L’Ancora: n. 5 – maggio 1954 – pag. n. 15-16

Alcuni lettori mi hanno scritto una ennesima volta, domandandomi consigli come impostare la lotta contro se stessi.
Riporto per essi una pagina del chiarissimo P. Lindworsky S. J. che risponde bene alla domanda :
« Il primo requisito per la lotta contro le cattive abitudini radicate si chiama coraggio. Il pensiero di cadere da una grave mancanza morale in un’altra, e il pensiero di aver recato al proprio corpo un danno non più riparabile ha fatto cadere le armi di mano a molti. Perciò solo un consiglio generale: chi si sente tentato a rinunziare alla lotta, come se fosse già perduto, si faccia dire da un amico esperimentato quale sia il suo stato, interroghi un medico sul suo stato fisico, e un direttore spirituale sul suo stato spirituale.

Anche passioni profondamente radicate possono essere uccise come di colpo, quando si riveli improvvisamente un grande ideale che rapisca l’uomo in un mondo nel quale la voce seducente del passato non parla più. Non solamente nella vita dei santi si parla di siffatti mutamenti istantanei, di perdite definitive del gusto per un piacere illecito. Anche nei movimenti popolari non religiosi si osserva qualcosa di simile. Però non giova sperare su tali « conversioni » improvvise. La media deve cercare di rompere le catene con lotte sistematiche, e con un po’ di volontà buona e seria riuscirà infallibilmente.
Con ” buona ” volontà, diciamo, e non ” forte “. La scappatoia della debolezza innata della volontà, dietro alla quale tanto spesso si nasconde una decisione non seria è impossibile nella nostra concezione del volere. Non esiste nessuna volontà debole innata. Ognuno può diventare signore delle sue abitudini, quanto sono mancanze morali, purché in questo ” diventar signore ” ci sia per lui qualcosa ; purché sia per lui un valore veramente maggiore del soddisfare le sue passioni.
Il lavoro positivo e la cosa più importante e efficace. Come in politica spesso gli Stati si sono liberati dalle difficoltà interne, facendo delle conquiste, così anche qui la miglior difesa è quella offensiva, e precisamente una offensiva che non si rivolge immediatamente contro il nemico, bensì cerca di conquistare all’anima una nuova patria. Quanto più questo nuovo paese da conquistare è bello e grande, tanto più efficace diventa il combattimento.

Sarebbe sommamente opportuno prefiggersi come conquista un’alta professione ideale, ricca di contenuto ed entusiasmante, e dell’ideale della professione riparleremo. Darebbe ricco argomento, nelle ore libere, per la fantasia assetata di lavoro. Giacché la preparazione a una professione importante non si può limitare allo studio prescritto. Ci si può accostare alla propria professione futura già fin dagli anni dello studio, nelle maniere più svariate; si leggano magari le descrizioni della vita e le memorie dei grandi esponenti di una professione. Ci sono però anche certe virtù e certe abilità professionali, che negli studi ufficiali vengono appena insegnate, ma che ci si può appropriare magari insieme ai compagni che aspirano alla stessa meta; per es. arrivare a un modo di presentarsi sciolto e disinvolto o a un modo piacevole di conversare. Con un po’ di riflessione si troveranno vari di questi ” preludi ” alla professione, che ci possono occupare seriamente e nello stesso tempo soddisfare.

E ora vediamo come ci si debba comportare al momento della tentazione. Vi si mette in guardia dalla difesa energica, e si consiglia invece il richiamo calmo, ma assoluto e immediato, dell’attenzione al campo spirituale preferito che ci si è abituati a coltivare fuori della tentazione. In un uomo religiosamente formato subentrerà da sé anche il pensiero della presenza di Dio e il pensiero incoraggiante e consolante che gli è offerta una preziosa occasione di dare, con questo semplice sviamento dell’attenzione, una prova di amore e di fedeltà al suo Dio. Al contrario non si farebbe che rafforzare il pensiero tentatore se ci si volesse ancora, magari nella preghiera, occupare in qualche modo di esso.
Ancora un’osservazione. Si deve imparare adagio adagio a conoscere i sentieri pei quali il tentatore suole avvicinarsi ad un numero limitato di rappresentazioni.

Se si conoscono, e se si riconoscono al loro presentare, si mette alla prova la volontà buona e seria, ma anche l’abilità del lottatore nello sviare subito l’attenzione da esse. Questi primi sacrifici son facili a farsi, perché in questo stadio iniziale l’organismo non è ancora agitato e la tentazione è perciò meno potente. Ma non sempre basta una sola difesa. Le rappresentazioni di solito persistono, cioè risorgono spontaneamente. Allora giova soltanto distogliervisi con la massima placidezza, e questo sforzo lo può compiere anche l’uomo più debole. Se prende in aiuto anche delle distrazioni esterne, come un libro, un giuoco, un lavoro, la vittoria non gli può mancare. Gli aiuti religiosi remoti, la preghiera, l’accostarsi ai sacramenti, l’aiuto di un direttore spirituale, non occorre qui nominarli. Essi non possono né vogliono risparmiare a nessuno la propria battaglia. Però la facilitano in modo assolutamente eccezionale e spesso essi soli danno la garanzia di una riuscita vittoriosa ».

Né si dica che chi è costretto a vivere in ozio, per la stessa cura della malattia, non possa adattarsi al sistema suddetto. Nelle ore di forzato sdraio ecc. occorre fare ricorso al patrimonio della memoria, degli ideali e della fantasia. Le idee lette si sviluppano, si comunicano con altri, si fanno vita della propria vita. Lealmente amici carissimi, provatevi ad applicare quanto nella mia esperienza vi ho suggerito e mi direte le vostre conquiste, conquiste tanto più belle in quanto spesso fioriscono in ambienti ove il vizio viene esaltato come virtù.

Dr. TRIFONE