1 Cerchiamo di apprezzare la sofferenza, perché messa è il segno della sofferenza di Dio e il mezzo più sicuro per la nostra santificazione. Tutti dobbiamo appartenere alla schiera dei Santi che Gli fanno corona.

2 Quando «si fa sera» Gesù dice: «e adesso passiamo all’altra sponda». È la voce del Nocchiero che invita i naviganti a prepararsi ad approdare all’altra riva.

3  Una cosa sola ci deve preoccupare: morire senza aver amato abbastanza.

4  E commovente pensare alla carità di S. Carlo. Dovremmo tutti comprendere che la vera carità chiude gli occhi e apre il cuore.

5 Quando la mamma di Alessandro Poletti lo consigliò di chiedere la guarigione alla Madonna il bimbo rispose: «Mamma, tu sei molto buona, ma certe volte dici di quelle cose… La Madonna sa quello che deve fare». Morì di gravissima malattia a soli sette anni, ma era maturo, perché la sofferenza, lo aveva arricchito di quel­la virtù che rende forti i deboli: la Fede.

6  Quando il dolore ci tormenta maggiormente, subito pensiamo di essere stati abbandonati da Dio. Non disperiamo mai del suo aiuto e non di sperdiamo i frutti della Grazia che ci vengono elargiti nelle ore di tempesta.

7  Gli ammalati non vogliono la lode per quello che fanno. La giudicano superflua, perché ritengono loro dovere comportarsi bene per riconoscenza verso Dio e verso chi li assiste.

8 Come l’automobile quando è priva di benzina si reca al più vicino distributore per poter proseguire la sua corsa, così noi quando siamo privi di energie spirituali, avviciniamoci alla Madonna. Da Lei riceveremo la forza necessaria per proseguire il nostro cammino nella impervia strada del dolore.

9  Un buon padre non vuole che il proprio figlio soffra. Talvolta non gli concede ciò che desidera, perché sa che quella cosa lo potrebbe danneggiare. Così fa Dio con noi.

10 II compito dei sofferenti è simile a quello delle madri: dare senza attendere la ricompensa terrena.

11 Quando sei solo, pensa ai tuoi difetti; quando sei in compagnia, dimentica quelli degli altri

(massima cinese).

12 Come la corrente dei fiumi è formata di gocce d’acqua, così la «corrente della sofferenza» è formata di piccoli sacrifici.

13 La Madonna, in quanto Madre di Dio, tutto ottiene; in quanto Madre degli uomini, tutto accorda.

14 Ciò che siamo, parla più forte di ciò che diciamo.

15 La vita del sofferente è come una lampada posta all’ingresso di casa: rischiara i visitatori.

16 Pregare come un bambino, amare come un fanciullo, soffrire come un uomo (Salvaneschi).

17 II compito dell’uomo che soffre è quello di cercare di superarsi incessantemente. Combattere per vincere!

18 Nell’arcobaleno della sofferenza, cerchiamo sempre di unire alle lacrime un sorriso.

19 II dolore ha molte radici; la sofferenza ne ha una sola: Cristo.

20 II cristiano vive e opera sempre nell’amore; il sofferente vive e opera nelle sfumature dell’amore.

21 L’uomo che vive senza ideali, non vive.

22 II dolore, dopo averci offerto il modo di realizzare la nostra umanità, ci invita a superarla per entrare nei cieli sfolgoranti dei destini eterni.

23 Essere un buon malato è un’arte, è una scienza: è Fede.

24 II grigiore di questa giornata renderà più luminoso l’azzurro del domani.

25 Ogni dolore è l’incenso del mondo (Salvaneschi).

26 Chi cerca la serenità nella sofferenza, trova un’allegrezza nuova che dà gioia al cuore.

27 Come l’artefice ritocca, cesella e completa la sua opera, così la malattia plasma l’anima per farne un capolavoro.

28 Senza amore non si vive, senza dolore non si ama. Bisogna imparare ad amare per vivere meglio e a soffrire per amare di più.

29 L’uomo si completa nella donazione e la grandezza del suo spirito si riconosce dal modo come dona.

30 Frequentemente si sente dire: «mi basta un angolo di Paradiso». No! Non c’è espressione più errata di questa. Si rischia di non entrarvi, perché non si ama Dio. Chi si limita nell’amore, si limita anche nel dono. Allora come sarà il premio?