L’Ancora: n. 11 – novembre 1952 – pag. n. 1-2

 

A nessuno come a chi soffre si possono applicare le belle parole di San Paolo, scritte ai Filippesi: « hoc enim sentite in vobis, quod et in Christo Jesu »; ossia, abbiate nel vostro cuore gli stessi sentimenti di Gesù; meglio ancora, sentite con Gesù.

Tutti i cristiani, viventi in Cristo per mezzo della grazia, devono sentire e vivere con Cristo, morti dunque al peccato, fiorenti invece nella virtù. Tutti noi siamo stati crocifissi con Gesù, tutti siamo morti con Gesù Crocifisso perché Egli è stato ed è il nostro unico rappresentante.
Se siamo morti con Gesù siamo però anche risorti con Gesù nella partecipazione alla vita divina mediante i sacramenti, che producono od aumentano in noi la grazia.
Tale risurrezione con Cristo ci spinge a vivere non più secondo la carne, perché se viviamo secondo la carne moriamo, bensì a vivere secondo lo spirito. Vivendo secondo lo spirito noi crocifiggiamo tutte le nostre passioni; siamo nel mondo, ma non siamo più del mondo e proprio per questa ragione il mondo ci odia.

Peregriniamo in questa misera valle di lacrime con le tre virtù teologali – fede, speranza e carità – illuminati e sorretti dalla grazia, che Gesù ci dà mediante il canale, da cui tutte le grazie passano, Maria Santissima.
Delle tre virtù teologali la carità, regina delle virtù che già è in noi mediante la grazia, è la sola virtù che resterà in noi oltre la vita terrena. La vita eterna infatti è ancora carità, consumazione nella carità mediante la visione beatifica di Dio, lo stesso Dio che liberamente ora, ma che domani necessariamente ameremo, ben comprendendo allora, meglio di quello che non lo possiamo adesso, che al di fuori di lui non c’è e non ci può essere alcun vero bene.

Questa vita di carità, che è identica alla vita di Dio, trasforma la nostra vita ordinaria, triste, piena di dolori in un anticipo di paradiso, obbligandoci, appunto in forza dell’identificazione della nostra vita con quella di Dio ad avere la sua stessa volontà, cioè volere e non volere se non quello che Iddio vuole o non vuole.
Dio si è però manifestato a noi solo per mezzo del suo Unigenito, la Persona della Santissima Trinità, che ha preso carne nel seno purissimo della Vergine Immacolata. E Gesù è il solo, che ci ha parlato del Padre celeste, che ci ha narrato le sue misericordie, la sua volontà di salvare il mondo e che ci ha assicurati che il Padre ci ascolta, perché « Tutte quante le cose sono state date a me dal Padre mio: nessuno conosce il Padre, fuori del Figliuolo e fuori di colui, cui il Figliuolo avrà voluto farlo conoscere… ».
San Paolo ci esorta ad avere gli stessi sentimenti di Gesù perché Egli è il nostro modello, in tutto simile a noi fuorché nel peccato. Avendo nei nostri cuori gli stessi sentimenti del nostro Divin Maestro noi abbiamo gli stessi sentimenti di Dio: « Io e il Padre, dice ancora Gesù, formiamo una cosa sola »; « Io non dico se non quello che ho preso dal Padre »; « chi vede me vede anche il Padre ». Quanto è bella dunque, fratello ammalato, la tua vita!
Tu che vivi nascosto, sovente dimenticato, apparentemente inoperoso, non solo possiedi ancora delle idealità, quasi fosse per te un’alta concessione, ma devi, proprio come tuo preciso dovere, nutrire nel tuo cuore le stesse grandi e belle idealità di Gesù.
Il mondo tutto ti appartiene, conquistandolo tu con la tua passione, unita a quella di Gesù. Gli interessi del Padre celeste ti riguardano, essi sono anche i tuoi interessi. Le ansietà di Gesù sono e devono essere le tue ansietà.

La perfezione del Padre celeste deve spingerti a diventare perfetto come Lui.
Tu non sei più debole ed isolato, bensì tutto tu puoi in Gesù che è la tua forza.
Quante belle conclusioni dunque dalla verità, « sentire con Gesù ». Se Gesù è con te chi sarà contro di te? Se tu lavori nel piano della grazia che t’importa di non poter lavorare nel piano materiale? Non è forse più importante lo spirito della materia? Come puoi dire di essere solo ed inoperoso quando tu lavori con Gesù?
O fratello sofferente, eleva il tuo sguardo al Cielo ed abbi gli stessi sentimenti di Gesù. Solo così tu, più Gesù, diventerai come Lui e con Lui centro propulsore d’amore in tutti i settori. In questa maniera tu diventi il cuore che dona la linfa a tutto l’organismo.
L’identificazione della nostra vita con quella di Gesù ci fa sentire la gioia di essere dei vinti dall’amore di Dio.
L’identificazione della nostra vita con quella di Gesù ci spinge a fare della nostra vita un unico atto di offerta all’Eterno Padre, come ha fatto Gesù stesso in spirito di adorazione, di ringraziamento, di espiazione e di propiziazione.

(Continua)

L. N.