L’Ancora: n. 6 – giugno 1953 – pag. n. 14-15

Myriam, de G. non è una vinta, non è una musona e nemmeno, una sentimentale. La gioia più grande e più piena pervade tutta la sua esistenza.
Né potrebbe essere diversamente perché la gioia è la risultante delle anime che si fidano di Dio.
I medici dicevano che la nostra scrittrice dotata di una costituzione resistente non avrebbe mai dovuto essere ammalata. Al che essa ride di gusto constatando la realtà che l’inchioda continuamente a letto e conclude: « sono una centenaria… col cuore di vent’anni ».

Ama tutte le associazioni dei sofferenti, ne studia le diverse finalità e, possibilmente, vi si associa. Anche ai Volontari della Sofferenza essa è iscritta ed è orgogliosa di appartenere alla falange della Madonnina che impedisce con la propria preghiera e con la propria sofferenza a molte anime di andare all’inferno. L’attività sua è la penna.
Scrive più che può fino allo sfinimento e anche… oltre. Scrive con le mani in alto perché non può da seduta. E questa è una posizione un po’ dolorosa per chi è pratico di malattia e di letto. Ma Essa giustamente dice: – La felicità si paga.
La sua felicità è quella di compiere il proprio lavoro a servizio degli infermi per illuminarli sul grande valore che essi detengono. Pregata di scrivere una brochure in memoria di una sua arnica, Giovanna Maria Favre, « L’angelo dell’Eucaristia », morta di tubercolosi polmonare, Myriam dà alle stampe il suo primo libro. É nel 1924.
Il libro fa del bene. E’ accolto con grande simpatia. Myriam de G. inizia la strada di scrittrice e la percorre lanciando attorno a sé fasci di luce nelle anime.

In piena guerra, una pioggia di bombe incendiarie ridusse l’impianto della casa editrice di Myriam. de G. ad un grande rogo. Appreso che nel disastro erano andati perduti tutti i suoi libri (50.000, perché parecchie opere erano state ristampate allora, e una era appena uscita) Myriam de G. per quanto addolorata dice: « Ebbene! Ecco una fiamma di amore di cinquantamila volumi. Rinuncerò! Un Fiat, quel che esso costa, vale ben più di tutto quello che ho scritto ».

Il Suddiacono Girard, Myriam, lo conobbe per corrispondenza, e direttamente da lui ebbe le confidenze che, aumentate poi dalle notizie raccolte con vera cura le permisero di stendere quella biografia, che Sua Santità Pio XI di venerata memoria definì: « libro veramente degno del suo ammirabile soggetto ».

La giornata di Myriam de G. è come la giornata di tanti ammalati: preghiera, lavoro di penna e… d’ago, e numerose le lettere alle tante anime che a lei si dirigono per sentire una parola di incoraggiamento.
La sua malattia non le permette di prendere molte cose. Vive… per abitudine… sorretta da pochissimi elementi, tenuta però nella sua attività dalla volontà di rendere il massimo con i tesori avuti da Dio. Segue il movimento letterario cattolico. Legge riviste e libri.

Myriam de G. è l’esempio degli ammalati che valorizzano la propria vita di dolore nei grandi disegni di Dio a beneficio dei propri fratelli.

LUIGI NOVARESE