Ogni domenica un versetto poetico. Per andare oltre il visibile. Perché le parole trasformano il mondo.
A cura di Maria Teresa Neato
Joseph M. Tala. Poeta africano anti-apartheid
Domani
Avremo fame domani
Fame di un mondo
Che apra alla gioia ed alla condivisione
Avremo fame domani
Fame di amare
Fame di speranza
Fame di orgoglio
Fame di un mondo senza ambiguità.
Avremo fame domani
Della presenza di altri
Della presenza di tutti gli uomini
Di questa vita disabitata
Morsa dalla solitudine.
Avremo fame domani
Non di bassezze e di tristi vergogne
Avremo fame domani Di tenerezza sbocciata
Lontano dal filo spinato della segregazione.
Avremo fame domani
Non di falsi amici dal cuore doppio
Non di cuori vigliacchi e volgarmente avidi
Disseccati dall’egoismo.
Avremo fame domani
Fame di guarire il mondo
Dalla sua trasudante miseria
Fame di combattere il male
Ed i suoi molti complici.
Avremo fame domani
Fame di preparare il mondo
Alla fastosa fortuna della Fraternità.
Fame di uno sforzo su noi stessi
Perché nasca l’Uomo
E rinasca il mondo
Fame perché sbocci la speranza
Di un mondo nuovo e stellato.
Avremo fame domani
Di quelle strade scoscese
Che portano alla città
Lontano dai rovi del disprezzo
Dell’odio
Del rancore.
Avremo fame domani
Di generosi costruttori di cittadelle
Che in luogo d’intonare
I canti tribali
Dell’odio e della razza
Faranno crescere
Fraternamente
Fianco a fianco
Malgrado le loro diversità
Tutte le razze
La gialla e la bianca e la nera
In una sinfonia
Di Fraternità.
Avremo fame domani
Perché tutti gli uomini
Spezzando le loro catene
E facendo una catena
Conducano il mondo alla fonte della condivisione.
Commento
Dalla Fondation Bethléem di Mouda (Camerun)… non potevo che commentare parole tipo queste.
La nostra sazietà… di VUOTO esistenziale, ci scava dentro voragini che qui potrebbero veramente essere colmate. Nel lento, essenziale, sofferto camminare sul filo di giornate senza il nostro stress da avidità in frenetica autoricarica. Incapace ormai di gestire cuori aperti al Prossimo che incrociamo, malmenato ai bordi del quotidiano. Oppure ai Fratelli che arrivano da lontano, trasportati da speranze… che han superato l’inferno.
Perciò a noi inimmaginabili. E da loro inenarrabili.
Signore… dacci allora fame d’Amore!
E non languiremo più dietro ai nostri surrogati di Umanità.
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