Già nel 300, il 6 gennaio la Chiesa d’Oriente celebrava l’Epifania e il Battesimo di Gesù, mentre nella Chiesa d’Occidente di questa festa se ne parlava nella Liturgia delle Ore. Con la riforma liturgica del 1969, la festa fu fissata nella domenica dopo l’Epifania: dove la solennità dell’Epifania non può essere celebrata il 6 gennaio, viene spostata alla domenica tra il 2 e l’8 gennaio, e la festa del Battesimo il lunedì seguente l’Epifania. Con questa festa, si conclude il tempo di Natale, pur restando aperta una “finestra” il 2 di febbraio, giorno in cui si celebra la Presentazione di Gesù al Tempio, “luce delle genti” (conosciuta popolarmente come “la candelora”).
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Lc 3,15-16.21-22).
Esperienza di popolo
Interessante notare che l’evangelista Luca annota che il battesimo di Gesù fu un’esperienza di popolo: “Mentre tutto il popolo veniva battezzato”. In questo farsi accanto, Gesù manifesta una profonda solidarietà con il popolo peccatore dando fin dall’inizio il “timbro” della sua missione. Gesù è colui che svela di essere venuto per “sporcarsi le mani”, per caricarsi i peccati dell’umanità.
Il battesimo
A differenza degli altri evangelisti, Luca non si sofferma sul battesimo, ma lo lascia sullo sfondo, con una semplice citazione “Ricevuto anche lui il battesimo”. Ciò su cui l’evangelista pone l’accento è il suo atteggiamento: “Stava in preghiera”. Tema particolarmente caro a Luca e sul quale tornerà spesso nel vangelo. In questo clima di preghiera, Gesù riceve il dono dello Spirito e viene confermato dal Padre che gli riconosce di essere “l’amato” e di aver posto in lui il suo “compiacimento”, ossia la sua fiducia. Un modo per indicare che questo suo farsi prossimo, solidale è il motivo per cui è stato mandato.
La preghiera
Nel contesto della preghiera, Gesù riceve il dono dello Spirito. Un dettaglio che suggerisce che ogni qualvolta ci si trovi in preghiera, ossia a tu per Tu con Dio (santa Teresa d’Avila), è possibile fare esperienza dello Spirito Santo. Pregare è tornare a Lui, stare con Lui: è il respiro dell’essere figli di Dio in cui il battesimo ci ha inseriti. Solo nella preghiera la nostra vita di figli può quindi alimentarsi e permetterci di sentire dire anche noi: “Tu sei l’amato”, “Tu sei importante per me”.
L’amato del Signore
In Gesù, il Figlio prediletto del Padre, ciascuno di noi è “l’amato del Signore”, nel quale Dio ha posto “il suo compiacimento”, la sua gioia. Questo vale per me, ma vale per tutti i fratelli e le sorelle, per i Fratelli tutti. Indipendentemente dalla nostra condizione di peccatori. Nel battesimo si rinnova l’Avvenimento del Natale: Dio scende, entra in me affinché io rinasca in Lui, nuova creatura. Ma questa “vita nuova” (cfr Is 43,19) chiede di essere testimoniata affinché, come Gesù disse di sé, “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9), così anche quanti ci incontrano possano dire “in te, vedo Gesù”. Umanamente impossibile, certo, ma “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
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