara la campana che tutte le sere, verso le 22,30 suonava da una Chiesa vicina. Avevamo imparato a conoscere i rumori che si sarebbero ripetuti tutte le notti. Saremmo rimasti là sempre, perché la Madonna ha donato in grazia ciò che magari può mancare in splendore.
Una bella funzione si è svolta nella Cappella dell’Asile, una funzione singolare, che difficilmente ancora si ripeterà a Lourdes: il conferimento della grande medaglia d’argento dell’Asile ad una dama, circondata da tanti Sacerdoti ammalati.
Era il conferimento della grande medaglia d’argento a sorella Myriam, segretaria del nostro Centro, che tanto ha fatto e fa per i nostri sacerdoti e, in modo particolare per il pellegrinaggio dei Sacerdoti ammalati a Lourdes.
Sua Eccellenza Monsignor Carinci aveva benedetto la grande medaglia, la buona Madre superiora dell’Asile gliel’aveva appesa. Il carissimo Mons. Ricaud aveva pronunciato un discorso di occasione tanto commovente, sottolineando la circostanza e la motivazione. La grande medaglia le veniva conferita proprio ed unicamente in vista del pellegrinaggio dei Sacerdoti; il giorno era quello dedicato a S. Giovanni Vienney, il Santo Curato d’Ars, patrono dei Parroci. « Singolare coincidenza, diceva Mons. Ricaud, che ben dice il compiacimento della Madonna ».
Nella vita di Santa Bernardetta si racconta che la fanciulla quando doveva partire per Nevers volle andare ancora una volta alla grotta e dovettero portarla via quasi di peso tanto essa piangeva.
Così anche per noi. Da Lourdes si parte con il cuore gonfio, magari con le lacrime agli occhi, ed erano tanti i sacerdoti che piangevano, anche i nostri cari Vescovi. Ma anche Gesù quando ha lasciato la sua Mamma nella casa di Nazareth per iniziare la Sua vita pubblica doveva avere il cuore gonfio per il distacco. Ma l’esigenza delle anime Lo spingeva dalla Sua casa, dalla Sua tranquillità, dall’intimità della Sua Mamma. Le anime avevano le loro esigenze; il mondo era da salvare.
E così pure per noi. Abbiamo lasciato Lourdes con le lacrime agli occhi ma col cuore tanto sereno.
La Volontà di Dio ci chiamava al nostro posto di lavoro e con gioia siamo ripartiti, perché questa era pure la volontà della Mamma nostra celeste. Ma anche lontani da Lourdes pensiamo alla Grotta come ad un angolo di Paradiso e vengono alla nostra mente le parole che diceva un giorno Santa Bernardetta ad una piccola ‘bambina di cinque anni:
« La Madonna è tanto bella che quando si è vista una volta si vorrebbe morire per vederLa sempre ».
L. N.
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